Storia guerra del Vietnam

La Guerra del Vietnam: riassunto e storia del conflitto

Maggio 22, 2024 /

Quando parliamo di Guerra del Vietnam ci riferiamo a quel conflitto combattuto tra il 1965 e il 1975, che oppose il Vietnam del Sud (conosciuto anche come Repubblica del Vietnam) al Fronte Nazionale di Liberazione sostenuto dal Vietnam del Nord, e vide l’intervento diretto degli Stati Uniti.

Iniziato dal tentativo messo in atto dalla guerriglia comunista (Vietcong), con il sostegno del Vietnam del Nord, di rovesciare il governo sudvietnamita, degenerò prima in una guerra civile tra il Vietnam del Sud e il Vietnam del Nord, e poi in un conflitto internazionale quando i sudvietnamiti ottennero l’appoggio degli Stati Uniti e di altre nazioni loro alleate, mentre i nordvietnamiti venivano riforniti di armi dall’Unione Sovietica e dalla Repubblica Popolare Cinese.

La guerra influenzò anche il Laos e la Cambogia, dove conflitti paralleli si svolsero con significativi impatti locali.

Riassunto della Guerra del Vietnam

Riassunto guerra del Vietnam

La guerra del Vietnam, nata da un’invasione francese del territorio a seguito della II Guerra Mondiale, presto divenne un affare internazionale: diviso in due stati, uno sostenuto dagli USA e l’altro da URSS e Cina, il Vietnam si trasformò in infatti uno dei teatri principali della Guerra Fredda.

Il fallimento della fazione filo-americana e l’unificazione dello stato sotto un governo comunista nel 1975 rappresenterà la prima grande sconfitta americana nella Guerra Fredda, ed ebbe una grande influenza nella percezione pubblica dei conflitti internazionali.

La presenza francese in Indocina e l’inizio della guerra

La guerra del Vietnam fu il proseguimento del Conflitto Indocinese che oppose la Francia colonialista al Viet Minh, la Lega comunista per l’indipendenza del Vietnam fondata e guidata da Ho Chi Minh. I Francesi, infatti, avevano preso il controllo di Vietnam, Laos e Cambogia a metà dell’Ottocento, e avevano fortemente represso il nazionalismo vietnamita, nonché le associazioni che miravano all’indipendenza. Nel 1941, poi, approfittando dell’impegno della Francia a respingere i tedeschi durante la II Guerra Mondiale, il Giappone invase il paese instaurando un nuovo governo coloniale.

Dopo la resa del Giappone nel conflitto mondiale, Ho Chi Minh guidò una campagna di rovesciamento del governo filo-giapponese dell’imperatore Bao Dai, e il 2 settembre 1945 proclamò la Dichiarazione di indipendenza della Repubblica Democratica del Vietnam, che nasceva come stato comunista indipendente. Ho Chi Minh assunse la presidenza dello stato.

I francesi però, rovesciarono poche settimane dopo il nuovo governo con l’intento di riprendere il controllo del paese, grazie al sostegno del nuovo presidente americano Truman, che considerava importante limitare la diffusione degli stati comunisti nel mondo. A partire dal 1946 questo portò a un conflitto fra il Vietnam filofrancese del Sud e il Vietnam del Nord, guidato da Ho Chi Minh. Il 1° luglio 1949, con l’appoggio dei francesi, Bao Dai fondò il “regno del Vietnam” (Vietnam del Sud), stabilendo la capitale a Saigon (odierna Ho Chi Minh City).

L’anno seguente il presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, riconosciuto il nuovo stato del Sud come quello legittimo, inviò in suo sostegno armi e consiglieri militari. Nel 1950, invece, Cina e Urss riconobbero come legittimo lo stato del Nord, la Repubblica Democratica del Vietnam con sede ad Hanoi, di stampo comunista e guidata da Ho Chi Minh. Con l’ingresso di questi attori internazionali nel conflitto e la formazione dei due stati in lotta, la Guerra del Vietnam diventò parte fondamentale dei conflitti della Guerra Fredda (1946-1989).

Nella primavera del 1954 i Viet Minh attaccarono Diên Biên Phú, nel Vietnam del Nord. Dopo 55 giorni di assedio i francesi si arresero (8 maggio 1954), e lo stesso giorno, nell’ambito della conferenza internazionale riunita a Ginevra per discutere la situazione dell’intera Indocina, le parti si accordarono per una tregua e la temporanea divisione del paese lungo il 17° parallelo, con il nord configurato come stato comunista e il sud sotto il controllo del governo di Saigon.

