Storia Grand Canyon

Storia, formazione geologica e misteri del Grand Canyon

Febbraio 20, 2024 /

Quando si visitano meraviglie naturali come il Grand Canyon, la bellezza è tale che è impossibile restare insensibili. Insomma, per godersi la gola profonda dell’Arizona non è certo necessario essere geologi o amanti dei mutamenti terrestri, basta spalancare gli occhi!

Tuttavia è anche vero che possedere qualche informazione sul processo di formazione di questo immenso abisso naturale (e magari saperne riconoscere qualche caratteristica) può arricchire ulteriormente la visita, permettendoci di capire più a fondo che cosa stiamo osservando.

A questo scopo ho raccolto qui alcune informazioni sulla genesi e storia del Grand Canyon, che penso potranno essere utili non solo per chi si accinge alla visita, ma anche per il semplice curioso.

Com’è nato il Grand Canyon?

Storia e Geologia del Grand Canyon

La storia di come si è formato il Grand Canyon è tanto affascinante quanto misteriosa, tant’è che ancora gli studiosi non si sono messi d’accordo su molti aspetti: soprattutto la profondità e l’ampiezza della gola costituiscono a oggi ancora dei veri e propri misteri a cui si è cercato di dare spiegazione in vari modi.

Per questo articolo mi sono rifatto a una delle teorie più recenti e accreditate, ma se cercate una panoramica esaustiva, date un’occhiata qui. Per comodità ho diviso la storia in 2 parti.

Fase 1: emersione dal mare, dalle montagne a un altopiano

Storia e Geologia del Grand Canyon

Ciò che è certo è che si tratta di una storia lunga, originata da un processo iniziato lontano nel tempo, circa 2 miliardi di anni fa.

In origine, dove adesso si trova l’area desertica dell’Arizona, si ergevano montagne alte 9600 metri, che formavano una catena montuosa paragonabile all’odierno Himalaya. Nei successivi 500 milioni di anni, glaciazioni e disgeli formarono spaccature sui fianchi delle montagne e numerose inondazioni (almeno 8) coprirono più volte l’intera area.

Visitando il Grand Canyon, uno degli aspetti che saltano più facilmente all’occhio sono gli strati rocciosi delle pareti verticali, ognuno caratterizzato da una sfumatura di colore differente.

Ogni strato corrisponde a inondazioni di epoca diversa, che nei vari periodi hanno depositato tipologie differenti di roccia. Sul posto noterete facilmente almeno 3 strati: uno di arenaria, uno di scisto scuro e un altro di calcare chiaro, che corrispondono rispettivamente a precedenti depositi di sabbia, fango e resti calcificati di organismi marini. Il colore dominante rimane comunque il rosso, che deriva dal ferro ossidato presente in tutte le rocce.

Sulle rocce sono individuabili anche segni di una forte attività vulcanica, che ha contribuito non poco alla formazione del canyon. In tutto il parco si contano un centinaio di montagne coniche su cui si rintracciano con facilità colate di roccia scura calcificate che scendono dai bordi. Si tratta di fenomeni vecchi di circa 725000 anni e sono facilmente osservabili ad esempio da Toroweap Point. L’ultima eruzione che portato la lava sul fondo del canyon risale a 100000 anni fa e alcuni geologi credono che i vulcani siano ancora attivi e potenzialmente pericolosi.

Quando l’acqua si ritirò definitivamente dall’area portò allo scoperto una pianura immensa e sterminata che, a causa delle collisioni delle placche, si elevò fino a diventare un altopiano. A questo punto l’area era completamente emersa, ma ancora del Grand Canyon non c’era traccia.

Seconda Fase: formazione e misteri del canyon

Storia e Geologia del Grand Canyon

Se l’inizio di tutto il processo affonda in un passato remoto le origini del Grand Canyon sono a quanto pare relativamente più recenti: il famoso strapiombo dell’Arizona nasce “solamente” 5 milioni e mezzo di anni fa, scavato dall’azione del fiume Colorado che, trasportando rocce e detriti, ha inciso e modificato profondamente la conformazione naturale dell’altopiano.

Questo dato è stato dedotto datando alcuni detriti dell’area con strumenti sofisticati; questo implicherebbe che il canyon sia stato scavato a un ritmo di 200 metri ogni milione di anni (3 centimetri ogni secolo!). Vi sembra ci abbia messo tanto? In realtà, per i ritmi geologici si tratta di una velocità notevole!

Ecco che allora si sono poste una serie di domande che hanno messo gli studiosi a dura prova:

  1. Come ha potuto il fiume Colorado scavare il canyon così velocemente?
  2. Come può la gola essere così profonda e lunga?
  3. Perché il fiume Colorado compie proprio questo percorso? E come ha fatto a scavarlo?

Ovviamente le teorie si moltiplicano, tra cui quella della Teoria della Tracimazione, elaborata nel 2000 dal geologo John Douglas.

Secondo lo studioso, il Colorado River, proseguendo il suo corso dalle Montagne Rocciose, aveva riempito un bacino conosciuto come Bidahoci Lake, trasformandolo in un immenso lago (ormai prosciugato) da cui straripò il fiume, fino a scavare nella roccia il primo solco di quello che sarebbe diventato il Grand Canyon.

La velocità di escavazione e la profondità della gola sarebbero da attribuire alla pendenza del letto del fiume, testimoniata dalle numerose rapide, mentre l’ampiezza del varco è da imputare alle numerose frane di crollo provocate dall’indebolimento degli strati rocciosi meno resistenti (scisto) a contatto con gli agenti atmosferici (una volta indebolite le rocce cedono alla forza di gravità e franano).

L’aspetto più affascinante è che la storia non è ancora finita: il Grand Canyon è infatti in perenne trasformazione. A chi lo visita con occhio curioso questa meraviglia della natura è in grado di svelare 2 miliardi di anni di storia geologica della terra.

Buona visita al Grand Canyon!


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