Storia e curiosità della Route 66

Route 66: storia di una strada leggendaria

Maggio 29, 2024 /

La Route 66 è sicuramente la strada americana più famosa in assoluto; hanno contribuito a renderla tale e a celebrarla famosi scrittori, cantanti e film di Hollywood. Il suo mito ha continuato a crescere e questo le ha permesso di resistere al passare degli anni conservando intatto tutto il suo fascino.

Oggi per le numerose persone che vi si recano da ogni angolo del mondo più che una strada da percorrere per raggiungere una destinazione rappresenta un vero e proprio viaggio nel tempo per riscoprire la storia degli Stati Uniti e la loro cultura.

Origini della Route 66

Storia della Route 66

All’inizio del ventesimo secolo, la rete stradale americana era in condizioni precarie e disorganizzata, con grandi variazioni da stato a stato. Di fronte alla crescente necessità di una rete stradale più efficiente per sostenere una nazione sempre più in movimento, si iniziò a pensare a un sistema per risolvere questo problema.

Nel 1924, l’American Association of State Highway Officials (AASHO) iniziò a progettare un sistema di strade numerate a livello nazionale per migliorare la coerenza e l’efficienza della rete in modo da garantire che la navigazione fosse più semplice e intuitiva per gli automobilisti.

Innanzitutto tutte le strade vennero numerate in base alla loro direzione: le strade est-ovest ricevevano numeri pari, mentre le strade nord-sud ricevevano numeri dispari. Questo metodo permetteva agli automobilisti di capire immediatamente la direzione generale di una strada semplicemente guardando il suo numero.

Inoltre le strade più importanti erano contrassegnate da numeri a una o due cifre mentre quelle secondarie a tre cifre dove le prime due si riferivano alla strada principale alla quale erano collegati. Queste indicazioni possono essere utili ancora oggi per chi vuole guidare negli USA.

Il 30 aprile 1926, si stabilì che il tratto che la strada che collegava Chicago, Illinois, a Los Angeles, California sarebbe stato rinominato come Route 66. In realtà la numerazione originale doveva essere Route 60, ma a causa di dispute politiche, il numero fu cambiato in 66. Lo stato del Kentucky infatti si era opposto alla designazione originaria, desiderando che il numero 60 fosse assegnato a alla strada che collegava Virginia Beach a Los Angeles che attraversava lo stato.

Durante i primi anni della sua esistenza, la Route 66 però non era completamente asfaltata. Fu solo nel 1938 che l’intero percorso fu pavimentato, rendendo la strada accessibile durante tutto l’anno

Le origini della fama

È durante gli anni della Grande Depressione che la strada inizia a conoscere la sua fama, perché diventa una delle vie di comunicazione più usate da coloro che si spostavano verso ovest in cerca di nuove opportunità e di una vita migliore.

Lungo il tragitto della Route 66 si incrociavano quindi numerose storie ed esperienze che furono raccontate e rese immortali da John Steinbeck nel romanzo Furore, uno dei suoi più grandi successi. Il romanzo narra infatti la storia della famiglia Joad, che lascia l’Oklahoma devastato dalla Dust Bowl per cercare una nuova vita in California.

Proprio a Steinbeck si deve il soprannome più conosciuto della Route 66 che fu ribattezzata Mother Road, un nome che per molti rappresentava quello che cercavano percorrendola: sicurezza e speranza.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la strada divenne sempre più utilizzata a causa delle necessità militari degli Stati Uniti e il traffico si intensificò talmente tanto che per la prima volta a Washington si iniziò a pensare ad una soluzione che rendesse più agevoli gli spostamenti attraverso gli States.

Furono gli anni dell’immediato dopoguerra che sancirono definitivamente la fama della Mother Road, alla quale fu dedicata la canzone (Get your Kicks) ok Route 66, inizialmente interpretata da Bobby Troup e poi ripresa da numerosi artisti fra i quali Chuck Berry, i Rolling Stones e Nat King Cole.

Sempre in questo periodo lungo il percorso nacquero e si svilupparono numerosi business quali motel, stazioni di servizio, drive in e trappole per turisti che fecero dell’illuminazione al neon il loro marchio di fabbrica che li rese e li rende immediatamente riconoscibili tutt’oggi.

La notorietà della Route 66 fu confermata e ampliata perfino da una serie televisiva omonima che iniziò ad essere trasmessa agli inizi degli anni ’60.

È lungo la Route 66 che si è sviluppata l’industria del fast-food, con esempi emblematici come il Red Giant Hamburgs a Springfield, Missouri, uno dei primi drive-in, e il primo McDonald’s a San Bernardino, California. In realtà, il primo locale della famiglia McDonald’s era nato nel 1937 a Monrovia in California, e si chiamava “The Airdrome”.