Già in questa fase negli USA si rifletteva sulla possibilità di avviare un coinvolgimento militare diretto in Indocina, ma l’allora presidente Dwight D. Eisenhower non voleva assumersi la responsabilità di quest’onere, a meno che anche l’Inghilterra non si fosse impegnata nel conflitto, cosa che non era negli interessi del paese europeo. La sconfitta del 1954 segnò la fine definitiva del coinvolgimento francese nel conflitto vietnamita.

Sia gli Stati Uniti sia il governo di Saigon dichiararono di non sentirsi vincolati dagli accordi di Ginevra; dopo il ritiro francese dall’Indocina, il presidente americano Dwight Eisenhower offrì così al Vietnam del Sud nuovi aiuti politici e militari, confermati anche quando Ngo Dinh Diem (primo presidente della Repubblica del Vietnam del Sud, costituita nell’ottobre del 1955) affermò di essere contrario allo svolgimento delle elezioni per la riunificazione, stabilite dalla conferenza di Ginevra entro il 1956.

Perché gli USA decisero di entrare in guerra

A partire dal gennaio del 1957, le violazioni delle condizioni dell’armistizio da entrambe le parti divennero usuali, anche se si limitavano a brevi sconfinamenti. Dopo due anni, però, i militanti comunisti del Vietnam del Sud, noti come Vietcong, intensificarono le loro attività, alimentando una guerriglia antigovernativa con il sostegno del governo nordvietnamita, che nel 1960 proclamò apertamente la necessità di “liberare il Sud dal giogo dell’imperialismo statunitense”, sancendo di fatto lo stato di guerra.

Nel dicembre 1961, il presidente John Fitzgerald Kennedy, reagendo all’intensificarsi delle attività del Nord Vietnam, si impegnò a sostenere l’indipendenza del Vietnam del Sud: alla fine del mese giunsero a Saigon i primi 400 consiglieri militari statunitensi, cifra che sarebbe aumentata a 11.200 un anno dopo.

Nel biennio successivo, il governo filoamericano di Diem si trovò in crescente difficoltà nel fronteggiare una situazione resa ulteriormente instabile dalle proteste guidate dai movimenti buddhisti, culminate nel 1963 con manifestazioni di massa contro la repressione.

Le principali fasi della guerra

Inizialmente neanche Kennedy, presidente a partire dal 1961, era favore di un intervento armato in Vietnam, ma continuò a finanziare il Vietnam del Sud e a posizionare nel territorio consiglieri e soldati americani, che nel 1963 arrivarono a essere quasi 16.000.

Intanto si consumavano alcune delle crisi più nere del periodo della Guerra Fredda (Crisi di Cuba 1962, Crisi di Berlino 1961) e Kennedy sentiva che se gli occidentali avessero lasciato il Vietnam ai comunisti si sarebbe prodotto un effetto domino che avrebbe rovesciato le democrazie liberali nel mondo.

In Vietnam, i vietcong (militanti comunisti sudvietnamiti) continuavano a infiltrarsi nel Sud e a promuovere insurrezioni e rivolte. Nel 1962 il governo americano finanziò un tentativo di ricollocamento e isolamento della popolazione rurale, per evitare che venisse a contatto con i vietcong, ma senza successo.

A seguito di numerosi insuccessi militari, i generali dell’esercito sudvietnamita deposero e uccisero Ngo Dinh Diem e suo fratello, che era a capo delle forze speciali, con il consenso degli Stati Uniti (1963). A questo punto il Vietnam del Sud entrò in un periodo di grande crisi e instabilità politica, mentre i vietcong continuavano a instaurarsi nelle zone rurali e prendere il controllo delle campagne del paese.

A partire dal 1964, con la risoluzione del Golfo del Tonchino, il Congresso dette molti più poteri di deliberazione militare al neo-presidente Johnson (succeduto a Kennedy dopo l’assassinio del 1963). A questo punto vennero programmati una serie di bombardamenti (1964-1968) ai danni del Vietnam del Nord, con l’intento di costringerlo a cessare il sostegno al corpo militare dei vietcong. Con l’operazione Rolling Thunder (1965-1968) gli americani sganciarono sul Vietnam del Nord circa un milione di tonnellate di missili e bombe.

Anche il Laos si trovò presto coinvolto nel conflitto, dopo che si era sviluppata al suo interno una guerra civile guidata dal partito comunista di Pathet Lao, sostenuto dei nordvietnamiti. Il Sentiero di Ho Chi Minh, una rete logistica usata dai nordvietnamiti per trasportare truppe e rifornimenti dal Nord al Sud del Vietnam attraverso Laos e Cambogia, fu intensamente bombardato dagli statunitensi.

