Grand Canyon Los Angeles

Da Grand Canyon a Los Angeles: la corsa intorno alla bellezza

Settembre 5, 2023 /

Gli ultimi giorni del nostro viaggio americano portano in sé l’embrione di una nostalgia che durerà molto tempo: nostalgia di cosa? Etimologicamente, è il dolore del ritorno a casa. Ma può essere una casa l’America? Non per noi, che l’abbiamo vista cambiare vertiginosamente di paesaggio in paesaggio, di scorcio in scorcio, alla velocità media di 70 miglia, assaggiandola appena, costretti a derubarla in poco tempo, a saccheggiarla con lo sguardo.

Non può essere una casa, poiché l’America è incontenibile, in un certo senso assoluta, un luogo in cui si può solo avere fede. La nostalgia che si prova mangiando gli ultimi chilometri di asfalto è legata al nucleo intangibile di questa esperienza, come se il nostro continuo spostamento fosse una forma di corsa disperata intorno alla bellezza che, strato dopo strato, si svolge, nascondendo sempre di più il punto d’origine. Di quel punto che non si è raggiunto, avremo nostalgia, e non di tutto ciò che abbiamo divorato.

28 settembre: Grand Canyon, Bedrock City, Williams

Si potrebbe dire che il 28 settembre è per noi l’ultimo giorno a contatto con l’incredibile “proposta naturale” dell’America Occidentale: lasciandoci alle spalle le distese di roccia rossa della Monument Valley, andremo verso il Grand Canyon South Rim, ultima tappa prima di tornare nel mondo civilizzato delle grandi città: Los Angeles ci aspetta. Il tragitto tra Kayenta e l’ingresso del parco offre ai nostri occhi la solita, grande varietà di paesaggi, e una piccola novità: la presenza costante della vita degli indiani Navajo. Non è difficile vederli appostati sul ciglio della strada, coi loro visi antichi e le lunghe chiome al vento, alla ricerca di un passaggio verso i rari centri abitati di questa zona. In lontananza, si vedono le loro abitazioni: baracche, camper, spesso lasciate in condizioni disastrate, segni di una vita autentica e di un’accesa tradizione, seppur messa alla prova dal tempo e dalla storia.

Dopo una quarantina di miglia, la strada comincia a salire: il paesaggio cambia ancora, si infittisce la vegetazione, muta rapidamente la geologia, si abbassa la temperatura. Ci sembra incredibile (o forse non più di tanto), ma quando scendiamo dalla macchina, dopo un’ora di viaggio, dobbiamo metterci una felpa e una giacca a vento. Già lungo il tragitto, spostando lo sguardo sulla nostra destra, avevamo intuito quale potesse essere lo spettacolo naturale che ci aspettava, poiché già seguivamo, dall’alto della strada, il corso del Little Colorado River, e ci si imponeva agli occhi il suo lavoro di scavo.

Da Grand Canyon a Los Angeles

Ma ciò che si vede dai punti panoramici della Desert View è oltre le parole: un’immensa gola scavata in profondità e disseminata di crepacci e voragini, una cicatrice della terra che permette all’uomo di arrivare in vertiginoso contatto con gli effetti del passare del tempo, l’entità di ogni era geologica. Appena arrivati al centro di accoglienza, ci dirigiamo e saliamo sulla Desert View Overlook, una torre di osservazione in stile indiano che ci permette di dominare l’incredibile paesaggio.  Il nostro tour, da qui in avanti, sarà in macchina:seguite il mio consiglio, fermatevi lungo la fitta serie di point of view e, se non soffrite di vertigini, avventuratevi lungo i sentieri che da lì partono. A metà esatta del tragitto, troverete anche il Tusayan Museum, un piccolo museo gratuito, circondato dalle rovine delle prime abitazioni degli indiani Navajo: vi consigliamo di farci un giro, non ci metterete tanto.

Le foreste montane che vedrete scorrere alla vostra sinistra mentre percorrete la Desert view pullulano di vita e, se fate attenzione, potrete incontrare cervi e cerbiatti che tentano di attraversare la strada, per andare a sgranocchiare qualche radice. Il nostro tragitto si conclude al Grand Canyon Visitor Center, dove ci rifocilliamo e compriamo qualche gadget nel fornito market. Con più tempo a disposizione, avremmo potuto avventurarci, tramite l’apposito servizio bus, verso l’Hopi Point e gli Hermit’s Rest, ma decidiamo di continuare per la nostra strada, sazi dell’imponenza della natura e invero un po’ infreddoliti.

