Day 7 Crater Lake

Da Vancouver a San Francisco in 14 giorni: itinerario lungo il Pacific North West

Luglio 3, 2023 /

Pubblichiamo il diario di viaggio del nostro amico Luca, che ha intrapreso un affascinante viaggio on the road lungo le maestose bellezze naturali del Pacific North West. Partendo da Vancouver in Canada, ha percorso in direzione sud la costa nord ovest del Pacifico, esplorando gli stati di Washington e Oregon arrivando infine in California. La bellezza mozzafiato che ha incontrato lungo questo percorso è destinata a rimanere indelebile nella memoria.     

Day 1 Vancouver

Day 1 Vancouver vista da Stanley Park

Tre settimane fa abbiamo deciso di fare un viaggio negli Stati Uniti e dopo alcune valutazioni abbiamo scelto: costa nord-ovest in direzione sud!
Partiamo da Milano e con scalo a Francoforte e atterraggio a Vancouver nel primo pomeriggio.

Un piccolo inconveniente con un bagaglio danneggiato non ci ferma e partiamo dall’aeroporto con un taxi per l’appartamento che abbiamo affittato per una notte. Lasciamo lì i bagagli e con la metro andiamo in centro a Vancouver scendendo al capolinea della Canada Line (Waterfront). Lì passeggiamo guardando il Canada Place e il Downtown.

Non avendo molto tempo chiediamo a un taxi di portarci a fare un giro per lo Stanley Park, fermandoci in alcuni punti panoramici. Da lì ritorniamo a Canada Place per guardare lo spettacolo Fly over Canada! Con un maxi schermo simile all’IMAX dura circa 25 minuti e fa “volare” sui paesaggi più belli della nazione. I sedili si muovono come se si fosse in volo, tuttavia non siamo rimasti molto contenti, soprattutto per l’alto prezzo del biglietto.

Alle 22:00 a letto per riposarsi e prepararsi al viaggio verso Bellingham, WA.

Day 2 Vancouver-Bellingham

Day 2 Orcas islandsAiutati dal fuso orario ci svegliamo alle 4:30 del mattino per dirigerci verso la Pacific Central Station dove abbiamo prenotato il treno (Amtrack) alle 6:35 per Bellingham. Bisogna essere in stazione un’ora prima per le procedure alla dogana (molto lunghe). Il treno parte in ritardo perché alla dogana c’erano solo 3 agenti invece che 4. Il viaggio è confortevole, anche se lento rispetto ai treni italiani. In alcuni tratti è molto panoramico.

Scendiamo alla stazione di Bellingham e prendiamo un taxi per l’aeroporto dove abbiamo noleggiato una macchina con la quale guideremo fino a San Francisco.

Presa la macchina ci dirigiamo nel nostro appartamento e scarichiamo i bagagli. Facciamo una breve spesa da Winco e prepariamo i panini per il pranzo. Ripartiamo per il Deception Pass State Park dove ci fermiamo per un picnic. Il parco è meraviglioso, con spiagge e scorci mozzafiato sul mare. Merita davvero.

Da lì andiamo ad Anacortes (15 minuti di macchina) dove alle 15:30 parte il giro in barca che ci porta a vedere le orche! Il nostro giro è durato più di 4 ore. Si naviga in mezzo alle isole di San Juan, potendo apprezzarne la natura e le particolari conformazioni. Abbiamo visto le foche, due famiglie di orche, un’aquila e il suo nido, diversi harbor porpoise (dei piccoli delfini) e tanti uccelli marini. Assolutamente da non perdere.

Day 3 Bellingham – Issaquah

Day 3 Diablo Lake e Snoqualmie Fall
Snoqualmie Falls

Partiamo da Bellingham verso le 9:00 con alte aspettative: oggi incontriamo la catena delle North Cascades! Andiamo in direzione di Baker Lake con l’idea di provare una camminata sulle pendici di Mount Baker. Ma, arrivati nei pressi del lago, vediamo che Mount Baker è tutto coperto di nubi.

