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23 settembre: ultimo saluto a Las Vegas
Una città come Las Vegas accarezza e vizia i suoi ospiti, donando la parte migliore di sé specialmente di notte, quando la Strip si veste a festa e comincia a brulicare di luci e colori, tra gli spettacoli pirotecnici e i giochi d’acqua, le performance improvvisate e gli spettacoli maestosi.
Ma attenzione a voler vedere tutto spostandovi in macchina! Rischiereste di pagare un prezzo eccessivo per questa abbuffata di divertimento. La nostra esperienza a riguardo è stata avventurosa e da non ripetersi: ogni albergo, certo, ha un suo grande parcheggio, coperto o all’aperto che sia, e anche il nostro, ma non dimentichiamoci che, non appena scende il sole, le sale giochi si riempiono fino a strabuzzare, e ognuno può tentare la fortuna nell’albergo che preferisce… non per forza in quello dove alloggia.
Ed ecco che, alle 24 il grandissimo parcheggio del nostro Excalibur era ancora completo e, per una buona mezz’ora, nemmeno un macchina che se ne andasse. Morale fastidiosa della favola: se uscite dall’albergo con la macchina per comodità , vi si ritorcerà contro la scomodità di dover ritrovare il parcheggio a tre o quattro alberghi di distanza. Croce e delizia della Sin City… se volete evitare questa spiacevole situazione, leggete come è meglio muoversi a Las Vegas!
24 settembre: Prontuario di sopravvivenza a Las Vegas, St. George
Svegliarsi prestissimo a Las Vegas, nello sterminato king-size bed dell’Excalibur e affacciarsi alla finestra del torrione del finto castello per vedere il sole sorto da poco: forse l’unico momento della giornata in cui questa città può sembrare normale, nonostante davanti ai tuoi occhi troneggi l’impossibile piramide egizia del Luxor Hotel. Nella hall, alle 7 del mattino, ci sono già i tavoli della roulette pieni, e qualche robusta signora attaccata alla leva delle slot machines caccia distrattamente dollari nella gettoniera.
Non vediamo l’ora di lasciarci dietro questi posti folli, questa ammaliante atmosfera da parco giochi: dopotutto ciò che ci aspetta è la seconda parte di un viaggio nella più imprevedibile natura fra Utah e Arizona, e l’aspettativa è grande. Inizia così il nostro tour da Las Vegas a Monument Valley.
La nostra prossima tappa è uno dei parchi più belli dello Utah, il Bryce Canyon. Il nostro consiglio, se partite da Las Vegas, è quello di fermarvi a St. George. Da qui, inoltre, potreste far agilmente tappa se andate allo Zion National Park, che però per noi in questo caso non era in programma.
In questa città potrete approfittare per fare un bagno nella piscina del motel e una bella mangiata al Chuck A’Rama (127 N. Red Cliffs Drive), un all-you-can-eat in cui, con pochi dollari potrete rifarvi di tutti i pasti frugali consumati finora nel vostro viaggio. Da queste parti, inoltre, è già possibile avere un assaggio della particolarità naturale del Bryce Canyon: la città è circondata dalle affascinanti formazioni minerarie di roccia rossa. Nell’articolo su cosa vedere a St. George troverai molti spunti e idee per visitarne i dintorni.
25 settembre: Bryce Canyon, Kanab
La distanza dal nostro motel di St. George all’ingresso del Bryce Canyon non è poca: ben 141 miglia, da fare in quasi 3 ore; rispettando i limiti di velocità , s’intende. Versati i 25$ richiesti per l’ingresso (si tratta di un biglietto valido per una macchina, che vale una settimana, ma è accettata anche la tessera parchi), cominciamo il nostro tragitto all’interno di questo immenso anfiteatro naturale.
In realtà , il tragitto del parco si estende per una ventina di chilometri: difficile percorrerli tutti, se si considerano le soste ad ognuno dei punti di interesse che si trovano sulla strada. Per questa ragione, è consigliabile limitarsi a visitare il primo tratto, che va dal Sunrise Point fino al Bryce Point.
