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Natural Bridges National Monument: alla scoperta dei maestosi ponti naturali

Marzo 5, 2024 /

Le formazioni rocciose del west americano sono la vostra passione? Vi siete innamorati degli archi di pietra all’Arches National Park e cercate altre bellezze come queste? Allora il Natural Bridges National Monument è un parco che dovete assolutamente inserire nel vostro itinerario, soprattutto se viaggerete nel sud-est dello Utah. Qui la forza delle intemperie nel corso dei secoli ha modellato tre maestosi ponti naturali, che sono stati fra i primi ad essere dichiarati monumento nazionale nel 1908: per la precisione l’ottavo National Monument americano su 129! Si chiamano Kachina, Owachomo e Sipapu, siete curiosi di sapere perché portano questi nomi, come visitarli e qual è la loro storia?

Come arrivare


Il Natural Bridges National Monument si trova nel sud-est dello Utah, in linea d’aria a metà strada fra il Canyonlands National Park e il confine con l’Arizona. Per questo motivo può essere una tappa perfetta sia se state programmando un itinerario nello Utah, sia se vi spostate fra questo stato e quello confinante, ad esempio per visitare la vicina Monument Valley.

Il visitor center del parco si trova lungo la UT-275, localmente conosciuta anche come Natural Rd, che si dirama dalla UT-95. Vediamo come poterlo raggiungere dalle diverse direzioni, così che possiamo valutare al meglio come inserirlo nel nostro itinerario di viaggio.

  • Da sud (dall’Arizona): se arrivate dall’Arizona la via più rapida è la US-163; poco dopo Mexican Hat troverete sulla sinistra la UT-261, che potete percorrere fino all’intersezione con l’UT-95, e trovando dopo pochi minuti sulla destra la UT-275 che conduce al parco. Lungo la strada troverete anche altri punti di interesse, come il Goosenekcs State Park e la Valley of the Gods. Partendo dalla Monument Valley, questo tragitto è lungo circa 100km e dovrete considerare circa un’ora e mezza di viaggio, ma attenzione: è inclusa la Moki Dugway, che sebbene sia molto panoramica, non è adatta a tutte le autovetture. Un’alternativa più lunga, ma più tranquilla, è quella di non imboccare la UT-261 ma di proseguire sulla US-163 fino a Bluff, dove la strada cambia nome e diventa US-191. Seguitela superando White Mesa e prima di Blanding troverete sulla sinistra la UT-95, da seguire fino all’imbocco della UT-275. In questo caso i chilometri sono 170, con due ore di viaggio.
  • Da est e nord-est (dal Colorado e da Moab): se state viaggiando attraverso più stati, un’altra opzione è che arriviate dal Colorado. In questo caso le opzioni principali sono due: o viaggiate sulla US-70 passando da Grand Junction oppure, più a sud, sulla US-491. In entrambi i casi arriverete ad incrociare la US-191: a nord fra Thompson Springs e Green River e a sud a Monticello. Svoltate in entrambi i casi a sinistra, verso sud, fino a trovare sulla destra la US-95. Se arrivate dalla via più settentrionale, questa è anche la strada che passa da Moab e quindi dai vicini parchi di Arches e Canyonlands. Per avere qualche tempistica, considerate un’ora da Monticello e due ore da Moab.
  • Da nord-ovest (dal resto dello Utah): per arrivare qui da tutte le altre parti dello Utah viaggerete inevitabilmente sulla UT-95, che a nord-ovest ha origine dalla suggestiva UT-24 Scenic Byway, che si collega con la più grande US-70 nei pressi di Green River ed è la porta d’accesso al resto dello stato.

Orari e biglietti

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Il parco è aperto tutti i giorni dell’anno, 24 ore al giorno. Il visitor center in estate (da maggio a ottobre) è invece aperto tutti i giorni dalle 9 alle 16, ma durante l’inverno (da novembre ad aprile) è aperto solo dal giovedì alla domenica. Altri giorni di chiusura del centro visitatori sono Natale, Capodanno e il Giorno del Ringraziamento.