Perciò decidiamo di dirigerci verso il Visitor center del North Cascades National Park per chiedere informazioni su cosa fare visto il meteo. Il nostro desiderio era di fare una bella camminata con vista sui ghiacciai. Ci consigliano di provare ad andare al Cascade Pass ma purtroppo non ci stiamo con i tempi. Così attraversiamo il parco sulla Highway 20 fino a Lake Ros fermandoci nei punti panoramici. La strada è molto bella e facile da guidare ed è un’ottima opzione per vedere un po’ di questo parco.

Tornando indietro ci fermiamo al Colonial Creek Campground dove ci ritroviamo sulla spiaggia del Diablo Lake. Il luogo ci ammalia e ci fermiamo lì per il pranzo. Dopodiché partiamo a piedi per fare il Thunder Knob Trail. Dura circa 2 ore tra andata e ritorno ed è alla portata di tutti. Ci fa attraversare la foresta attorno al lago offendo alcuni scorci sul Pyramid Peak e i suoi ghiacciai. Finalmente! In cima alla camminata si ammira una bella vista su diversi punti del lago e le montagne circostanti.

Torniamo davvero soddisfatti e ripartiamo in direzione Snoqualmie Falls (le cascate di Twin Peaks!). Dopo un viaggio di 2 h 45 min arriviamo a queste cascate mozzafiato. Il parco è tenuto benissimo e c’è un percorso che porta a vederle anche dal basso. Pernottiamo a Issaquah e ci prepariamo per Seattle e l’Olympic National Park.

Day 4 Issaquah – Seattle – Forks

Day 4 Seattle and Mora Beach 2Partiamo da Issaquah alle 8:15 perché vogliamo fare colazione a Seattle al primo Starbucks di sempre, ma la coda per entrare ci scoraggia (il locale è molto piccolo ed affollato) e preferiamo lo Starbucks di fianco. Attraversiamo il vivace Pike Place Market e compriamo il cibo per il pranzo. È un mercato insolito per l’America, con bancarelle di tutti i tipi, soprattutto cibo e fiori.

Prendiamo la monorail (vedi la nostra guida su come muoversi a Seattle) che in due minuti ci porta allo Space Needle, una torre panoramica dalle forme futuristiche ispirate dalla corsa allo spazio, costruita per l’esposizione universale del 1962. Consigliamo di andare entro le 10 di mattina o in orario serale per pagare di meno, oppure di prenotare per evitare i lunghi tempi morti di attesa alle biglietterie.

In cima, aiutati dalla giornata tersa, ammiriamo Seattle dall’alto e in lontananza vediamo Mount Baker che il giorno prima ci si era celato. Ma ancora più imponente ci appare il Mount Rainier e ci chiediamo se forse sarebbe stato meglio passare un giorno esplorandolo. Scendiamo dallo Space Needle e ci dirigiamo verso la Olympic Peninsula.

Day 4 Seattle and Mora Beach 1L’idea iniziale è di fare il primo tratto in traghetto, ma le code ci scoraggiano e decidiamo di fare tutto il tragitto in macchina passando per Tacoma. Purtroppo troviamo molto traffico sul ponte dello Hood Canal (per chi volesse passare da qui consigliamo di controllare sul sito gli avvisi perché talvolta il ponte si apre per far passare le navi di grosso cabotaggio). Raggiungiamo Port Angeles e il Visitor Center dell’Olympic National Park ma per il traffico siamo in ritardo di due ore sulla nostra tabella di marcia e non riusciamo quindi a visitare la Hurricane Ridge che tutti però ci consigliavano.

Proseguiamo da Port Angeles verso Forks e lungo la strada ci fermiamo ad ammirare alcuni paesaggi lungo Lake Crescent. Giungiamo a Forks e da lì decidiamo di andare a mangiare sull’oceano a Mora. Troviamo un paesaggio mozzafiato mentre ammiriamo il tramonto sull’oceano. Il ristorante purtroppo è pieno ma scopriamo che è in corso una piccola fiera estiva con gazebo e street food molto economico. Ci rifocilliamo e torniamo nel nostro tranquillo bungalow nel bosco di Forks.

