chicago los angeles

Da Chicago a Los Angeles: il viaggio di Andrea Labate. Video e intervista

Settembre 24, 2020 /

Quello di Andrea Labate non è un “diario di viaggio normale”, perché Andrea non ha fatto un “viaggio normale”: basterebbe dare un’occhiata alla mappa del suo coast to coast per capire che tipo di esperienza egli abbia potuto fare nei suoi 35 giorni on the road, lungo la bellezza di 12.000 km. Solitamente chi viaggia da Chicago a Los Angeles lo fa percorrendo la Route 66, per inseguirne il mito miglio per miglio. Andrea ha fatto un’altra scelta: si è fatto guidare dalla curiosità del proprio sguardo, ha fatto prevalere il suo desiderio di conoscere gli Stati Uniti senza seguire itinerari precostituiti. Ha battuto il profondo sud, ha tagliato a metà il Texas e il New Mexico, ha rovistato febbrilmente in ogni angolo della West Coast.

Ma non è solo l’inedito percorso a colpirci. C’è un’altra cosa che caratterizza questo straordinario diario di viaggio: Andrea è un videomaker professionista, un artista appassionato. Gli occhi degli artisti, concentrati nell’obiettivo di una videocamera o di una macchina fotografica, trasformano il viaggio in un’esperienza di conoscenza del tutto nuova e irripetibile, interpretando la realtà come un vero e proprio linguaggio: “Nature is a language (can’t you read?)”, ci dice lo stesso Andrea.

Ecco perché, invece che mandarci un diario di viaggio day by day, Andrea Labate ci ha fatto un grande regalo: oltre a rispondere a qualche nostra domanda in forma d’intervista e a mandarci alcune sue foto, ci ha chiesto di pubblicare il video-documentario su cui ha lavorato a lungo dopo il viaggio. Non è solo un “prodotto” di un blogger o il resoconto amatoriale di un vacanziere improvvisato: è per noi l’occasione di vedere non solo quello che lui ha visto, ma come lo ha visto.

Nature is a language (can’t you read?). Video-documentario di Andrea Labate

https://vimeo.com/182989458

Da Chicago a Los Angeles: la mappa del viaggio di Andrea

Intervista e foto di Andrea Labate 

Ciao Andrea, benvenuto su Viaggi-USA, siamo veramente contenti di ospitare questo tuo lavoro, perché è in grado di esprimere in modo esemplare una parte importante delle impressioni che vorremmo trasmettere ai lettori quando proviamo a raccontare l’esperienza del viaggio on the road in America. E, come al solito, le parole non bastano: servono le immagini.

Ciao Bernardo!

Potresti presentarti ai nostri lettori? In cosa consiste la tua attività? Da cosa nasce la tua passione per la fotografia?

Mi chiamo Andrea Labate e lavoro come Regista e Direttore della Fotografia freelance. Al momento lavoro principalmente in pubblicità e nel documentario, in narrativa solo su alcune cose selezionate. La mia passione per la fotografia nasce intorno ai 16 anni, quando a causa di un infortunio ho dovuto rallentare il mio percorso sportivo nella pallacanestro, ritrovandomi con molto tempo libero e una macchina fotografica in mano. Dopo alcune sperimentazioni, a solo 18 anni ho avuto le prime opportunità lavorative, con eccellenze italiane come ad esempio Franco Origlia (Getty Images/Contour) e “La Sterpaia” di Oliviero Toscani.

Dal lavoro sul campo ho imparato a lavorare con la luce, gestire i ritmi da set e, cosa più importante di tutte, interagire con le persone davanti la camera. Il mio percorso forse è stato un po’ inverso a quello comune a molte persone: ho iniziato con l’esperienza pratica per poi entrare più a fondo nella teoria e nella cultura visuale; gli errori non sono mancati, ma a posteriori posso dire che l’esperienza pratica è stata fondamentale per capire cosa veramente volessi fare nella vita – ovvero lavorare con la luce.

da Chicago a Los Angeles

E per il videomaking?

