Diritti civili americani

Storia del Movimento per i Diritti Civili degli Afroamericani in USA

Maggio 21, 2024 /

Il razzismo, almeno dalla Guerra Civile in poi, è uno dei temi di maggiore discussione negli Stati Uniti. Il dibattito è ancora particolarmente attivo in quanto sono ancora frequenti episodi di intolleranza all’interno della società americana.

Le conquiste ottenute da parte della popolazione afroamericana sono in gran parte merito dei cosiddetti movimenti per i diritti civili, che, soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta, hanno lottato duramente per porre fine alle discriminazioni di tipo razziale.

Cerchiamo di capire meglio l’importanza dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani nella storia americana.

Segregazione razziale e movimenti per i diritti civili degli afroamericani

Fino alla Guerra di Secessione Americana, gli afroamericani negli Stati Uniti erano oltre 4 milioni, e per gran parte vivevano in schiavitù. Distribuiti prevalentemente nelle piantagioni di cotone e tabacco degli Stati del Sud, non potevano affrancarsi dai propri padroni e non godevano di alcun diritto. Non valeva lo stesso per quanto riguarda gli Stati del Nord, dove la schiavitù era stata in larga parte abolita.

Nonostante l’Emancipation Proclamation del presidente Lincoln nel 1863 e l’abolizione ufficiale della schiavitù con il Tredicesimo Emendamento nel 1865, nei decenni successivi al Sud si approvarono leggi locali (come i Black Codes e poi le leggi Jim Crow) per impedire agli afroamericani di esercitare pienamente il diritto di voto

Nel Nord, generalmente più progressista, la situazione era migliore, ma persistenti discriminazioni limitavano ancora l’accesso ai diritti civili, incluso il diritto di voto e la parità di opportunità lavorative in vari campi, come quello giuridico, fino ben oltre gli anni Venti del Novecento.

La segregazione razziale, che era praticata in tutti i territori degli USA, fu formalmente istituita nel 1896, con l’approvazione delle Leggi Jim Crow (Jim Crow era il nome di un personaggio stereotipato razzialmente di un vecchio spettacolo di ‘minstrel’ usato poi metaforicamente per descrivere le leggi e le pratiche discriminatorie contro gli afroamericani) che suddivisero ogni settore degli spazi e della vita pubblica tra zone e attività dedicate ai bianchi e zone e attività dedicate ai neri.

La segregazione fu applicata con particolare severità negli stati meridionali, dove agli afroamericani venivano forniti servizi essenziali come scuole, ospedali, ristoranti, negozi e prigioni in strutture separate e spesso di qualità inferiore rispetto a quelle dei bianchi.

Con l’espressione movimenti per i diritti civili degli afroamericani si intendono tutti quei gruppi organizzati americani che, soprattutto tra il 1954 e il 1968, hanno portato avanti iniziative pacifiche (ma anche violente) per mettere fine a ogni tipo di discriminazione razziale. L’obiettivo primario di questo genere di organizzazioni era di dare dignità politica e sociale alle persone di colore di tutti gli Stati Uniti.

Sebbene la leadership di queste organizzazioni fosse concentrata principalmente nel Sud, erano dispeigate in tutto il paese. Erano guidate da leader afroamericani e supportate economicamente da sindacati, chiese e organizzazioni studentesche. L’attivismo civile fu portato avanti attraverso forme di protesta pacifica che si espressero attraverso marce, sit-in e manifestazioni, generalmente fondate sulla cosiddetta non violenza, o resistenza passiva.

Molti attivisti adottarono tattiche di reazione non violenta alle azioni della polizia e di boicottaggio dei servizi pubblici principali, come strategia di protesta. Famoso è il sit-in del 1960 a Greensboro, che appartiene al secondo caso, durante il quale 4 studenti di colore si videro rifiutare l’acquisto di un caffè e decisero di rimanere seduti al bancone fino alla chiusura del bar.

I movimenti per i diritti civili degli afroamericani hanno ricevuto un sostegno significativo da parte del presidente J.F. Kennedy, specialmente verso la fine della sua presidenza, nonostante una certa iniziale cautela a legiferare su certi temi.