Dal 1965, inoltre, gli americani cominciarono a dispiegare dei soldati di terra in Vietnam, e presero in mano le operazioni militari lasciando in disparte il governo del Sud del Vietnam, ormai considerato inadeguato a portare avanti le operazioni.

L’amministrazione Johnson cercò di gestire le informazioni rilasciate ai media per mantenere il sostegno pubblico alla guerra, e questo nel tempo portò a una caduta della credibilità del governo americano circa lo stato della guerra, che non era affatto buono, considerando che la maggior parte degli scontri erano portati avanti dai vietcong e dalle truppe ufficiali del Vietnam del Nord (PAVN) ai danni degli americani.

Nel mentre, con l’arrivo al governo di Nguyễn Văn Thiệu, che restò al potere non senza problemi fino al 1975, nel Vietnam del Sud cominciò un periodo di maggiore stabilità politica, dopo la fase critica dei colpi di stato multipli.

Nel 1968, l’Offensiva del Tet, un attacco coordinato dei Vietcong e delle truppe del PAVN, sorprese le forze statunitensi e del Vietnam del Sud, estendendosi a città e punti strategici in tutto il Vietnam del Sud.

Fra le operazioni di diversivo nell’entroterra, spicca quella dell’assedio di Khe Sanh, in cui le truppe del PAVN e i vietcong hanno messo sotto assedio una base militare da Gennaio a Luglio 1968. Gli americani riuscirono a resistere all’attacco e ad aprirsi un varco per ritirare le truppe, ma scelsero poi di abbandonare la base per evitare che una situazione simile si potesse ripetere.

Dopo un primo shock degli americani, che non erano riusciti a intercettare la preparazione dell’insurrezione militare, durante l’Offensiva del Tet molte cittadelle e aree rurali furono prese dai comunisti, ma attraverso un dispiegamento di forze molto imponente e una tattica di fuoco indiscriminato l’esercito filo-americano riuscì a evitare la caduta di città chiave come Hue e Saigon. Con il fallimento di una seconda e una terza offensiva dei comunisti e del loro piano di convincere le truppe del RAVN a disertare, ci furono una serie di rivolte nel Sud e gli arruolamenti nei vietcong diminuirono drasticamente.

Negli anni successivi all’Offensiva del Tet i comunisti evitarono gli scontri e si concentrarono sul riorganizzare le loro forze. Gli eserciti dei vietcong e del PAVN furono riorganizzati in piccole unità miste adatte alla guerriglia, e si decise di abbandonare le offensive su larga scala.

Le crescenti divisioni negli USA durante le elezioni del 1968 portarono alla decisione di Johnson di non cercare la rielezione, aprendo la strada all’elezione di Nixon. Gli USA avevano perso già 30.000 soldati e l’opinione pubblica non sperava più di poter vincere facilmente la guerra. Con l’arrivo al potere di Nixon nel 1969 le modalità del conflitto cambiarono ancora.

La strategia di Nixon era quella di rendere le forze del Vietnam del Sud sempre più autonome nella conduzione della guerra (processo passato alla storia come vietnamizzazione), così da permettere agli Stati Uniti di ritirarsi gradualmente dall’impegno diretto. Inoltre, Nixon decise di portare avanti delle missioni intimidatorie, facendo volare dei bombardieri nucleari armati al confine con l’URSS, così da far crede al mondo che sarebbe stato capace di tutto pur di vincere la guerra.

Il conflitto si estese anche a Laos e Cambogia, con il Laos che divenne un teatro chiave per via del Sentiero di Ho Chi Minh e la Cambogia, che pur dichiaratasi neutrale, vide il coinvolgimento dei nordvietnamiti e successivamente subì bombardamenti segreti americani nell’Operazione Menu.

Nel 1970, con l’arrivo al potere del primo ministro filo-americano Lon Nol, i cambogiani richiesero che le truppe nordvietnamite lasciassero il paese, pena l’avvio di uno scontro diretto, che di fatto fu inaugurato da un’offensiva nordvietnamita. I Cambogiani iniziarono quindi a deportare e uccidere i vietnamiti presenti nel loro territorio, causando una reazione di entrambi gli stati del Vietnam.

Nel Laos fu poi condotta la prima grande offensiva da parte del RAVN, nel 1971, con l’obiettivo di rendere inservibile il Sentiero di Ho Chi Minh. Questa operazione servì anche a Nixon per capire a che punto era il processo di vietnamizzazione, e se le truppe del RAVN sarebbero state in grado di sfruttare le nuove dotazioni americane in un assetto misto delle truppe.