Da ognuno dei quattro point of view in cui vi imbatterete, potrete godere di una stupenda vista di questo sterminato particolare canyon rosso (“particolare” in quanto la valle non è stata scavata da un fiume, ma è stata modellata dall’azione del ghiaccio, che ha frantumato e plasmato la roccia nel corso dei secoli): è il Bryce Amphitheater, che dà su una distesa colorata di hoodos, colonne di roccia alte e sottili, scolpite con precisione e capaci di assumere le forme più strane: archi, torri, palazzi, castelli, finestre e cancellate.
Potrete anche calarvi giù nella valle, sfidando i 650 metri di dislivello lungo gli agili sentieri che si snodano tra punto e punto, e che permettono di avvicinarsi a queste bizzarre formazioni rocciose. Senza ombra di dubbio è imperdibile l’Inspiration Point, che le guide, non a torto, descrivono come luogo capace di evocare suggestioni artistiche. Non dimenticate che, dal parcheggio di ogni tappa che farete, potrebbero occorrere alcuni minuti di facile camminata per raggiungere le terrazze panoramiche.
Dopo un pic-nic pomeridiano sui tavolini ombrosi del Sunset Point, è già ora di rimettersi in viaggio verso Kanab, un’adorabile cittadina immersa nel verde, vitale e curata, dove ci aspetta il Treasure Trail Motel (150 W. Center), che ci sentiamo di consigliare, a partire dalla gradevole ospitalità dell’anziana proprietaria. Un rigenerante bagno in piscina non ve lo toglierà nessuno (Oggi il motel è gestito da Comfort Suites).
Altri alloggi disponibili a Kanab
26 settembre: Page, Colorado River, Lake Powell, Horseshoe Bend, Antelope Canyon
Il nostro fitto programma di viaggio ci porta da Kanab a Page, non molto lontano, appena un’ora di macchina. Consigliamo di scegliere questo tipo di itinerario sostanzialmente per guadagnare un po’ di tempo: vi servirà per godere il più possibile dello spettacolo offerto dalla natura intorno alla fortunata Page, che sorge a picco sul Colorado River, ed è accarezzata su un fianco dal Lake Powell.
A questo proposito: il nostro tragitto non prevedeva una sosta sul lago, ma sulla strada, pochi chilometri prima di Page, potrete godere di una vista mozzafiato dal Wahweap Overlook, che vi permetterà di possedere con lo sguardo tutta quanta l’area bagnata dal lago.
Poi tornate sulla strada, attraversate il vertiginoso Glen Canyon Dam Bridge e arrampicatevi con la vostra macchina su per le strade di Page, alla ricerca di una agenzia turistica che possa offrire una visita guidata all’Upper Antelope Canyon. Sì, perché, a differenza di tutti i parchi finora percorsi, questo non è visitabile autonomamente, per varie ragioni, a cui accenneremo dopo.
Qui corre l’obbligo di fare la prima raccomandazione: non fate come noi! Prenotate la vostra visita guidata con grande anticipo, specialmente se vi trovate a Page nel weekend. Certo, se vi recate di prima mattina, avrete qualche possibilità di inserirvi negli affollatissimi tour della giornata, ma soltanto se siete molto fortunati: le liste d’attesa sono molto lunghe e non è affatto scontato che riusciate a infilarvi.
A noi è andata bene: ci siamo recati all’agenzia più celebre, gestita dagli indiani Navajo, che hanno preso a cuore la nostra situazione e ci hanno infilato nella lista d’attesa, nonostante i tour fossero pieni per tutto il weekend, e a tutte le ore.
Chiederete perché non si può andare da soli… la risposta è semplice. Provate pure ad avventurarvi per le 10 miglia di deserto che, usciti dalla strada asfaltata, servono per raggiungere l’ingresso del Canyon, eludendo peraltro la sorveglianza degli agguerriti Navajo, che offrono un servizio di trasporto su mezzi attrezzati.
Descrivere l’Antelope Canyon è un’impresa difficilissima: servirebbe forse un linguaggio poetico, ma sarebbe allo stesso modo insoddisfacente, perché l’itinerario a piedi che farete sarà un’esperienza di mistica naturale che la parola non riesce ad esprimere. Entrerete in uno strettissimo canyon scavato, cesellato dall’azione del vento e dell’acqua: i colori caldi che vi accolgono, i disegni della luce, le curve lievi, impossibili della roccia, le figure create dall’ombra, le asperità e le dolcezze. C’è un posto, oltre all’Antelope Canyon, dove fare così tante e belle fotografie, senza dover usare filtri o trucchi del mestiere?