Il biglietto d’ingresso costa 20$ per ogni automobile e 15$ per ogni moto. Se programmate di visitare altri National Monument e National Park, allora è molto probabile che vi convenga acquistare la tessera parchi, con la quale risparmierete sicuramente sugli ingressi alle meraviglie naturalistiche americane.

Info sulla Tessera Parchi

Cosa vedere al Natural Bridges National Monument

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Se avete già visitato altri parchi dello Utah o se vi siete fatti almeno un’idea dalle foto di queste zone, saprete che ci troviamo in una parte d’America dove a dominare il panorama sono grandi conformazioni rocciose, diverse fra loro per forme e storia geologica, ma sempre affascinanti. Anche qui, al Natural Bridges National Monument, le grandi rocce sono le protagoniste. In particolare tre grandi ponti naturali, che vi descriveremo nelle prossime righe. Ma sappiate che in questo parco potrete ammirare anche paesaggi mozzafiato, uccelli ed animali selvatici.

I tre archi naturali

Ogni conformazione rocciosa ha una storia unica e studiando la geologia del west americano si rimane sempre stupiti da quante meraviglie è capace di creare la natura nel corso del tempo. Per capire come sono nati questi ponti di roccia bisogna fare un passo indietro nel tempo di 260 milioni di anni, quando questa era una spiaggia sabbiosa affacciata sul mare che a quel tempo copriva buona parte degli odierni Stati Uniti. Con il graduale ritirarsi delle acque, strati di sabbia e fango si sono depositati l’uno sull’altro pressandosi a vicenda.

Dieci milioni di anni fa i movimenti tettonici hanno spinto verso l’alto questi strati di roccia sedimentaria, che è stata poi erosa dai fiumi creando i canyon che rendono unici questi paesaggi. Ed è stata proprio l’azione erosiva dell’acqua, che seguendo il corso sinuoso del fiume ha sbattuto per secoli contro le pareti, a sgretolare la roccia fino creare gli attuali ponti.

Owachomo Bridge 

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Fra i tre ponti del parco, questo è il più sottile: ciò significa che è il più antico, quello dove l’erosione è cominciata prima e pertanto anche quello che scomparirà prima degli altri. O almeno questa è la teoria più probabile, infatti i ponti potrebbero essere stati erosi a velocità diverse dalla forza dell’acqua. Il nome Owachomo in lingua Hopi significa “Tumulo di roccia” ed è dovuto alla grossa formazione rocciosa che si trova all’estremità orientale del ponte. Il ponte è alto 32 metri e ampio 55 metri, mentre la striscia di roccia che lo costituisce è larga 8 metri e spessa 3.

Kachina Bridge

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Il secondo ponte per grandezza deve il proprio nome ai petroglifi che si vedono su un lato, rappresentanti figure che danzano, i ballerini Kachina appunto. La sua campata è ampia 62 metri e alta da terra 64 metri, mentre la roccia che la compone è larga 13 metri e spessa 28.

Sipapu Bridge

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É il più grande dei tre; si ritiene che come datazione si attesti a metà fra i precedenti 2 archi. L’apertura molto arrotondata, oltre alle pareti particolarmente lisce, indicano che questo grosso arco è stato scavato dalla forza dell’acqua che trasportava sabbia abrasiva. Il nome Sipapu è davvero particolare: è il termine che gli Hopi usavano per indicare un’apertura tra i mondi. Alto 67 metri e ampio 82, ha uno strato di roccia largo 9,5 metri e spesso 16. Per comprendere la grandezza del foro, pensate che potrebbe quasi starci dentro la cupola del Campidoglio di Washington D.C.

I reperti archeologici

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Non c’è solo la geologia in questo parco dello Utah, ma anche una importante testimonianza storica dei primi popoli che abitarono queste terre. Si presume che gli esseri umani vissero in quest’area fin dal 7000 a.C., lasciandola poi attorno al 700 d.C. quando l’ambiente naturale stava cambiando. Fu attorno all’anno 1000 che si stabilirono qui popoli contadini, costruendo insediamenti che fanno intuire un legame con chi viveva nell’area del Mesa Verde.

