Visitare New York in 4 giorni

New York in 4 giorni: la metropoli del desiderio americano

Marzo 20, 2024 /

La scintilla, il momento esatto in cui si comincia a desiderare l’America non è quando – persuasi dalla potente aura storico/cinematografico/culturale e dal fascino dell’inimitabile natura – la si sceglie come meta di un viaggio di nozze, e la si attende con impazienza; né quando, dopo un lungo viaggio aereo, durante il quale ci si è lasciati dietro una parte del mondo, si poggia il piede sul territorio della parte nuova del mondo.

Il momento esatto in cui si comincia a desiderare l’America è quando un amico ti chiede, elettrizzato per la tua scelta: «Ma cosa ti aspetti dall’America?», e tu non sai che provare a dare quella risposta è perfettamente inutile.

PS: hai a disposizione un giorno in più? Dai un’occhiata al nostro itinerario cosa vedere a New York in 5 giorni.

14 settembre – arrivo e ambientamento a suon di zuccheri

Sotto l’effetto benefico di questa domanda, che rende vasto e potenzialmente infinito l’orizzonte di attesa del viaggio, abbiamo cominciato la nostra luna di miele negli USA. con una permanenza di cinque giorni (14 settembre-18 settembre) nella Grande Mela, a New York. Il volo da Firenze, con scalo a Parigi, ci accompagna fino al John Kennedy Airport, dove atterriamo a metà pomeriggio del 14 settembre con tutti i fastidi dell’inevitabile jet lag.

Non è affatto difficile né faticoso raggiungere Manhattan con i mezzi pubblici, se non per l’ingombro dei bagagli: la fermata della metro è proprio sulla 43rd St, dove abbiamo prenotato il nostro spartano e funzionale albergo (Hotel Carter, 250 W 43rd St), a due passi dalla folleggiante Times Square e dalla Broadway luminosa dei teatri. L’albergo non era granché, ma visti i prezzi che girano noi non potevamo permetterci molto di più…

Per assecondare ogni luogo comune sull’America, il modo più semplice è cercare il primo McDonald’s e lì rifocillarsi dopo il lungo viaggio, ma non solo: è anche un trucco per entrare a pieno ritmo nel mood newyorkese. Non vi stupirà leggere quanto segue: persino la Coca Cola Light è più buona di quella che beviamo in Italia! E chissà se anche questo giudizio non risente dell’impatto faccia-a-faccia con la patria della Coca-Cola, e serve a giustificarsi in anticipo di quello che sarà un viaggio all’insegna degli zuccheri e dei grassi…

15 settembre – Lower Manhattan a piedi

New York in 4 giorni10 ore di sonno e il jet lag è solo un ricordo. Il primo giorno americano prevede sempre una vera colazione americana: il posto giusto vicino a Times Square potrebbe essere la Patzeria Family (311W 48th St), dove si possono mangiare deliziosi pancakes farciti coi mirtilli.

Il nostro tour giornaliero prevedeva un salto all’elettrica Times Square, con la consapevolezza che quel luogo così impresso nei nostri immaginari occidentali dà il suo meglio di notte, e poi tutta la mattina all’estremità meridionale dell’isola di Manhattan, laddove non si può non tributare la giusta memoria a quel luogo di morte e speranza che è Ground Zero: ci sarà modo di raccontare nel dettaglio le impressioni suscitate da ciò che si vede, ma anche da ciò che non si vede più.

Basti citare l’imponente One World Trade Center e la tragica North Memorial Pool. Ben più distensiva è la camminata lungo gli eleganti e curati vialetti di Battery Park: ci si avvicina alla Liberty Statue, vedendola man mano ingigantire. Questo processo di avvicinamento continua a bordo degli stracolmi ferries che portano direttamente all’isola dove sorge questo imperdibile monumento-simbolo, sotto il quale è gradevole passare del tempo per comprenderne l’importanza.