Day 5 Forks – Olympia

È domenica e ci svegliamo per andare a messa alle 8:30 nella St. Anne Catholic Church di Forks. Incontriamo una piccola comunità di persone di tutte le età e rimaniamo colpiti dalla bellezza dei canti accompagnati da chitarra, pianoforte e basso. I locali ci accolgono, ci salutano e ci augurano una buona giornata.

Ci dirigiamo verso la famosa Ho Rainforest. L’attesa è grande, ma quello che troviamo è ancora più grande: ci attraversa la strada un orso nero! L’emozione è grande ma le sorprese non finiscono qui, perché vediamo una piccola mandria di cervi che si abbeverano nel fiume Ho. Quando arriviamo al Visitor Center e comunichiamo alla ranger i nostri avvistamenti, lei rimane molto stupita e ci dice che è il nostro “lucky day”.

La nostra mattinata prosegue facendo due splendidi sentieri: lo Spruce Trail e la Hall of Mosses (in tutto circa due ore). L’atmosfera è fatata e la vegetazione regala sorprese ad ogni angolo, perché si tratta di una delle pochissime foreste pluviali in clima temperato. Ripartiamo prima di pranzo e andiamo verso l’oceano seguendo la strada principale.

Facciamo il nostro picnic e una breve passeggiata sulla spiaggia dell’Oceano Pacifico, dove la giornata da splendida viene improvvisamente avvolta da un banco di nebbia. Ripartiamo per la Ranger Station di Lake Quinault. Il lago è bellissimo, il sole è tornato a splendere ma uno di noi non si sente bene, per cui non facciamo il bagno e andiamo ad Olympia. La casa prenotata è bellissima ma i proprietari ci avvisano che poco prima del nostro arrivo si è rotta la pompa dell’acqua. Otteniamo il rimborso della spesa e troviamo alloggio al Best Western di Olympia

Day 6 Olympia – Redmond (OR)

Day 6 Mount Hood e Painted Hills1
Painted Hills

La notte al Best Western ci rigenera per quello che sarà il nostro vero “on the road day”: ci aspettano circa 8 ore di guida, e chissà quante sorprese. La prima meta è la gola del fiume Columbia, un luogo di una natura meravigliosa, reso leggendario dalla spedizione di Lewis e Clark. Dopo Portland, facciamo la prima parte sulla Historic Route con l’intento di ammirare dall’alto la gola, fermandoci per vedere le Multnomah Falls, dove però non troviamo parcheggio.

Proseguiamo fino alla Horsetail Fall, dove decidiamo di fermarci per percorrere un breve e ripido sentiero che ci porta alla cascata superiore. Ripartiamo in direzione Hood River, con l’intenzione di fermarci per una breve sosta, ma quello che troviamo ci ammalia: il fiume (che è largo quanto un lago) è pieno di kiteboarders e windsurfers che con le loro vele variopinte rallegrano il blu dell’acqua. Scopriamo che Hood River è la capitale mondiale del kiteboarding grazie ai forti venti che si incanalano in quel punto della gola.

Decidiamo di mangiare in riva al fiume ammirando lo spettacolo (ormai sta diventando una costante di questo viaggio il picnic di fronte a uno specchio d’acqua). Dopo pranzo ripartiamo in direzione Painted Hills, decidendo di costeggiare le pendici di Mount Hood. Appena ci stacchiamo dalla gola, cambia completamente il paesaggio, e ci troviamo in una valle dove i vigneti si alternano a coltivazioni di mele. Davanti a noi si staglia da subito Mount Hood con le sue pendici innevate, che piano piano si avvicinano.

Day 6 Mount Hood e Painted Hills2

La strada si addentra nella foresta fino a uno slargo dove ci fermiamo per un bagno rinfrescante in un ruscello. Ripartiamo e mentre ci lasciamo alle spalle Mount Hood, cambia nuovamente il paesaggio: la catena delle Oregon Cascades ci accompagna sulla nostra destra con le sue cime innevate, ma noi siamo su un grandissimo altopiano semidesertico.