Dopo un’iniziale sfondamento, però, le forze comuniste riuscirono a fermare l’avanzata del RAVN e a respingerla. Nixon chiese alle truppe del RAVN, in minoranza, di prendere il crocevia di Tchepone e poi ritirarsi, così da poter narrare l’operazione come un successo ai media internazionali.

Il ritiro statunitense

Cause della Guerra del Vietnam

Le proteste contro il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra erano cominciate già dagli anni Sessanta con il pacifismo dalla comunità quacchera. Dal 1965 la protesta si allargò alle modalità di coscrizione, che avevano delle linee guida poco chiare e, in generale, erano molto favorevoli per la popolazione bianca della classe media, che si trovava in proporzione maggiormente risparmiata dal servizio militare obbligatorio.

Nella seconda parte degli anni Sessanta le proteste contro il sistema di leva si ampliarono e diedero una risonanza internazionale all’opposizione contro la Guerra del Vietnam. Vi furono addirittura degli episodi di emulazione del gesto di Thích Quảng Đức, il monaco vietnamita che si uccise dandosi fuoco durante le proteste buddhiste contro il governo di Diem.

L’opposizione al conflitto e la consapevolezza della debolezza dell’azione americana in Vietnam divennero più evidenti dopo i fatti di Tet. Il pacifismo fu anche fomentato da alcuni episodi particolarmente drammatici. Fra questi troviamo il Massacro di My Lai (1968) l’affare dei Berretti Verdi (1969).

Il Massacro di My Lai fu un episodio in cui un’unità delle forze statunitensi uccise e stuprò dei civili inermi, mentre l’Affare dei Berretti Verdi consistette nell’uccisione illegittima e alla luce del sole da parte del generale sudvietnamita Nguyễn Ngọc Loan di un vietcong accusato di essere coinvolto nelle operazioni dell’offensiva di Tet. Questo secondo incidente portò a un’indagine diffusa nell’esercito americano dalla quale emersero numerose irregolarità nella conduzione delle azioni di guerra (fra cui l’uso di gas nervino). L’indagine scosse l’amministrazione Nixon, che inizialmente cercò di negare le irregolarità.

La protesta contro la prosecuzione della guerra fu condivisa da numerosi gruppi sociali, fra cui il movimento per i diritti civili e per l’uguaglianza dei cittadini afroamericani, il movimento femminista, il movimento dei veterani del Vietnam e il movimento studentesco. L’opposizione al conflitto in Vietnam ebbe un ruolo importante anche nell’ondata di proteste che colse il mondo occidentale durante il 1968.

Negli USA, durante la Convenzione Nazionale Democratica del 1968, si tennero grandi manifestazioni contro la guerra del Vietnam, che culminarono in scontri violenti tra la polizia e i manifestanti a Chicago. Le proteste degenerarono in una rivolta, e la polizia di Chicago si tuffò tra la folla di fronte al centro congressi picchiando i manifestanti, e aggredendo i giornalisti presenti nell’edificio in cui si svolgeva la Convenzione.

Le proteste contro la guerra hanno avuto un peso importante nel ritiro delle truppe statunitensi dal Vietnam, che seguì diverse fasi chiave. Nel 1972, l’Offensiva di Pasqua della PAVN nei confronti del Vietnam del Sud offrì una nuova occasione per testare la politica della vietnamizzazione di Nixon.

Durante le elezioni presidenziali statunitensi Nixon, a seguito delle difficoltà che non accennavano a ridursi, negoziò segretamente gli Accordi di Parigi, che avrebbero posto fine al coinvolgimento diretto degli USA nel conflitto.

Tuttavia, il presidente sudvietnamita Thieu mise in discussione l’accordo, portando Nixon a intensificare i bombardamenti con l’Operazione Linebacker II ai danni del Vietnam del Nord (ma anche come dimostrazione di forza e monito per Thieu).

Il governatore sudvietnamita alla fine accettò gli accordi e tutte le attività combattive statunitensi furono sospese il 15 gennaio del 1973. Questo portò al ritiro graduale delle truppe americane entro marzo 1973. La situazione politica instabile nel Vietnam del Sud portò alla caduta di Saigon nel 1975, quando le forze nordvietnamite invasero la città.

Questo segnò la fine della guerra del Vietnam, con il Vietnam del Nord che unificò il paese sotto un regime comunista e gli Stati Uniti ritirarono completamente il loro sostegno.