Se ne andarono fra i 2 e i 3 secoli dopo, ma al loro posto arrivarono le tribù Navajo e Paiute. Fra i popoli nomadi che lasciarono segni evidenti del proprio passaggio c’erano gli Hisatsinom, antenati degli Hopi. Si devono a loro i pittogrammi e petroglifi visibili ancora oggi. Nel parco è possibile vedere alcune di queste pitture rupestri, così come i segni degli antichi insediamenti.

La principale testimonianza archeologica del parco è la Horse Collar Ruin: un sito ancestrale dei Pueblo, ben conservato, risalente a circa 7 secoli fa. L’istituzione del National Bridges National Monument arrivò proprio in seguito alla documentazione di questo sito, sebbene nel tempo non sia stato considerato come l’attrazione di punta del parco. Vale comunque la pena raggiungerlo per vedere le due case in pietra e la piccola struttura a forma di botte. Qui sono stati rinvenuti diversi manufatti in ceramica, punte di freccia e altri oggetti.

Come visitare il Natural Bridges National Monument

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Il parco è attraversato da una strada che compie un anello al suo interno, tuttavia nessuno dei ponti è visibile dalla strada, per cui è necessario camminare, almeno per qualche minuto. Se avete i tempi ristretti, o se visitate il parco quando il clima non è ottimale (ad esempio in una giornata di sole cocente, quando camminare per ore sotto al sole è sconsigliato), la soluzione ideale è quella di fare il giro in auto e recarsi a piedi ai punti panoramici. Se invece avete abbastanza tempo a disposizione e vi piace camminare, il modo migliore per apprezzare le bellezze del parco è quello di indossare scarpe comode e avventurarsi lungo i sentieri più lunghi.

I punti panoramici

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Ciascuno dei tre ponti ha un proprio punto panoramico, raggiungibile in circa 10 minuti a piedi. Il sito archeologico ha invece un punto panoramico raggiungibile con un’escursione leggermente più lunga. Tutti i quattro punti panoramici hanno un parcheggio dedicato, dove è possibile lasciare l’auto per intraprendere il breve percorso pedonale.

  • Sinapu Bridge Viewpoint: è il primo che si incontra visitando il parco. La partenza del breve sentiero è proprio a pochi minuti di auto dal Centro Visitatori seguendo la strada del parco.
  • Horse Collar Ruin Overlook: il secondo punto panoramico si raggiunge con una camminata di 30-45 minuti ed è l’unico che richiede un tempo maggiore. Dal punto d’osservazione si vedono le rovine inserite nello splendido contesto del canyon.
  • Kachina Bridge Viewpoint: seguendo la strada si trova poi l’accesso al belvedere sul ponte Kachina. Questo tratto è particolarmente interessante anche perché attorno al sentiero abbondano le piante del deserto. È anche inserito in maniera strategica all’interno del percorso panoramico ad anello: una cosa utile da sapere se qualcuno del gruppo vuole fare un percorso più lungo e qualcun altro vuole invece arrivare qui in auto.
  • Owachamo Bridge Viewpoint: dopo aver percorso oltre la metà della strada del parco, incontriamo il parcheggio per accedere all’ultimo punto panoramico. Per molti il ponte più sottile è anche il più affascinante, proprio perché impressiona maggiormente come possa stare in piedi. Da qui se ne ha una prospettiva ottima.

I sentieri

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Oltre ai brevi sentieri necessari per raggiungere i punti panoramici, ci sono anche itinerari più lunghi che possiamo percorrere per apprezzare al meglio ogni angolo del parco. Ricordiamo che per intraprendere queste escursioni è bene indossare un abbigliamento adatto, in particolare scarpe adatte, e prestare attenzione alle condizioni climatiche.