Nel 1940, i fratelli Richard e Maurice McDonald spostarono il ristorante a San Bernardino lungo l’attuale Route 66. Qui, ricostruirono il locale e introdussero innovazioni che permisero di avviare una vera e propria “catena di montaggio” per la produzione di hamburger, patatine fritte e frullati. Questo metodo di preparazione rapida dei cibi rappresentò una rivoluzione nell’industria della ristorazione e contribuì alla diffusione del fast-food. Ora il sito originale di San Bernardino è un museo gestito da Albert Okura, proprietario della catena di ristoranti “Juan Pollo” in California.

Il Decadimento

Nonostante nella cultura popolare il mito continuasse a crescere verso la metà degli anni ’50 la Route 66 iniziò a conoscere un declino, culminato alla fine degli anni ’60, quando la costruzione delle Interstate a più corsie, che in molti casi correvano parallele alla “vecchia” strada, iniziò ad essere portata a termine. Queste grandi arterie di comunicazione si resero necessarie come detto per facilitare gli spostamenti di una nazione che si scopriva sempre più in fermento e soprattutto sempre più motorizzata.

L’inizio della fine della Route 66 avvenne infatti nel 1956, quando il Presidente Dwight D. Eisenhower firmò il Federal-Aid Highway Act. Eisenhower, che aveva servito come generale durante la Seconda Guerra Mondiale, era stato impressionato dalle autostrade tedesche (le autobahn), che permettevano trasferimenti ad alta velocità e che egli considerava cruciali per la difesa e la mobilità nazionali​.

Proprio quando la Route 66 si apprestava quindi a diventare solo uno sbiadito ricordo degli anni passati in molti si sono dati da fare per cercare di preservarla attraverso iniziative di ogni sorta e grazie al loro lavoro ancora oggi chiunque può continuare ad essere partecipe e protagonista della sua storia.

Nel 1990, furono fondate due associazioni dedicate alla Route 66 in Arizona e Missouri, seguite presto da altre. Nello stesso anno, lo Stato del Missouri dichiarò la Route 66 come strada di interesse storico. Il primo cartello indicante “Historic Route 66” fu installato a Kearney Street all’incrocio con Glenstone Avenue a Springfield, Missouri.

Altri cartelli, a volte sporadici, segnano l’intero tracciato della Route 66. Una sezione della strada in Arizona è stata inserita nel National Register of Historic Places; la Arroyo Seco Parkway nell’area metropolitana di Los Angeles e la Route 66 nel New Mexico sono state segnalate nel National Scenic Byways. Nel 2005, lo Stato del Missouri ha dichiarato la strada come State Scenic Byway per tutto il tratto di sua competenza. Nelle città di Rancho Cucamonga, Rialto e San Bernardino (tutte in California) sono stati installati cartelli della US-66 lungo il Foothill Boulevard.

La madre della Mother Road

Come abbiamo visto la Route 66 è anche conosciuta come “La Strada Madre”, un nome coniato da John Steinbeck nel suo romanzo “Furore” (“The Grapes of Wrath”), un nomignolo che continua ad essere utilizzato tutt’oggi.

Forse non tutti sanno, però, che esiste anche una “Madre della Mother Road“. Il suo vero nome era Lucille Hammons, nata nel 1915 da una famiglia di contadini. Insieme a suo marito Carl Hammons, nel 1941 acquistò una stazione di servizio nei pressi di Hydro, Oklahoma, la Provine Service Station, alla quale aggiunsero dei bungalow, rinominandola Hamons’ Court.

Lucille divenne una leggenda della Route 66 per i viaggiatori, poiché offriva ospitalità a chiunque non avesse denaro per pagarsi un pasto o un posto letto. Il suo altruismo fu ripagato anni dopo, quando fu inserita nella Oklahoma Route 66 Hall of Fame, riconoscimento del suo contributo e della sua dedizione ai viaggiatori della storica strada

Cosa rimane oggi

Storia e leggende della Route 66

Anche se rimangono larghi tratti del tracciato originale oggi la Ruote 66, almeno ufficialmente, non esiste più. Su alcune cartine stradali infatti non la vedrete neanche indicata perché una nuova numerazione ha preso il posto di quella vecchia. Quello che era la Route 66 oggi è essenzialmente un mix discontinuo di manto stradale originale, successive modifiche, sovrapposizioni con le Interstate e tratti ormai ridotti a sentieri o del tutto abbandonati.

Non fatevi comunque scoraggiare da quanto detto perché localizzare il percorso della Mother Road non è un’impresa proibitiva ma alla portata di tutti e vi assicuriamo che vi potrà garantire grandi soddisfazioni. Più dell’ottanta percento del tracciato originale infatti è ancora facilmente percorribile e attraverso le guide che abbiamo pubblicato potrete scoprire la magia della Route 66.

Ecco quindi tutti i nostri articoli dedicati a cosa vedere lungo tutti gli stati attraversati della Mother Road:


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Filippo Nardelli
Filippo Nardelli

Laureato in Storia dell’America del Nord e da sempre innamorato degli Stati Uniti.

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