La guerra nel Vietnam nella cultura popolare

Principali film sulla guerra del Vietnam

Ecco una lista dei Sette film più significativi sulla Guerra del Vietnam, dal più vecchio al più recente:

  • Tornando a casa (1978): Uscito a soli tre anni dalla fine delle ostilità, il film testimonia il contrasto fra il protagonista, un reduce diventato ostile alla guerra, e il guerrafondaio Capitano Bob.
  • Apocalypse Now (1979): Questo film racconta di come i soldati americani, partiti per la guerra pensando di replicare le glorie del secondo conflitto mondiale, poterono esperire solo violenza e orrore. Il film dialoga con il romanzo di Joseph Conrad, Cuore di Tenebra.
  • Platoon (1986) Il regista Oliver Stone era stato in Vietnam in prima persona. Questo film intimo e molto personale elabora il contrasto fra gli ideali americani e le atrocità che la nazione si trovò a compiere durante il conflitto.
  • Full Metal Jacket (1987): Stanley Kubrick con questa pellicola tratta dell’assurdità della guerra e del militarismo in generale. La guerra del Vietnam diventa qui una metafora della guerra in senso assoluto.
  • Hamburger Hill (1987): il film narra della battaglia per la collina 937 durante la guerra, l’orrore e l’ingiustizia del conflitto sono raccontati attraverso gli occhi dei soldati.
  • Nato il 4 Luglio (1989) – Un altro film di Oliver Stone incentrato sul Vietnam, e in particolare sulla storia di Ron Kovic, un veterano diventato attivista anti-guerra dopo essere rimasto paralizzato in combattimento.
  • L’alba della libertà (2006): Qui Herzong rappresenta uno spaccato particolare della guerra: le vicende dei prigionieri di guerra americani alla mercè dei vietcong, pronti a tutto per sconfiggere un nemico troppo più grande e potente.
  • The Post (2017): il film tratta dello scontro fra il Governo degli Stati Uniti, che voleva tenere il Vietnam lontano dagli occhi del pubblico, e la stampa, che cercava di far emergere la verità.

Principali canzoni sulla guerra del Vietnam

Ecco una lista delle sette canzoni più significative sulla Guerra del Vietnam, in ordine cronologico:

  • Eve of Destrucion – Barry McGuire (1965): Anche se non fa riferimento al Vietnam in modo esplicito, la canzone allude ai fatti della guerra e polemizza sul meccanismo della leva, che mandava le persone al fronte quando ancora non potevano neanche votare (negli USA al tempo si poteva votare solo a partire dai 21 anni di età, non dai 18 come adesso).
  • The Ballad of the Green Berets – Staff Sergeant Barry Sadler (1966): Questo brano, a differenza di quelli pacifisti, celebra il coraggio e l’eroismo dei soldati americani coinvolti nella guerra.
  • Fortunate Son Creedence Clearwater Revival (1969): Anche questa canzone polemizza contro la leva militare, e rappresenta la guerra come una colpa dei padri guerrafondai che ricade sui figli innocenti.
  • Give Peace a Chance John Lennon e la Plastic Ono Band (1969): Questo brano, rilasciato come singolo, divenne in pratica l’inno fondamentale dei movimenti anti-guerra che si svilupparono nel corso degli anni Settata.
  • Ohio – Crosby, Stills, Nash & Young (1970): Il brano è una risposta al massacro di studenti alla Kent State University per mano della polizia, nel corso di una protesta contro la guerra del Vietnam.
  • El niño del Vietnam José Molina (1980): Molina, in questo brano, si rivolge ai soldati americani implorando di conservare la loro umanità e opporsi alla guerra.
  • “Born in the U.S.A.” – Bruce Springsteen (1984): La canzone, che molti scambiano per un inno patriottico, racconta in realtà il modo in cui i veterani del Vietnam furono abbandonati dal governo americano.

FAQ

Perché il paese si divise in due stati, uno comunista a Nord (sostenuto da Cina e URSS) e uno democratico-illiberale a Sud (Sostenuto prima dalla Francia e poi dagli USA), che entrarono in lotta fra di loro.

Il Vietnam del Nord, che ha unificato la nazione nel 1975 sotto un governo comunista.

Convenzionalmente, si può dire che sia durata dal 1949-50 (formazione dei due stati) al 1975 (caduta di Saigon e unificazione).

La guerra in Vietnam è stata promossa inizialmente dal presidente Harry S. Truman attraverso al governo vietnamita filofrancese.

Fonti Consultate


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