Attraversiamo la riserva indiana di Warm Springs scoprendo che la strada ci fa scendere e risalire in un canyon scavato dal fiume Deschutes. Proseguiamo sull’altopiano in direzione Painted Hills dove lentamente la strada si innalza attraversando la splendida foresta di Ochoco (suggeriamo di fare benzina a Madras o a Prineville). Valicato il passo, scendiamo nel territorio delle Painted Hills, che tuttavia non si lasciano scoprire se non nell’ultimo chilometro di strada prima del parco.

Rimaniamo a bocca aperta e percorriamo la strada sterrata che attraversa il parco fermandoci in alcuni punti dove sono segnati dei sentieri. Ci accorgiamo che il momento migliore per vedere queste colline e i loro colori è proprio il tardo pomeriggio, perché sono esposte principalmente a ovest. Ci sono pochissimi turisti eppure c’è una ranger station attrezzata, tanto silenzio e tanta bellezza. Siamo dell’idea che non si può andare in Oregon senza passare da qui. Ripartiamo e ci dirigiamo a Redmond per pernottare, contenti di aver vissuto una giornata sorprendente, in cui ogni istante ci ha regalato tanta bellezza da vedere.

Day 7 Redmond – Chiloquin

Day 7 Crater Lake
Crater Lake

Dopo le fatiche del giorno precedente ci prendiamo una giornata dai ritmi più rilassati. In città facciamo rifornimento da Walmart e in tarda mattinata ci dirigiamo verso il Crater Lake, unico appuntamento della giornata. Dopo due ore di viaggio arriviamo all’oro del cratere, dove ancora si trovano lingue di neve. Il lago è a circa 2000 m di quota.

Appena la strada raggiunge l’orlo del cratere veniamo immediatamente colpiti dall’intenso color blu del lago contenuto all’interno. Il colore è dovuto alla notevole profondità del lago. Ci dirigiamo verso il Cleetwood Cove Trail, l’unico luogo dal quale si può scendere fino alla riva. Giunti in basso ci ritagliamo uno spazio all’ombra di un albero sedendoci su alcune rocce. Prima di pranzo c’è tempo per un rapido tuffo in acqua molto bella, tonificante e fresca. Poi continuiamo la nostra collezione di picnic e specchi d’acqua, ma non siamo soli perché ci assediano degli scoiattoli americani (tamia; quelli di Cip e Ciop) che pretendono di partecipare al nostro pranzo. Facciamo amicizia con alcuni loro condividendo pezzi di pane, foglie di insalata e, per la loro gioia, arachidi!

Approfittiamo della bella giornata per un pisolino in riva al lago appollaiati sulle rocce (non c’è una vera e propria spiaggia perciò la sistemazione è molto arrangiata; per chi vuole più agio conviene mangiare nelle aree picnic). Ci suggestiona scoprire che un tempo qui c’era un vulcano alto più di 3000 m che circa 7000 anni fa è esploso violentemente implodendo su se stesso dimezzandosi per altezza. Ora il medesimo luogo, un tempo teatro di distruzione, è la culla di uno spettacolo di raffinata bellezza dove l’acqua piovana e lo sciogliersi della neve generano un lago unico al mondo.
Verso metà pomeriggio riprendiamo la macchina e ci dirigiamo a Chiloquin dove abbiamo una bella casetta in una pineta per cenare e riposarci.

Day 8 Chiloquin – Mount Shasta

Day 8 Lava Beds2Siamo a metà viaggio ed entriamo oggi in California. Partiamo con calma in tarda mattinata dirigendoci verso il Lava Beds National Monument. Sappiamo che troveremo tracce significative dell’attività vulcanica di quest’area e pensiamo di fermarci solo qualche ora. Troviamo però una visita guidata da un Ranger appena dopo pranzo e ne approfittiamo.

Veniamo portati dentro i “lava tubes”, dei veri e propri tunnel sotterranei nei quali scorreva la lava. Siamo passati dal blu intenso di ieri ai grigi e ai neri. Scopriamo via via una serie di grotte dentro le quali è possibile camminare. Non è necessaria la torcia perché al Visitor Center la prestano ai turisti per l’intera giornata.