La traversata è consigliata anche per la suggestiva visione, in allontanamento dall’isola, dello skyline, finalmente al di fuori di Google Immagini o dei film di Hollywood. Il tour offerto prevede anche lo scalo all’isolotto limitrofo, Ellis Island, che in questo caso abbiamo visto solo dal battello.

Tornati a Manhattan, intraprendiamo quella che pare una missione impossibile: percorrere buona parte della Lower Manhattan a piedi, addentrandosi lungo il Financial District, la celebre Wall Street con i suoi indaffaratissimi brokers sparsi sui marciapiedi: se anche voi volete visitare questo quartiere, aiutatevi con il nostro articolo cosa vedere a Downtown New York. Successivamente arriviamo sotto al ponte di Brooklyn per poi immergersi nell’atmosfera surreale di Chinatown, con Canal Street e tutte le coloratissime botteghe.

Una bella sorpresa, durante la nostra camminata verso il centro, ce la dà Little Italy, dove proprio in quel periodo si svolge la Festa di San Gennaro: bancarelle gastronomiche ovunque, pizza, mozzarelle, salsicce, santini, lumini e una latente ed esplosiva italianità, magari un po’ stereotipata, ma di sicuro effetto.

Se inoltre qualcuno volesse assistere ai costosi spettacoli di Broadway, o a quelli un po’ più cheap di Off-Broadway, sappia che proprio a due passi dal ponte di Brooklyn, in John Street, esiste il TKTS South Street Seaport, una sede distaccata della ben più affollata sede TKTS di Times Square: a questo botteghino è possibile comprare biglietti per i più celebri spettacoli di New York a tariffe scontate anche del 50%. I prezzi rimangono alti, ma è veramente una buona occasione di risparmio (come ad esempio quella che vi possono dare i vari pass di New York)! Una giornata così può stendere anche i camminatori più resistenti, ma fornisce un ottimo esempio della spettacolare varietà di culture offerta dalla Lower Manhattan.

La notte, finalmente, ci siamo immersi nello stordente prisma di luci e colori di Times Square, dove è gustoso perdersi dietro alle folle confuse ed ammaliate dai mastodontici e ammiccanti cartelloni pubblicitari, tanto che sui marciapiedi si passa uno alla volta, come in uno stretto corridoio dalle luci impazzite.

16 settembre – MoMA e una capatina in New Jersey

Itinerario New York 4 giorniDopo il tour de force di Lower Manhattan, sapevamo che ci avrebbe attesi una giornata di pioggia, l’unica dei nostri venti giorni americani – e, come ogni giorno di pioggia che si rispetti, lo abbiamo dedicato all’arte.

A causa dei nostri tempi abbastanza ristretti, dopo una rapida colazione a Pret a Manger, che sarà pure una fast food internazionale, ma offre sempre gradevoli muffin, abbiamo scelto, il MoMA. Tolte le noiose ma necessarie trafile di controllo (fatevene una ragione, in America la prudenza non sarà mai abbastanza), abbiamo potuto goderci i sei piani del museo, a partire dal quinto, dove sono raccolte molte opere, tra le quali citiamo alcune meno popolari ma molto belle: le «Maschere di fronte alla morte» di James Ensor, «The street» di Balthus, «Animals» di Rufino Tamajo, oltre ovviamente ai classici Van Gogh (imprescindibile provare la sindrome stendalhiana provocata dai dettagli, le pennellate della «Notte Stellata»), le ninfee di Monet, poi Cézanne, Khalo, Dalì, Matisse, Picasso (tra gli altri, colpisce la «Girl with mandolin»), Mondrian, Boccioni (citiamo «Unique Forms of Continuity in Space» e «Dinamismo di un giocatore di calcio», di cui si è comprata una stampa nel fornitissimo marketplace al piano terra).