Nel 1963 arrivò finalmente al Congresso una proposta di legge in grado di porre fine alle discriminazioni razziali e alla segregazione in ogni campo della società americana. Dopo un lungo dibattito, nel 1964 venne approvato il Civil Rights Act, e l’anno successivo viene esteso anche agli afroamericani il diritto di voto con il Voting Rights Act.

I protagonisti dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani

I personaggi che hanno dato vita ai movimenti per i diritti civili degli afroamericani sono moltissimi e di tanti si è ormai persa gran parte della memoria, ma ognuno di loro ha messo un piccolo mattoncino nella lotta contro il razzismo in America. 

Alcune di queste persone hanno lasciato un segno indelebile e un’eredità che difficilmente sarà dimenticata.

Martin Luther King

L’attivista per i diritti civili degli afroamericani più conosciuto è senza dubbio Martin Luther King Jr., spesso considerato una figura centrale del movimento, dato il suo ruolo nell’unire e coordinare i diversi gruppi di afroamericani sparsi su tutto il territorio nazionale.

Il suo contributo alla causa è stato fondamentale, la sua opera è stata instancabile e si è contraddistinta per aver adottato la dottrina della non violenza. Nato ad Atlanta nel 1929, King riceve una formazione prettamente cristiana, diventando pastore protestante nel 1954 a Montgomery.

La vita in Alabama è molto difficile per le persone afroamericane, e ben presto l’esperienza della segregazione convince King a sostenere i primi movimenti per i diritti civili. È in questa prima fase della sua attività che fonda la Southern Christian Leadership Conference (SCLC).

Intanto King dà il suo sostegno anche ai movimenti studenteschi, come quello degli studenti di Greensboro nel 1960, e viene arrestato diverse volte nel corso dei primi anni ’60 per aver preso parte a manifestazioni in Georgia e Alabama. Tra il 1960 e il 1964 parte da Birmingham, Alabama, una campagna di incontri pubblici in favore dei diritti delle persone di colore, che attraversa diversi Stati e città.

Uno dei momenti più importanti per l’attivista è la grande marcia del 28 agosto 1963 al Lincoln Memorial di Washington, per la quale si radunano tutti i principali movimenti per i diritti civili.

L’evento è seguito da milioni di americani in televisione, e successivamente il presidente Kennedy incontra vari leader dei movimenti, esprimendo apprezzamento per il loro impegno. È in quest’occasione che King pronuncia il famoso discorso ‘I have a dream’, una delle pietre miliari della battaglia contro il razzismo la segregazione. 

Nel 1964 King viene insignito del Premio Nobel per la pace, e nel 1965 pronuncia un altro celebre discorso durante la marcia da Selma a Montgomery, una manifestazione di 3 giorni che partiva dalla cittadina di Selma per arrivare a Montgomery, in Alabama.

Tra il 1967 e il 1968 appoggia la Poor People’s Campaign, una campagna a favore dei più poveri che avrebbe dovuto coinvolgere 10 città americane.

L’iniziativa lo porta a Memphis nella primavera del 1968, dove viene assassinato il 4 aprile. Intorno alle 18 di quel giorno King si trovava sul balcone della sua stanza d’albergo, dove venne raggiunto da un colpo di fucile alla testa che risulterà fatale. Per l’omicidio viene arrestato James Earl Ray, un criminale americano che successivamente si dichiarerà colpevole e sconterà il resto della sua vita in carcere, nonostante successive ritrattazioni della sua confessione.

Rosa Parks

Tra le donne impegnate in difesa dei diritti civili non si può non ricordare Rosa Parks. Rosa nacque nel 1913 in una piccola cittadina dell’Alabama, dove crebbe e iniziò a lavorare come sarta.

Nel 1932 sposò Raymond Parks, già impegnato nelle attività dei movimenti per i diritti civili e nel 1943 diventò la segretaria della sede di Montgomery del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People).

Nel 1955 Rosa Parks compì il suo gesto più noto, rifiutando di cedere il suo posto su un autobus a un passeggero bianco, un atto che la porterà alla ribalta nazionale per il coraggio e la determinazione nel sfidare le leggi segregazioniste.