Day 8 Lava Beds1

Inoltre, il parco conserva la memoria della guerra del 1870 tra gli indiani Modoc e gli americani. Perciò alterniamo la visita alle grotte con quella ad alcuni luoghi di questo scontro. In particolare percorriamo il breve sentiero di Captain Jack’s Stronghold, dove una sessantina di Modoc si sono asserragliati prendendo come fortezza le conformazioni rocciose del terreno.

Finiamo la giornata visitando il Petroglyphs’ Point Trail e il monte sovrastante sul quale si sale attraverso un sentiero breve e ripido appena dopo il punto dei petroglifi. Siamo ormai a sera e ci dirigiamo verso Mount Shasta.

Day 9 Mount Shasta – Red Bluff

Day 9 Mount Shasta e tramonto a Red Bluff1Anche oggi la giornata ci serve su un piatto d’argento un altro gioiello della natura, il Monte Shasta, alto più di 4300 metri. Dormiamo bene nella cittadina omonima alle sue pendici e ci prepariamo a una giornata di camminate in montagna. Abbiamo studiato varie ipotesi di escursioni, ma decidiamo comunque di passare dalla Ranger Station in città per informarci sulle condizioni dei sentieri. Così scopriamo che una delle nostre candidate più autorevoli, Squaw Meadow, è inaccessibile a causa della neve.

Di conseguenza scegliamo l’Horse Camp Trail, un’agevole camminata di poco meno di tre chilometri con un dislivello di circa 330. Il sentiero è ben segnato e alla portata di tutti. In cima si arriva a un campo base, dove scopriamo una fresca sorgente d’acqua (anche oggi facciamo un picnic in prossimità di una fonte d’acqua). Dall’Horse Camp (2400 metri) il sentiero in realtà prosegue in direzione di Helen’s Lake (3300 metri), una conca piena di neve che in estati particolarmente torride di scioglie e forma un laghetto. Dal campo fino a Helen’s Lake ci vogliono almeno due ore se il passo è sostenuto.

Decidiamo di proseguire anche noi fino a Helen’s Lake per avvicinarci alle nevi perenni del Monte Shasta. Camminiamo per un’ora abbondante per arrivare ai margini dei nevai, e in lontananza vediamo la tenda dei Ranger posta vicino a Helen’s Lake. C’è tempo per ammirare il panorama è guardare dall’alto verso l’alto le cime di roccia rossa che trapelano tra le nevi. La discesa è un momento per divertirsi scivolando su varie lingue di neve in piccole gole che in un quarto d’ora ci riportano a Horse Camp.

Da lì torniamo alla base, prendiamo la macchina e ci dirigiamo in direzione Red Bluff, soddisfatti per una giornata di vera montagna. Lungo la strada ci fermiamo dal benzinaio e uscendo dalla macchina percepiamo i 40 gradi californiani (ecco la nostra guida sul clima della California). E pensare che siamo partiti dai 15 di Vancouver! A Red Bluff decidiamo di magiare la “steak”, affamati di carne rossa locale dopo aver visto sterminati pascoli di vacche a partire dal sud dell’Oregon.

Ci fermiamo alla Green Barn Whiskey Kitchen e ordiniamo tre tagli diversi di carne tenerissima e succulenta. La cena è memorabile e molto contenti ci ritiriamo nel nostro cottage in un ranch 27 km a est di Red Bluff sulla strada verso il Lassen National Park. C’è tempo per ammirare il tramonto californiano e poi ci addormentiamo.

Day 10 Red Bluff – Lassen – Arcata

Day 10 Il cratere del Lassen, Mount Shasta sullo sfondo e la farfalla
Cratere del Lassen

Ci svegliamo un po’ prima del solito perché abbiamo una giornata impegnativa davanti: Lassen National Park e poi 4 ore di macchina fino alla costa. Per un attimo siamo tentati di rinunciare al Lassen perché vediamo che il sentiero principale (Bumpass) è chiuso per lavori: lì si potevano ammirare numerose attività geotermali tipiche del parco. Tuttavia non demordiamo e ci dirigiamo nel parco, entrando da sud.