Sulla strada per Williams, ci aspetta però una gradita sorpresa: poco prima della cittadina, notiamo uno spiazzo con un grosso cartellone con su scritto: “Yabba-Dabba-Doo Welcome”, e accanto un Fred Flinstones gigante. Di primo acchito, decidiamo di ignorare questo richiamo della nostra infanzia ma poi ce ne pentiamo e, letteralmente, facciamo un’inversione a U lungo la Highway (non fatela, se non è necessario…!) e torniamo indietro. Beh, con 5 miseri dollari, abbiamo visitato Bedrock City, la città di Fred e Barney!

Bedrock City

Williams, la cittadina dove ci riposeremo prima di ripartire per Los Angeles, è una vera chicca. Dopo Kayenta, non ci saremmo mai aspettati di arrivare in un centro così caratteristico e vitale, ideale per dormire in zona Grand Canyon. Oltre al vecchio treno che porta al Grand Canyon, il motivo d’interesse principale è senza dubbio la Route 66: per la prima volta, le gomme della nostra Cadillac incidono la loro traccia su questa storica strada, visto che Williams è l’ultima città che essa ha toccato prima della dismissione. Non potete rinunciare a farvi un giro lungo la via principale, dove si respira un clima a suo modo cinematografico: l’imperdibile Cruisers Café 66 (233 Historic Route 66, Williams) dove potrete mangiarvi un hamburger come si deve, i negozi di costosissimi articoli in pelle, i souvenir shop pieni di targhe della California e dell’Arizona, magliette, poster  e memorabilia che trasmettono un’atmosfera “americana”, molto beat e davvero coinvolgente anche se un po’ turistica rispetto ad altre cittadine della route 66 meno battute.

Tutti gli alloggi disponibili a Williams

29 settembre: Oatman, Needles

Quando pensi che dell’America hai visto proprio tutto, pecchi di presunzione, e non è consigliabile sfidare gli USA quando si parla di sorprese. Piccola premessa alla tappa del 29 settembre: durante il nostro viaggio, il riposo in  motel era il momento in cui, distrutti dal viaggio, ne approfittavamo per tornare in contatto con il vecchio continente. Ci siamo divertiti a curare un diario di viaggio su Facebook, giusto per infiammare l’invidia di amici e familiari, ma ci siamo accorti che non eravamo gli unici. C’era anche un mio contatto (lo conoscevo solo virtualmente) che stava facendo più o meno il nostro tragitto –  ma nel senso contrario – nello stesso periodo.

Costui, in dolce compagnia, era Silvano Martini, toscanissimo, noto esperto di rock, quasi una leggenda dei locali dove si fanno concerti di qualità a Firenze e dintorni: beh, dopo averlo scoperto abbiamo passato buona parte dei nostri pomeriggi a consigliarci reciprocamente locali interessanti (lui soprattutto, per deformazione professionale e di temperamento, come mi diceva!) e bellezze naturali (noi, soprattutto): sostanzialmente, senza saperlo prima, eravamo legati da un’esperienza comune, che solo per una serie di casualità non si è incrociata, ma che ci ha fatto sentire “amici” per un po’! Bene, a Silvano Martini dobbiamo la più sensazionale scoperta di questa parte finale del nostro viaggio: Oatman!

Oatman ghost town

Per parlare di questa piccola perla, ci vorrebbe un articolo a parte, ed effettivamente  ci sarà. Motivo per cui ci limitiamo a descrivervi rapidamente Oatman come una piccola ghost town che non si arrende al suo destino fantasmatico, presa e messa in mezzo alle montagne, proprio lungo i tratti più pericolosi e impervi della 66, la celebre Bloody 66. Proprio quando penserete di non trovarla più, dopo l’ennesima curva strettissima al limitare di uno strapiombo, la vedrete lì, Oatman, coi suoi muli e i cowboys, piccola e polverosa, incastrata nel passato come se il nostro presente, là fuori, fosse un disguido spazio-temporale.