Sono sempre stato molto curioso. Entrare nel mondo del video è stata un’evoluzione spontanea. Dopo aver lavorato come fotografo per X-Factor, intorno al 2012 ho iniziato a dirigere i miei primi videoclip musicali, dalle sperimentazioni no-budget ai primi piccoli investimenti delle band indipendenti. E’ stato un periodo molto divertente. Ma anche in questo caso, dopo aver finito il mio percorso universitario a Londra, ho mirato ad altro: la pubblicità ed il documentario appunto.

Com’è nato il progetto del viaggio – e quindi del video “americano”? Immagino che tu avessi alcune aspettative sulla tua esperienza (anche artistica), e che tali aspettative – come accade in questi casi – siano state incredibilmente superate. Raccontaci se è così.

Che sia foto, video, audio, disegno, etc., sin dalla nascita sono stato attratto da ciò che è diverso. Nel corso della mia vita, viaggiare è stato lo strumento numero uno per la scoperta di cose nuove. Finora ho avuto la fortuna, per lavoro e per passione, di viaggiare in 4 continenti e in circa 60 stati. Nello specifico conoscevo già gli U.S.A. per delle esperienze fatte in passato; infatti questo è stato il mio quinto viaggio negli Stati Uniti.chicago los angeles

Il progetto del viaggio è nato una sera, scherzando con il mio amico – e compagno di viaggio – Giuseppe Taccini che, dopo aver concluso la sua esperienza universitaria alla Berklee College of Music di Boston, mi ha parlato della sua volontà di attraversare l’America coast to coast da Boston a Los Angeles per portare tutta la sua attrezzatura audio nella “City of Angels”, dove si sarebbe trasferito di lì a mesi. Insomma, è nato tutto in 5 minuti. La volontà c’era e il tempo l’avrei trovato (“life it’s not about having time, it’s about making time”). Perciò ho cominciato a mettere giù un progetto più dettagliato. Sapevo che ad Aprile sarei dovuto essere a Chicago per dei production meeting, inoltre avevo l’intenzione di fare degli incontri a Los Angeles e proporre in giro il mio showreel. Così mi sono messo per una settimana, giorno e notte a fare ricerca. Inizialmente avevo messo in conto di stare via 15 giorni e percorrere 6000 km. Alla fine sono stato via 35 giorni e ho percorso 13.000 km.

Raccontare un viaggio lungo, vario e complesso come il tuo in meno di 5 minuti dev’essere stato difficile, una vera tortura, e immagino tu abbia voluto ricercare un nucleo espressivo, un quid che facesse da catalizzatore. Credo tu ci sia riuscito, ma mi interessa capire, al di là dell’ottima resa, quale era il messaggio che volevi veicolare.

Viaggiare non è andare dal punto A al punto B vedendo cose ed esplorando posti. Per me viaggiare, nel senso più ampio del termine e soprattutto nell’epoca di internet, è uno degli ultimi strumenti per scontrarsi con ciò che ha contraddistinto l’essere umano nel suo percorso evolutivo: la scoperta.

death valley

Ma spesso ci si dimentica di questo e si viaggia per vedere cose che “già si conoscono”, o almeno in parte – come già espresso benissimo da Robert Plath, parlando con Cheyenne (Sean Penn) seduti in un diner, nel film “This must be the place”. Proprio per questo motivo, non sono solito a fare video report di viaggio. In ogni viaggio di solito mi porto a casa terabytes di girato e/o foto, ma spesso preferisco mantenere un religioso silenzio e tenere per me le esperienze, le emozioni e le scoperte che faccio in viaggio. In questo caso ho pensato di fare una cosa diversa e sviluppare un vero e proprio cortometraggio, con la miglior attrice protagonista con cui abbia mai avuto il piacere di lavorare: la natura.

nature usa video

All’inizio e alla fine del video si sente la narrazione di un celebre discorso di Al Gore. Vorresti spiegarci il perché della scelta, in relazione a ciò che si vede nel video?

Il discorso iniziale e finale del video sono presi dal film “An inconvenient truth”, diretto da Davis Guggenheim, che segue Al Gore in una serie di speech riguardanti il cambiamento climatico. Mettendo da parte il discorso politico, ho sentito una stretta connessione fra il film e quello che volevo trasmettere con il mio video; connessione egregiamente espressa dalla frase “Oh yeah, I forgot about this.”: la narrazione infatti vorrebbe spingere a ricordare a chi guarda il video che, anche se siamo tutti rintanati nelle nostre comode ed inquinate città, lì fuori c’è qualcosa di meraviglioso e unico che merita di essere continuamente curato e scoperto – un qualcosa che troppo spesso diamo per scontato, fino a quando un giorno uscendo dalle città diremo “oh yeah, I forgot about this”, sperando che quel giorno non arrivi troppo tardi.