Il Visitor Center è molto attrezzato e riceviamo informazioni sulla condizioni dei sentieri: in alto infatti c’è ancora molta neve. Decidiamo di divederci su due sentieri diversi: due di noi partono dai Sulphuric Works (luogo di fumarole e fanghi ribollenti) per dirigersi ai Ridge Lakes, attraverso un percorso di circa 1,6 km di salita costante piuttosto ripida con alcuni punti coperti di neve. La vista finale è stupenda e appaga perché si vede un lago montano ancora circondato di neve e contornato da rocce rosate e fiori gialli.

Il terzo tra noi sceglie invece di arrivare in vetta al Lassen Peak (3200m circa). Per arrivare all’attacco della camminata si passa dal lago Helen che è ancora parzialmente ghiacciato benché siamo a fine luglio. La vista è meravigliosa perché regala acqua tersa e ghiacci azzurri.
Poco dopo, tra muri di neve, parte l’attacco del sentiero che raggiugne la vetta del Lassen. Il primo terzo di percorso è ancora coperto dalla neve, ma non è pericoloso. Basta calzare degli scarponi e si va tranquilli. La salita è costante durante tutto il sentiero, ma non è particolarmente impegnativa tanto che sono molte le famiglie con bimbi piccoli che si avventurano verso la vetta.

Mano a mano che si sale la neve diminuisce e aumenta il vento, che porta con sé numerose farfalle. In cima si gode di una vista a 360 gradi sulla California del nord e si ammira da vicino il cratere del Lassen, sapendo che prima o poi erutterà di nuovo. La salita è durata circa un’ora e quaranta mentre la discesa è molto più veloce perché, approfittando di numerose lingue di neve accanto al sentiero, si può scendere scivolando seduti su un k-way, con molto divertimento e poco rischio.

Dal Lassen partiamo per Arcata, sulla costa. La strada diventa ben presto impegnativa per le numerose curve attraverso la Trinity Forest. Bisogna armarsi di pazienza perché basta incontrare un truck per andare piano con poche possibilità di sorpasso. Raggiungiamo Arcata verso sera e veniamo avvolti da banchi di nebbiolina umida. Anche oggi siamo passati dai 40 gradi di Red Bluff ai 18 della costa. La nostra host è molto gentile e ci dà alcuni suggerimenti per il giorno successivo davvero utili.

Day 11 Arcata – Avenue of the Giants – Little River

Siamo ad Arcata perché avevamo intenzione di dirigerci brevemente a nord per visitare il Redwood National Park, e da lì ridiscendere a sud verso Mendocino. Ma la nostra host ci dice che per vedere le sequoie è inutile allungare verso nord, perché si passa dalla Avenue of the Giants, parte dell’Humboldt State Park. Proprio qui in realtà si trovano le sequoie più alte del mondo e in un’ora arriviamo al parco. Si esce dalla 101 per percorrere la cosiddetta Avenue of the Giants, un vero e proprio “viale” che entra nelle foreste vergini di sequoie.

Non appena entriamo le proporzioni cambiano perché ci ritroviamo sotto gli esseri viventi più alti del mondo, che raggiungono anche i 100 metri di altezza. Lungo la strada si trovano numerosi negozi di souvenir in legno, dove compriamo alcuni regali da portare in Italia (quando inizia la fase dei regali vuol dire che il viaggio volge al termine). Dopodiché entriamo nel parco e ci fermiamo per fare un sentiero attorno al Giant Tree, che con i suoi 115 metri di altezza è uno degli alberi più alti del mondo.

Bisogna stare attenti ai cartelli, perché la nostra intenzione era di fare un brevissimo loop di dieci minuti, ma sbagliando direzione facciamo un sentiero di un’ora e mezza nella foresta di sequoie: il percorso è sicuramente molto suggestivo ma sballa i nostri orari. Al termine facciamo un bagno nelle pozze del Bull Creek, seguito dal nostro consueto picnic. Dopodiché ci dirigiamo verso Little River, appena a sud della nota località di Mendocino.