Il quarto piano è dedicato all’arte dal 1940 al 1980: degna di nota la collezione d’arte concettuale con opere e installazioni, tra gli altri di Edward Rusha, Joseph Kosuth; di grande impatto sono anche gli impasti cromatici di Pollock, i colori di Rothko, la pop-art di Andy Wharol e i nodi di Eielson.

Al di là del valore e dell’interesse artistico di questa stupenda e fruibilissima collezione, ciò che spicca di queste tre ore passate dentro al MoMA è l’impressione di un’esperienza culturale globale, che non si limita al rapporto con le singole opere, ma che riguarda tanti fattori, non ultimi l’atmosfera che si respira e l’architettura dell’edificio nel quale, rapiti, si cammina senza accorgersi del passare del tempo.

La nostra serata NON si svolgerà a New York, ma in un anonimo paesello del New Jersey, chiamato Dunellen. La community di questo sito si chiederà perché sprecare una serata newyorkese per andare a 50 miglia di distanza, in un altro stato, in un paesino che non ha nulla da offrire.

In parte è vero, ma forse non tutti sanno che a Dunellen, facilmente raggiungibile con 40 minuti di treno, si trova un locale rock storico, chiamato Roxy and Dukes: piccolo e caratteristico, questo locale ospitava proprio quella sera un concerto della prog band svedese Pain of Salvation.

Mai ci saremmo immaginati di assistere a un concerto metal comodamente seduti, a un metro – letteralmente – dal cantante, sgranocchiando ottime patatine fritte e bevendo birra, in un contesto di familiarità con la band e con i civilissimi fans americani! E che dire della puntualità… un sogno per noi in Italia.

17 settembre: Central Park, 5th Avenue, la zona universitaria e una sorpresa italiana

Cosa vedere a New York in 4 giorniIl nostro quarto giorno nella metropoli che non dorme mai comincia con una energetica colazione: ci servirà, se vogliamo percorrere il famoso Central Park! Noto a tutti come ambientazione di film e romanzi (mi viene in mente «Melampo» di Ennio Flaiano, leggerlo è un tuffo nella memoria di questo parco), questo infinito spazio verde è veramente un’oasi nella giungla urbana di New York.

Percorrendone anche solo una parte (è realmente molto vasto!) abbiamo visto i suoi curatissimi laghetti con le barche, i ponticelli, la fitta e varia vegetazione, i sentieri nascosti nel bosco, la simpatica fauna, le terrazze panoramiche, gli eleganti boulevards dove fanno fitness post-parto gruppi di giovani donne, le carrozze, lo zoo e i giardini orientali… fino a tornare nel magma cittadino dell’elegantissima e celebre 5th Avenue: uscendo da Central Park, nei pressi dell’imbocco della strada, abbiamo visitato il tempio dell’Apple Store e uno sterminato negozio di giocattoli, il FAO, dietro consiglio di un affabilissimo volontario del parco (NDR ora il negozio è stato chiuso).

Se è vero che, anche in pochi giorni, chiunque vada a New York può incontrare una star, quella che ci è toccata è Sebastian Arcelus, volto noto per aver partecipato a serie tv celebri come House of Cards e The Leftovers: non sarà Kevin Spacey, ma conferma una regola!

La 5th Avenue è un must per lo shopping, ed è molto trafficata: solo qui ci siamo accorti di quanto i taxi siano i padroni assoluti delle strade di New York.  All’angolo tra la  la 53rd Street e  la 6th Avenue c’è il più celebre street food di New York, chiamato The Halal Guys (ma se guardate bene, ce ne sono anche altre sedi vicino, e molto meno affollate perché non segnalate dalle guide).

Non demordete se anche dovete fare un po’ di fila: è cibo orientale molto appetitoso, e non a caso è in cima alle graduatorie di gradimento di TripAdvisor nella classifica generale dei ristoranti della città, che non è poco.