Tutto questo discorso l’ho trovato particolarmente attinente agli Stati Uniti d’America, che sono sì la capitale mondiale dello shopping, del cinema, della finanza e chi più ne ha più ne metta, ma sono prima di tutto unici per il loro lato naturalistico, che nel corso del tempo sta rischiando di diventare un’altra tourist attraction come la torre Eiffel di Las Vegas.

foto andrea labate

E la colonna sonora?

La colonna sonora è tratta da uno degli LP che più ha segnato la mia crescita, ovvero “Lift your skinny fists like antennas to heaven” dei Godspeed you! black emperor, precisamente la traccia “Storm”. Ho un legame pressoché religioso con questa musica e non sono mai riuscito a descriverla a parole – forse è riduttivo. E credo che anche stavolta manterrò un rispettoso silenzio.

Oltre all’esperienza del contatto con la natura, dal tuo video si capisce che hai avuto a che fare con le persone, con l'”umanità” americana, che spesso, ai nostri occhi, è inquinata dagli stereotipi. Vuoi raccontarci qualche aneddoto o delle impressioni, magari partendo dalle immagini del video?

photo american people

L’umanità americana è molto particolare e molto diversa da sé stessa. Viaggiare da Chicago a Los Angeles, passando per Louisville, New Orleans, il Texas, etc. è riuscito a mettere in prospettiva quanto gli Stati uniti siano una federazione di stati che ha del miracoloso. Eppure funzionale. Dall’east coast alla west coast, traspare in tutti gli americani un forte senso di appartenenza alla patria, che sia dovuto alla religione, al colore della pelle, alla famiglia o al lavoro, la maggior parte degli americani è fiera di essere americana. E questo mi ha colpito moltissimo perché va ben oltre i classici stereotipi, ma è dovuta ad una forte educazione civica su cui si basa l’intero sistema scolastico.

photo cow boy

Oltre a questo, le persone sono proprio come ce le immaginiamo… Nel bene e nel male. Ti racconto un episodio: ho girato uno spot pubblicitario per un dude ranch in Texas. Il primo giorno sembrava di essere in un film: cowboys, cavalli e barbecue. La sera stessa sono andato a prendermi una birra al saloon locale. Mi siedo al bancone con il mio amico Giuseppe e noto che tutti bevono con almeno una pistola sul bancone. Fra l’impaurito e l’infastidito, faccio per andarmene, ma Cooper, un cowboy locale mi ferma e dopo i classici “Howdy!” mi invita a bere con i suoi amici. Fast forward e poche ore dopo stavo mangiando BBQ ribs in una radura dal retro di un truck Dodge, il tutto accompagnato da litri di birra Lone Star. Una birra tira l’altra e nel mezzo della notte mi sono trovato con un fucile shotgun a sparare a delle lattine in lontananza. Like a true Texan.

foto america

Domanda per addetti ai lavori: come hai girato questo video? Con quale strumentazione e quali tecniche? Chi sono i tuoi punti di riferimento, se ne hai, nel tuo ambito artistico e non solo?

Ho girato in 4k con Sony FS7, Sony a7s II per le notturne e Nikon D800 per i timelapse. Su questo video non ho una fonte di ispirazione precisa, alla lontana posso dire di essermi ispirato ad Herzog, al Tarsem di The Fall, a Human Planet e alle sequenze musicali di Sorrentino.

andrea labate
A volte ho dovuto girare con due o tre telecamere contemporaneamente!

Quale parte del viaggio ti è stata più di ispirazione? Cosa ti ha colpito di più? Che differenze hai riscontrato tra una parte e l’altra d’America?