La strada torna a essere subito molto tortuosa, come già avevamo visto il giorno precedente (in California non abbiamo trovato gallerie, perciò vista la conformazione montuosa di gran parte dello stato le strade seguono l’andamento dei pendii). Lungo la strada tuttavia troviamo una piacevole sorpresa, perché uno splendido esemplare maschio di cervo ha scelto di pascolare lungo il nostro tragitto, senza essere per nulla infastidito dalla (rara) presenza delle auto.

Ci fermiamo per diversi minuti ad ammirare una creatura davvero maestosa. Ripartiamo per Mendocino dove alle 17:30 andiamo a messa alla Saint Anthony Church. Prima di dirigerci verso il nostro cottage, passiamo dal Fern Canyon che non ci lascia particolarmente impressionati. Più interessante invece si rivela la Pigmy Forest, una foresta mignon di alberi anche antichi che però non riescono a svilupparsi in altezza a causa della particolare acidità del suolo. Cerchiamo poi un luogo adatto per ammirare il tramonto dalla costa e infine andiamo nel nostro cottage per cenare e riposarci. C’è da dire che tutta questa zona è molto cara, perciò potrebbe essere utile dormire nell’entroterra più che sulla costa.

Day 12 Little River – San Francisco

Siamo fortunati perché a pochi minuti dal nostro cottage una cooperativa di agricoltori (The Grange) organizza una volta al mese per 8 dollari a testa una colazione all-you-can-eat a base di pancakes e prodotti locali. Ci sediamo a una tavolata di americani delle fattorie, molto cordiali e accoglienti, che ci spiegano che con queste colazioni raccolgono fondi per progetti sociali nel loro territorio. Il cibo è delizioso e abbondante.

Da lì partiamo in direzione del Point Reyes National Seashore, l’ultimo parco che vedremo prima di entrare a San Francisco. Purtroppo sulla costa non prende quasi mai internet, e quindi non riusciamo ad avere informazioni su quale tragitto è più veloce. Scegliamo la strada costiera, la Highway 1, ma ben presto ci mangiamo le mani: il tracciato è lunghissimo e pieno di curve, con enormi difficoltà di sorpasso e frequenti rallentamenti dovuti al traffico e ai lavori stradali. Inoltre, il panorama, pur bello, non è tale da giustificare la scelta di questo tracciato. Probabilmente se avessimo percorso la 101 fino a S. Francisco per poi risalire su verso il Point Reyes il viaggio sarebbe stato più breve.

Raggiungiamo il parco con due obiettivi: osservare la faglia di sant’Andrea e vedere gli elefanti marini. La prima si trova accanto al Bear Valley Visitor Center. Da lì però scopriamo che per andare nelle spiagge dove si trovano gli elefanti marini occorre guidare ancora 45 minuti verso Point Reyes. Siccome non abbiamo tempo a sufficienza decidiamo di andare alla più vicina Limantour Beach dove mangiamo e ci fermiamo per un breve riposo. È una bella spiaggia, molto frequentata da americani. L’acqua è fredda e in spiaggia ci sono circa 20 gradi. Ma il sole splende e rende l’atmosfera piacevole.

Da lì rimontiamo in macchina e in un’oretta arriviamo al Golden Gate Bridge! Dopo più di 4000 km e circa 45 ore di guida eccoci al termine del viaggio: San Francisco. Rimaniamo un po’ storditi da questo ambiente così cittadino dopo che abbiamo passato tutto il viaggio in mezzo ai parchi o su strade per lo più solitarie.

Ancora non abbiamo incontrato alcun italiano. E di turisti stranieri ne abbiamo comunque visti pochi: giusto qualche olandese e qualche tedesco.
Ci sistemiamo nel nostro appartamento situato in Outer Sunset e poi scegliamo di andare a passeggiare nella ChinaTown, dove mangiamo in un ristorante cinese insieme a un nostro amico che vive in città. Spendiamo poco e mangiamo bene. Dopo cena facciamo un giro su un cable car fino a Ghirardelli Square. Da lì con Uber rientriamo a casa per un meritato riposo.