In quegli anni in Alabama i posti sugli autobus erano divisi per razza: 10 sedili davanti per i bianchi, 10 sedili in fondo per i neri e altri 16 in mezzo dove potevano sedere entrambi. Se però una persona nera occupava un posto comune, doveva cedere il sedile alla persona bianca che non trovava spazio nei posti riservati ai bianchi. Il 1 dicembre 1955, Rosa Parks prese un autobus affollato e si sedette in una fila di posti riservati a bianchi e neri. Dopo che l’autobus si riempì, il conducente le chiese di spostarsi per far spazio a un passeggero bianco, ma lei si rifiutò gentilmente.

L’autista chiamò la polizia e gli agenti arrestarono Rosa Parks con l’accusa di condotta impropria per aver infranto le norme cittadine che regolamentavano il trasporto pubblico. Successivamente Rosa viene processata e condannata al pagamento di una sanzione pecuniaria di 10 dollari.

La vicenda ebbe una risonanza importante e catalizzò l’attenzione in tutto lo Stato. La notizia giunse fino a Martin Luther King Jr. e altri leader civici, che in risposta organizzeranno il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery da parte di tutti gli afroamericani della città.

La protesta andò avanti per 382 giorni, e il caso Rosa Parks giunse fino alla Corte Suprema, che nel 1956 stabilì l’incostituzionalità della segregazione razziale sui pullman dell’Alabama.

Negli anni seguenti Rosa Parks subì diverse minacce di morte tanto che nel 1957 decise di trasferirsi in Michigan. Lì lavorò come segretaria per il rappresentante John Conyers, un membro del Congresso, fino al suo pensionamento nel 1988

L’autobus sul quale si è svolto il noto episodio è oggi esposto all’Henry Ford Museum di Dearborn, in Michigan.

Malcom X

Un altro leader indiscusso dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani è stato Malcom X, che si è distinto per sua vita turbolenta e per un approccio meno incline alla non violenza rispetto a quello di Martin Luther King.

Il suo vero nome era Malcolm Little e nacque in Nebraska nel 1925. Il padre, Earl Little, presumibilmente fu assassinato in circostanze sospette nel 1931 e, una volta terminati gli studi, Malcom X si dedicò ad attività criminali come rapine, gioco d’azzardo e spaccio di droga.

Nel 1946 viene arrestato e condannato a 10 anni di galera. Due anni più tardi il fratello Reginald gli scrive per chiedergli di far parte del NOI (Nation of Islam), un’organizzazione nazionalista islamica che lotta per avere una nazione separata solo per le persone di colore.

È in questo periodo che cambia il suo nome e comincia a firmarsi Malcom X. Questo perché la X indicava il rifiuto di accettare il legame con gli uomini che avevano schiavizzato la sua famiglia nelle generazioni precedenti. Infatti, in passato agli schiavi veniva dato il cognome del padrone come marchio di proprietà.

Scarcerato per buona condotta nel 1952, intensifica la propria collaborazione con il NOI, che tra i più assidui seguaci includeva il pugile Muhammad Ali.

Fu sorvegliato dall’FBI per le sue posizioni radicali, negli anni Sessanta infatti le posizioni Malcom X divennero sempre più spesso estremiste, e questo contribuì, fra le altre cose, a rendere più difficili i rapporti con gli altri esponenti del movimento.

L’attivista esprime apertamente la sua contrarietà alla grande marcia su Washington del 1963, descrivendola come “Farce on Washington”. ovvero una “Farsa su Washington”. Dopo l’assassinio di J.F. Kennedy, Malcolm X commentò con la frase “tutti i nodi vengono al pettine” (in inglese chickens coming home to roost) indicando che la violenza che il governo non aveva impedito si era rivolta contro il presidente stesso.

Queste parole suscitano molto scalpore nell’opinione pubblica e lo allontanano ancora di più dall’altro grande difensore dei diritti civili, Martin Luther King. Nel 1964, Malcolm X annuncia la sua rottura con il NOI e approfondisce il suo impegno nell’Islam tradizionale, adottando una visione più universale della religione.

Dopo aver compiuto il pellegrinaggio alla Mecca in Arabia Saudita nel 1964, ritorna negli Stati Uniti adottando il nome El-Hajj Malik El-Shabazz. Il 14 febbraio 1965 sfugge insieme alla sua famiglia a un attentato, ma appena una settimana dopo viene ucciso ad Harlem nel corso di una manifestazione pubblica. Per l’assassinio vengono arrestati tre membri del NOI. Alle esequie, tenutesi a Harlem, parteciperanno centinaia di migliaia di persone.


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