Sempre in Texas mi è capitato un altro episodio, piuttosto spiacevole stavolta: stavo per rimanerci secco negli Houston Floods. Guidava il mio amico Giuseppe e improvvisamente sentiamo un tuono fortissimo alla nostra destra. Era tardo pomeriggio, ma ricordo come fosse ora vedere il cielo diventare totalmente buio. Nel giro di pochi secondi pioggia torrenziale, tanto da rendere inagibile l’autostrada, fulmini, tromba d’aria e grandine grande quanto palline da tennis. La macchina di traverso per l’autostrada insieme ad altri Tir. Ricordo di essermi guardato con Giuseppe e aver provato a chiamare le famiglie per un ultimo addio.

Dopo 15 minuti di panico, distruggendo totalmente la carrozzeria nuova della macchina, la corrente ci ha spostato al ciglio dell’autostrada permettendoci di ripararci sotto una tettoia e in qualche modo sopravvivere. Questa è stata una delle tante life-changing experiences che hanno caratterizzato il mio viaggio (per fortuna l’unica negativa).

foto monument valley

Oltre a questo, mi ha fatto particolarmente effetto tornare nella Monument Valley e dormire al suo interno per la prima volta. Quel posto è magico. Ho passato la notte a parlare con degli indiani d’america su come tutti i loro amici e parenti o lavorano da McDonald’s o si sono dati all’alcol. Pochi riescono a fare le guide turistiche. Fra le altre esperienze degne di nota, segnalo l’aver ascoltato la storia di come viene fatto il whiskey in Tennessee e seguito l’intero processo, sentire i musicisti di strada alla New Orleans Jazz Fest, mangiare la deep dish pizza di Chicago, giocare a basket a Venice Beach, perdersi nello Zion National Park, vincere 5 dollari a blackjack e sentirsi un’eroe moderno, etc. etc. Insomma, l’America ha tanto da offrire.

photo antelope canyon

Hai qualche consiglio particolare da dare a chi vuole fotografare o filmare al meglio la natura dei parchi americani? Mi vengono in mente Antelope Canyon, Horseshoe Bend, Bryce Canyon…

Sì, lasciarsi trasportare. La natura in America è ancora selvaggia e c’è ancora modo in tutti i parchi di avere delle esperienze genuine di contatto con la natura. A parte Antelope, dove la guida è necessaria per entrare, consiglio di documentarsi tantissimo prima di partire per avere la massima libertà lì. Riuscire a visitare Yosemite, Zion, Monument, Valley of Fire, Horseshoe Bend, Sequoia, Death Valley, etc. come si deve si può fare, facendo attenzione alla natura che è tanto bella quanto pericolosa. Sono andato molto vicino ad un flash flood fra i canyon di Zion.

Perciò armatevi di attrezzature leggere, scarpe impermeabili ed esplorate. Dormite dentro i parchi se possibile, entrate in contatto con i locali, camminate e divertitevi, perché c’è davvero tanto da vedere in un viaggio coast to coast.

grand canyon

tennessee

foto labate

foto america nord

video labate

people USA

cadillac ranch

Vuoi aggiungere qualcosa? Un saluto?

Volevo ringraziare il mio compagno di viaggio Giuseppe per esserci seguiti a vicenda in questa folle idea e per il meraviglioso lavoro fatto in fase di sonorizzazione del video (potete trovare i suoi lavori qua). Inoltre ringrazio tutta la redazione di Viaggi USA per l’interesse nella mia esperienza.
Subito dopo gli USA, ho visitato Israele, Ghana, Grecia, Svizzera e ora sono in partenza per la Palestina, se volete seguirmi nei miei viaggi, potete farlo sul mio profilo Instagram o sul mio sito .

P.S: Il video è in concorso nella competizione film4climate, presieduta da Mr. Bernardo Bertolucci, selezionato fra i migliori ed attualmente in shortlist… fingers crossed! 🙂


Un Consiglio Importante:
Ricordati l’assicurazione sanitaria, non farla potrebbe rovinarti la vacanza in USA! Se non sai come orientarti nella scelta puoi leggere la nostra guida: Assicurazione USA: come scegliere la polizza migliore?

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Bernardo Pacini

Scrivo di viaggi in USA e Spagna, ma ho pubblicato anche alcuni libri di poesia e traduzioni di poeti americani. Tra le mie passioni, oltre ai viaggi, la letteratura, la musica prog, la Fiorentina e la buona cucina.

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