Sono tantissimi i soprannomi con cui è conosciuta New York: “The City that Never Sleeps”, “Gotham”, “The Big Onion”, “The City So Nice They Named It Twice”, “The City of Dreams”, “Empire City”… ma soprattutto “The Big Apple”, ovvero “La Grande Mela”.
Beh, tutti gli amanti della storia di New York e gli appassionati di cultura generale si saranno fatti almeno una volta nella vita questa domanda: “perché New York si chiama ‘La Grande Mela’?”. Cominciamo subito dicendo che, per quanto lo stato di New York sia tra i maggiori produttori di mele di tutti gli Stati Uniti, la frutta non c’entra proprio niente.
Indice
Le prime ipotesi
L’origine del soprannome è stata per anni un bell’enigma: per molto tempo si è pensato, erroneamente, che “Big Apple” fosse il nomignolo di una titolare di un bordello a Manhattan, chiamata Eve (Eva, appunto, che di mele e peccati originali se ne intendeva).
Poi si è pensato di attribuire la prima invenzione del soprannome allo scrittore Edward Sandford Martin che, nel suo libro The Wayfarer in New York (1909), usava quest’immagine en passant per esprimere il sentimento degli abitanti del Kansas verso New York (“the big apple gets a disproportionate share of the national sap“: ovvero “una grande mela che riceve una quota sproporzionata della linfa nazionale”). Tuttavia, la definizione sembrava estemporanea e metaforica, non essendo riferita testualmente in modo diretto alla città.
Un’altra storia raccontava che, durante la Grande Depressione, alcuni finanzieri in crisi cercassero di arrotondare vendendo mele per strada, vestiti di tutto punto.
La definizione di Fitz Gerald (Anni Venti)
Insomma: sono state avanzate molte ipotesi non verificate, finché lo storico Barry Popik non ha fatto un po’ di chiarezza sulla questione analizzando alcune fonti relative al giornalismo sportivo newyorkese. Per rispondere alla fatidica domanda, dobbiamo dunque prendere in prestito le parole di John J. Fitz Gerald (1893-1963), il giornalista sportivo che per la prima volta nella storia ha utilizzato con una certa coerenza e frequenza questo soprannome per la città di New York in alcuni articoli sull’ippica pubblicati sul “New York Morning Telegraph”.
“The Big Apple. The dream of every lad that ever threw a leg over a thoroughbred and the goal of all horsemen. There’s only one Big Apple. That’s New York.”
Questa frase di Fitz Gerald apparve sul giornale il 18 febbraio 1924, tra le righe di un articolo intitolato “Around the Big Apple” (che poi diventò il nome della rubrica sulle corse dei cavalli). La definizione serviva al giornalista a spiegare perché, nei suoi articoli dal 1921 in poi, si fosse riferito alla città con questo soprannome. Popik, durante le sue ricerche, avanzò l’ipotesi che Gerald avesse preso in prestito il nome “Big Apple” da uno stalliere afroamericano del New Orleans Fair Grounds che – nel gennaio del 1920 – si era riferito così alle piste di New York, considerate il traguardo più prestigioso e ambìto per un fantino, dal momento che vincere una gara da quelle parti avrebbe garantito ricchissimi premi e molta fama. E infatti ecco la risposta di un suo collega, che gli raccomandava di allenare bene le bestie per non rischiare di tornare da New York con un magro bottino ( il “torsolo della mela”):
“Well, you’d better fatten up them skinners or all you’ll get from the apple will be the core,” was the quick rejoinder.
(fonte)
Per estensione, il termine cominciò ad essere riferito all’intera New York come alla “città delle mille opportunità”, emblema del successo. A riprova di questa ipotesi ci sono varie prove, tra cui un articolo del 1922 del “Chicago Defender”, in cui lo scittore Billy Tucker si riferiva a New York come “Big Apple” al di fuori del contesto delle corse dei cavalli. In realtà, lo stesso Tucker chiamava così anche altre grandi città (ad es. Los Angeles), il che confermava però come il termine potesse riferirsi in generale alle grandi città americane e quindi, per antonomasia, a New York.
Harlem: la “Grande Mela” per i jazzisti (Anni Trenta)
Un’altra teoria abbastanza accreditata, ma strettamente legata a quella di Popik, riguarda il mondo della musica. I jazzisti attivi a New York tra gli anni Venti e Trenta avevano inventato infatti un celebre adagio: “There are many apples on the success tree, but when you pick New York City, you pick the Big Apple”, tanto che nel 1934 fu fondato ad Harlem il jazz club Big Apple Night Club.
Il riferimento era alla fiorente scena musicale della città e nello specifico di Harlem, il quartiere afroamericano di Manhattan, che al tempo offriva infinite e remunerative opportunità a tutti i musicisti in cerca di un palco dove esibirsi. Nel 1937 diventò popolare anche a New York una danza di coppia di origine afroamericana tipica del South Carolina, che era chiamata proprio “The Big Apple” in riferimento a un night club di Columbia (SC) dove veniva originariamente ballata.
La campagna pubblicitaria di Gillett (Anni Settanta)
Il soprannome fu utilizzato frequentemente da scrittori, artisti e visitatori comuni fino agli anni Cinquanta, dopodiché fu considerato vecchio e obsoleto. Tuttavia, per affrontare la crisi fiscale che colpì New York negli anni Settanta, il presidente del New York Convention and Visitors Bureau Charles Gillett pensò di rilanciare il turismo tramite una campagna pubblicitaria (a cura della famosa agenzia Ogilvy & Mather) basata… sulle mele, considerate un simbolo di rinascita e luminosa ricchezza. Appassionato di jazz, Gillet voleva riportare la città ai fasti degli anni Trenta, e così ideò una serie di iniziative con l’obiettivo di riabilitare l’immagine di New York, che aveva ormai la fama di città impoverita e pericolosa.
L’immagine dello skyline di Manhattan dentro una mela rossa si trovò presto ovunque: sui volantini, i manifesti, le magliette. I motti che accompagnavano queste grafiche erano tutti dello stesso tenore: “You have to be a little crazy to live in New York …”; “Crazy about museums. We have 95.”; “Crazy about restaurants. There are hundred.” “Crazy about beaches. There are over 10 miles of them.”
The Big Apple Corner (Anni Novanta)
La campagna ebbe un tale successo che “The Big Apple” diventò il soprannome più famoso della città. Nel 1997 il sindaco Rudolph Giuliani rese omaggio a John J. Fitz Gerald battezzando “Big Apple Corner” l’angolo tra la West 54th Street e Broadway, dove si trovava la casa in cui il giornalista ha vissuto per 30 anni.