Sulla 5th Avenue c’è anche una delle poche chiese che vale la pena visitare: parliamo della Metropolitan Cathedral of St. Patrick, che ostenta uno stile neogotico che si impone curiosamente tra gli altissimi grattacieli di New York che la circondano. Non potevamo nemmeno esimerci da visitare, anche se solo di passaggio e dalla strada, l’Empire State Building, che si trova proprio sulla 5th Avenue, parecchie road più avanti.

Il nostro finale di pomeriggio è dedicato alla ricerca di una location di Eternal Sunshine of the Spotless Mind, barbaramente tradotto in italiano «Se mi lasci ti cancello». È una cosa che tutti dovrebbero fare: scegliere un film amato, girato nella città che si sta visitando, e provare a ripercorrerne i luoghi, le scene.

New York vacanza 4 giorni

Noi abbiamo scelto di andare nella libreria dove i due protagonisti si incontrano, la Columbia University bookshop, che si trova tra la Broadway e la West 115th Street a Morningside Heights, nella zona universitaria, nella Upper Manhattan.

A cena siamo andati in un ristorante che raccomandiamo a tutti gli italiani che si rechino a New York e vogliano, per una sera, sentirsi a casa, dimenticando salse, dressings, anelli di cipolla fritti e hamburger col formaggio: andate a Chinatown (351 Broome Street) e cercate il ristorante Piacere.

Gestito da tre ragazzi abruzzesi, che ti accolgono e ti parlano amichevolmente in italiano, il locale si è fatto un nome negli ultimi tempi, e non a caso è sempre pieno: la cucina usa ingredienti biologici di grande qualità, e le pizze e gli antipasti che abbiamo mangiato superano di gran lunga la media dei ristoranti italiani. Magari un po’ costoso, ma sono soldi spesi benissimo: mangiare a New York in un ristorante italiano VERO non è cosa da tutti i giorni.

18 settembre  – bye bye NY, conclusione

In questa giornata abbiamo fatto poco o niente, se non svegliarci, come al solito, molto presto (il fuso orario di New York ha scandito i tempi del viaggio!) e preparare tutti i bagagli per la tappa successiva. Saremmo infatti volati in tarda mattinata a San Francisco, dall’altra parte dell’America.

Poche ore di relativo relax, dunque, che però ci hanno confermato, una volta di più se possibile, quanto New York sia una città costosa: per due ore abbiamo cercato vanamente qualcosa che somigliasse a un supermercato o un discount, lungo un tragitto di quasi due miglia quadrate in pieno centro! È veramente complicato vivere pochi giorni da turisti a New York in maniera economica, e questa mattinata passata a camminare senza mète particolari ne è stata la prova. Detto questo, esistono modi per risparmiare, ad esempio i New York city pass o le molte attrazioni gratis della Grande Mela (a proposito, lo sai perché New York si chiama Grande Mela?).

Non solo in quattro giorni netti è possibile vedere una buona parte di ciò che può offrire questa città: ciò che più colpisce un italiano a New York è la capacità che questa grande metropoli ha di entrarti dentro, di farti capire tutto e niente di lei; di farti sperimentare la verticalità del genio americano, e insieme la brulicante confusione che guida le loro vite quotidiane; la spregiudicata allegria e la più nera depressione esistenziale nei volti dei passanti, i più disumani egoismi e insieme l’energico e vivo desiderio di incontro con l’altro, e di felicità.

Prosegui la lettura del diario di viaggio:


Un Consiglio Importante:
Ricordati l’assicurazione sanitaria, non farla potrebbe rovinarti la vacanza in USA! Se non sai come orientarti nella scelta puoi leggere la nostra guida: Assicurazione USA: come scegliere la polizza migliore?

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bernardo pacini
Bernardo Pacini

Scrivo di viaggi in USA e Spagna, ma ho pubblicato anche alcuni libri di poesia e traduzioni di poeti americani. Tra le mie passioni, oltre ai viaggi, la letteratura, la musica prog, la Fiorentina e la buona cucina.

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