Day 13 San Francisco

Diario di viaggio North WestSoffriamo di astinenza e perciò nulla ci può togliere una colazione da Starbucks. Siamo un po’ straniti, tutta questa gente e questo contesto urbano ci stona un pochino rispetto alle bellezze naturali che hanno caratterizzato il nostro viaggio. Perciò con un po’ di nostalgia ci prepariamo a visitare la città. Scopriamo il gruppo della San Francisco City Guides, un’associazione di volontari che portano in giro gratis i turisti attraverso percorsi caratteristici. Scegliamo la guida delle 11 per visitare il Fisherman’s Wharf. La guida dura circa 1 ora e 45 minuti e, come si dice in inglese, “it’s worth it”!

Infatti si vengono a scoprire numerosi aneddoti e storie avvenute a San Francisco. In particolare incontriamo alcune storie di italiani immigrati in città a metà dell’Ottocento e che sono stati decisivi nella storia della città. Tra tutti spiccano le famiglie Ghirardelli, Alioto-Lazio e Di Maggio. La nostra guida Nicole è preparatissima e molto disponibile con noi e gli altri partecipanti al gruppo (australiani e francesi).

Dopo la visita mangiamo la famosa Clam Chowder al Pier 39. Prendiamo un Uber per spostarci velocemente dopo pranzo alla Mission Dolores. Lì tocchiamo con mano la scoperta di San Francisco e gli inizi della missione e della piccola colonia spagnola. È un posto poco visitato ma ricco di documenti e di testimonianze. Molto interessante è il tipo di rapporto che i francescani cercavano di instaurare con i nativi nelle loro missioni.

Ci trasferiamo poi al Golden Gate Park dove visitiamo in circa due ore la nota California Academy of Sciences. È un museo di storia naturale con fossili, scheletri, acquari, habitat ricostruiti e un planetario digitale. Proprio quest’ultimo, benché molto pubblicizzato, ci delude perché i documentari proiettati su uno schermo a cupola sono tutti prodotti digitali e perciò non fanno vedere riprese dal vivo. Il resto del museo è invece di altissimo interesse e molto capace di spiegare e catturare l’attenzione (spettacolare il passaggio nella cupola di vetro sopra la quale nuotano i pesci del Rio delle Amazzoni).

Prima di cena abbiamo tempo per passare dal mall per un breve shopping dedicato ai regali da portare in Italia. Infine, proseguiamo il tour culinario asiatico mangiando in un BBQ coreano, caratterizzato da tavoli con al centro ciascuno una griglia su cui cuocere la carne cruda che si è ordinato.

Day 14 San Francisco – Milano

Impacchettiamo i bagagli e decidiamo di approfittare del tempo rimasto per un’altra guida delle San Francisco City Guides. All’una c’è una visita di un’oretta al Japanese Tea Garden, situato dentro al Golden Gate Park. La guida non è brillante come il giorno precedente ma è comunque preparata e rende ancor più godibile la passeggiata attraverso questo giardino così armonico e rilassante. Possiamo dire che avvalersi di questi giri guidati gratuiti (alla fine viene solo chiesta una donazione libera per l’associazione) è un’opportunità da sfruttare per conoscere la città attraverso chi ci vive.

Dopo la visita c’è tempo per un ultimo pranzo e scegliamo Taco Bell, per non farci mancare proprio alcun aspetto dell’America! Infine è il momento della riconsegna della macchina e del volo diretto da San Francisco a Milano. Su Airitaly ci troviamo bene, soprattutto per il cibo servito nei pasti che è di qualità molto superiore a tutti i pasti nelle altre aerolinee. Ed eccoci nuovamente in Italia con gli occhi e il cuore pieni di tanta bellezza vista nella natura e nella possibilità di passare del tempo insieme tra noi in maniera più stretta. E insieme alla gioia di essere tornati a casa con tante racconti da condividere ci portiamo anche il desiderio di continuare a scoprire tutti gli Stati Uniti, stato per stato.


Un Consiglio Importante:
Ricordati l’assicurazione sanitaria, non farla potrebbe rovinarti la vacanza in USA! Se non sai come orientarti nella scelta puoi leggere la nostra guida: Assicurazione USA: come scegliere la polizza migliore?

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