Dopo il tuffo nel selvaggio west di Oatman, ci aspetta la tappa più inquietante del nostro viaggio: Needles. Scendendo dalle montagne, lasciandovi alle spalle, Kingman e il Goose Lake, arriverete in questa città, che vi apparirà perfetta dal punto di vista strategico se state andando dal Grand Canyon a Los Angeles o a Las Vegas.  Ma, ve lo assicuro, solo dal punto di vista strategico, perché la città si presenta come il luogo più inospitale di tutta la California da noi finora visitata: nonostante le dimensioni non ridotte del centro civico, le strade sono deserte, non vi sono negozi aperti, supermercati o ristoranti minimamente appetibili sulla strada. Le poche persone che abbiamo visto in giro –sarà un caso… – sembravano comparse di un film di Tarantino o di David Lynch: spettrali, scontrose.  Forse è il luogo perfetto per prepararsi adeguatamente all’attraversamento, tutt’altro che confortevole, del Mojave Desert… In altre parole, se fate tappa a Needles, chiudetevi nel motel e guardate HBO!

Tutti gli alloggi disponibili a Needles

Se non vi convince Needles...
Volete qualche alternativa a Needles? Considerate la stessa Kingman oppure Lake Havasu City. Per maggiori approfondimenti leggete la mia guida su dove dormire tra Grand Canyon e Los Angeles

30 settembre – 1 ottobre:  Mojave Desert, Barstow, Pasadena, Los Angeles, Hollywood, Mulholland Drive

Il nostro 30 settembre è un giorno-cuscinetto: la strada da Grand Canyon a Los Angeles è molto lunga e conviene spezzare il viaggio, anche se l’infinito tragitto sul pezzo di Route 66 in California che sbudella a metà il Mojave Desert vi annoierà. Sarà inutile anche cercare qualche attrattiva sulla strada: non troverete praticamente niente, in un posto dove sono rarissimi anche i benzinai! Se questa giornata ci è servita a qualcosa, è servita per capire quanto NON convenga trovarsi a dover fare benzina in mezzo al deserto. Per quanto basse rispetto a quelle italiane, le tariffe del carburante sono tra le più alte, e colpiscono in negativo anche gli abitanti del luogo. Se vuoi qualche altro consiglio a proposito, leggi il mio articolo sulla benzina in USA.

L’unico elemento naturale che ci aveva interessati era il Pisgah Crater, a metà strada tra Needles e Barstow. Abbiamo pensato di fare una deviazione per dare un senso a quella che ci sembrava una mattinata americana buttata a mare. Beh, neanche il Pisgah Crater ci ha dato soddisfazione: la strada indicata dal navigatore ci portava a uno sterrato completamente deserto che ci ha spaventati e abbiamo girato i tacchi, memori della recente visione di Breaking Bad, girato ad Albuquerque.

L’unica consolazione, prima di arrivare a Pasadena, alle porte di Los Angeles, è stato il pranzo a Idle Spur Steak House (690 Old Highway 58, Barstow), un locale appena fuori Barstow che offre una cucina davvero ottima e a buon prezzo, in una location rilassante e arredata con grande gusto e attenzione. Decidiamo di fermarci a Pasadena, nella contea di Los Angeles, zona elegante e celebre scenario di molti film e serie tv, come Kill Bill e Big Bang Theory.

Consigli su dove dormire a Pasadena

La mattina dopo, la sveglia è quasi all’alba: usciti dal motel per arrivare a un’ora decente ai cancelli degli Studios di Hollywood, vediamo uno spettacolo davvero insolito: sulla strada, ancora affatto trafficata, camminano con eleganza incurante alcuni grossi pavoni, scena a dir poco surreale, osservata mentre sorseggiamo il nostro cappuccino. Gli Studios di Hollywood non sono grandi, ma è bene arrivare presto per visitare tutto il parco con calma, ma soprattutto per girare in macchina per le vie dove è nato e vive e vegeta il cinema americano. Non ha prezzo passare a pochi metri in linea d’aria dalla torre dell’acquedotto degli studi della Warner Bros, a Burbank.