Dopo l’Antelope Canyon, non potreste chiedere di più, eppure l’eccitazione per quanto avete visto non svanirà tanto facilmente. Allora, quando sarete tornati a Page, approfittatene per fare un giro in macchina lungo il Colorado River: ci sono numerosi punti panoramici mozzafiato, tra i quali spicca l’Horseshoe Bend, un affascinante, imperdibile point of view di un meandro del fiume Colorado dalla forma particolarissima, che riporta alla memoria le più nitide figurazioni di un paradiso terrestre (un po’ meno se soffrite di vertigini).
La sera, sulla via principale di Page, andate a mangiare messicano al ristorante Fiesta Mexicana (125 South Powell Boulevard), ordinate uno dei micidiali cocktail Margarita e gustate gli enormi piatti tipici che offre il menù: vi apparirà come il giusto epilogo di una giornata memorabile.
27 settembre: Monument Valley, Kayenta
L’America non lascia tranquilli, mai. Così dopo l’avventura di Page, ci aspetta un altro parco naturale: la Monument Valley, a cavallo tra Arizona e Utah. Se farete il nostro stesso tragitto, divertitevi a… scoprire che ora è: nelle ultime tre tappe del nostro viaggio abbiamo visto cambiare il fuso orario parecchie volte. Che sarà mai, direte, ma un’ora di sonno in più o in meno fa la differenza, con questi ritmi! Per questo motivo, vi rimando al nostro approfondimento sul fuso orario tra Arizona e Utah.
Arriviamo all’ingresso della Monument, dunque, con un’ora di anticipo rispetto a quanto pensavamo, ma non è un male. Piuttosto, ci preoccupa più la minacciosa coltre di nubi che copre la valle, gettando lunghe ombre sul deserto. Ma non pioverà , anzi il panorama che vedremo trarrà vantaggio da queste condizioni climatiche: incredibile il quadro con gli ultimi accenni di verde ai piedi delle monumentali rocce rosse, e sopra, imponenti, le nuvole.
Se volete tenere la vostra macchina pulita, dovrete evitare questa tappa: a meno che non facciate un tour organizzato nella Monument, il tragitto che farete è su una strada sterrata molto polverosa, qualcosa di simile a un fondo di torrente ricoperto di sabbia rossa. Del resto, il fascino di questo percorso sta proprio nell’ultracontemporanea simulazione motorizzata di una galoppata a cavallo, dal momento che già John Wayne e molti altri attori di film western hanno calcato questi territori. Scenario del resto, per sua natura, di grande pregio immaginifico, utilizzato per films anche un po’ meno western, come 2001: Odissea nello spazio o il recente Transformers: Age of Extinction.
Ci sono molti punti di interesse presso i quali fermarsi: davanti alle Three Sisters o al Totem Pole, di fronte alla mastodontica Rain God Mesa, o sulla terrazza dell’Artist Point Overlook, in fondo al tragitto. Da questo vasto piazzale naturale potrete godere di un panorama davvero unico. Quando avete finito di fare le vostre fotografie, giratevi e mettete a fuoco l’enorme mesa alla vostra destra. Vi individuerete la forma di un grasso signore sdraiato, che mai avreste notato da soli: non a caso questa suggestione ci è venuta da una guida Navajo privata che stavamo origliando. Questo può accadere con molti altri massicci che si trovano nella zona: immaginate, fantasticate, date forma!
Il posto più comodo dove dormire dopo aver visitato la Monument Valley è Kayenta, un tipico centro abitato assai desolato dell’Arizona, con i muli che brucano quel che rimane dell’erba sul ciglio della strada e poco altro. Non c’è davvero nulla da vedere qui, così il consiglio è quello di prenotare una camera al Wetherill Inn (163 Highway, Kayenta), un motel molto ospitale, dotato di una piscina al chiuso e di tutti i comfort, compresa un’ottima wi-fi, che non è affatto scontato.
E allora non ve ne fregherà niente se  ̶ come è accaduto a noi, con perfetto tempismo a ben pensarci  ̶ fuori si scatenerà una tempesta di vento e pioggia: la Monument Valley si è già insediata in maniera permanente, al riparo negli occhi e nella memoria, ed è ancora perfettamente asciutta.
Altri consigli su dove dormire alla Monument Valley
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