  • Escursione al ponte Sipapu (1-2 ore). Permette di arrivare alla base del maestoso ponte Sipapu, camminando all’interno del canyon che lo ha formato. Una camminata davvero suggestiva che consente di vedere da vicino come la forza del fiume abbia scolpito le rocce nel corso dei secoli. È lunga 2 chilometri fra andata e ritorno, ma abbastanza impervia. In alcuni tratti si devono utilizzare scale di legno e di metallo per salire e scendere dalle rocce. Attenzione: l’imbocco del sentiero è diverso da quello del punto panoramico, più avanti lungo la strada.
  • Escursione al ponte Kachina (1-2 ore). Questa camminata è poco più lunga della precedente (circa 2,3 km), ma con un dislivello ancora maggiore. In questo caso la partenza del sentiero è la stessa del rispettivo punto panoramico, ma dopo 100 metri lungo il vialetto che conduce al viewpoint, si deve imboccare un sentiero che scende a sinistra. Anche questo itinerario include tratti di scale e di sentiero ripido. Vale la pena di essere percorso non solo per la visuale del ponte dal basso, ma anche per poter ammirare i petroglifi disegnati alla sua base.
  • Escursione al ponte Owachomo (20-60 min). Un’escursione più breve, lunga poco meno di un chilometro fra andata e ritorno e meno ripida delle precedenti. La partenza è la stessa del rispettivo punto panoramico e a metà del vialetto si svolta a destra sul sentiero.
  • Tre percorsi ad anello. Se siete dei veri camminatori, anziché percorrere tutti e tre i sentieri sopracitati potete scegliere di fare un lungo percorso ad anello per vedere il parco nella sua interezza. Il circuito completo è lungo poco più di 19 km e permette di vedere da vicino tutti e tre i ponti di roccia, passando sia nei canyon che sulla cima della mesa. È impegnativo e non certo adatto a tutti. Due alternative intermedie sono l’anello Sipapu-Kachina (9,2 km) e l’anello Kachina-Owachomo (10,5 km), ciascuno dei quali tocca due dei tre ponti. Una buona opzione per visitare bene il parco se si ha una giornata a disposizione è quella di fare uno dei due anelli intermedi e vedere il terzo ponte grazie al punto panoramico o al suo sentiero dedicato.

Il birdwatching e le visite in notturna

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Non ci sono solo rocce al Natural Bridges National Monument: una ricca avifauna vive in questi luoghi e se saprete camminare con la dovuta attenzione potrete ammirare diversi esemplari. Piccoli colibrì dal manto nero o grandi rapaci, gli scriccioli con i loro canto che risuona fra i canyon e le cince che si nascondono fra i rami di ginepro: diverse specie di uccelli possono passarvi davanti agli occhi fra le pareti di roccia. Se siete appassionati di birdwatching, questo non è il parco più famoso per gli avvistamenti, ma è un luogo in cui potete vedere specie diverse da quelle dei parchi più battuti da chi cammina armato di binocolo.

Un altro motivo per visitare il parco sono le stelle. In questa zona il cielo notturno è particolarmente amato dagli astrofili. Giusto per avere un termine di paragone, pensate che in città si riescono a vedere circa 500 stelle, mentre qui ne vedrete fino a 15.000 grazie alla completa assenza di inquinamento luminoso. Se pernottate al campground del parco, questa è un’esperienza da non perdere! Informatevi anche al centro visitatori: talvolta i ranger del parco organizzano visite tematiche in notturna.

Dove dormire vicino al parco

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L’unico luogo in cui pernottare nel parco è il campground, che è assolutamente consigliato se viaggiate in camper. In alternativa il posto più vicino dove trovare un alloggio è Blanding, dove vi consiglio in particolare lo Stone Lizard Lodging ed il Cedar Canyon Condos. Altre località che possono esservi comode sono Bluff (verso sud) o Monticello (verso nord-est).

Tutti gli alloggi in zona


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Ricordati l’assicurazione sanitaria, non farla potrebbe rovinarti la vacanza in USA! Se non sai come orientarti nella scelta puoi leggere la nostra guida: Assicurazione USA: come scegliere la polizza migliore?

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Andrea Cuminatto

Giornalista e viaggiatore. Parlo spagnolo, inglese e sto imparando il russo. Più che vedere i luoghi, amo conoscere chi li abita.

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