Los Angeles Studios

Ha un prezzo invece entrare all’interno degli Studios di Hollywood, dove a tutti i cinefili sembrerà di camminare tra le strade di un sogno: in questo periodo dell’anno riuscirete, in una giornata, a fare tutte le attrazioni, che sono perlopiù in 3D o 4D (Shrek e Cattivissimo me, ad esempio): vi consigliamo vivamente di fare la Transformers Ride 3D e la classica traversata sui gommoni nel mondo di Jurassic Park, o di assistere allo spettacolo impressionante degli stuntman che mettono in scena, sotto i vostri occhi, le sequenze più memorabili di Waterworld (vuoi saperne di più? Leggi la nostra guida al parco Universal Studios). Dopo aver fatto il vostro tour in trenino lungo i veri e propri Studios, tra le strade della New York fittizia o sul set de “La guerra dei mondi”, “Psycho”  e “Lo Squalo”, se siete dei fan di David Lynch, prima di tornare in albergo, non potrete esimervi da fare un salto a Mulholland Drive, lo scenario dell’omonimo, inquietante film cult del regista americano.

2 ottobre: Orange, Disneyland

Disneyland California

Avete ragione, parliamo di Los Angeles, eppure non abbiamo mai descritto la città. Ecco la spiegazione: il nostro itinerario prevedeva gli ultimi due giorni completamente dedicati al relax e al divertimento spassionato, ragione per cui abbiamo deciso di passarli nei due parchi divertimenti più celebri della città, senza immergerci nel caos del centro abitato.

Dopo gli Studios, ci siamo immersi nel delirante traffico delle strade che collegano i distretti questa metropoli e l’abbiamo guardata prendere forma lungo la strada trafficata che va da Burbank a Orange, contea a sud di Los Angeles: la nostra meta successiva era ancora una volta un universo del fantastico: Disneyland.

Questo è certamente un posto imperdibile, che merita un approfondimento a sé: sicuramente soddisfa l’interesse, la passione e la curiosità di grandi e piccoli, presentandosi come uno smisurato parco giochi che riesce a trasmettere l’atmosfera fantastica e giocosa, finanche grottesca del mondo Disney, in tutte le sue sfaccettature, da Topolinia a Toy Story, da Davy Crockett a Pinocchio, da Tarzan a Star Wars (entrato da poco nella scuderia Disney), da Nightmare Before Christmas a Indiana Jones. Consigliamo di mangiare nell’affascinante baia dei Pirati dei Caraibi, oscura e piratesca, ma anche adeguatamente mangereccia!

3 ottobre – una capatina sul Pacifico: Manhattan Beach e ritorno

Dopo gli Studios e Disneyland, persino un maratoneta sarebbe distrutto fisicamente, ma la nostra ultima mezza giornata americana prima di salire sull’aereo per Firenze ci ha portati sulla celebre e mondana Manhattan Beach, dove abbiamo fatto uno spuntino guardando i surfisti cavalcare le altissime e violente onde che si accavallano su un mare in realtà piatto come l’olio. Sulla spiaggia, i casottini stile Baywatch e, in lontananza, le pinne dei delfini prima della distesa infinita dell’Oceano. Se avete tempo, fate un salto sul Manhattan Beach Pier e, dopo un caffè, visitate il Roundhouse Marine Studies Lab and Aquarium: l’acquario non sarà Seaworld, ma l’ingresso è a offerta libera, e potrete osservare la fauna marina del luogo. Dalla spiaggia all’aeroporto c’è poca strada: il tempo di abbandonare la nostra Cadillac alla sede Hertz e siamo già ai saluti, certo malinconici, ma consapevoli di quanto questo viaggio rimarrà nei nostri cuori, e di quanto valore abbia un ritorno pieno d’esperienza. Arrivederci America, non ti si dimentica così facilmente.

Vi siete persi le prime 3 parti di questo affascinante diario di viaggio?

  1. New York in 4 giorni: la metropoli del desiderio americano
  2. Da San Francisco a Las Vegas: fra civiltà avanzata e natura indomita
  3. Da Las Vegas a Monument Valley: itinerario tra Utah e Arizona

Un Consiglio Importante:
Ricordati l’assicurazione sanitaria, non farla potrebbe rovinarti la vacanza in USA! Se non sai come orientarti nella scelta puoi leggere la nostra guida: Assicurazione USA: come scegliere la polizza migliore?

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Bernardo Pacini

Scrivo di viaggi in USA e Spagna, ma ho pubblicato anche alcuni libri di poesia e traduzioni di poeti americani. Tra le mie passioni, oltre ai viaggi, la letteratura, la musica prog, la Fiorentina e la buona cucina.

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