All’inizio era solo una piacevole lettura, è mia passione curiosare tra i racconti di viaggio, consapevole del fatto che tutto sarebbe stato fuori dalla mia portata, quindi la lettura si fermava al solo racconto, e di più non osavo andare oltre.
Poi un po’ per volta inizio a giocare con Google Maps e diventa ancora più lontana l’ipotesi di un viaggio di questo genere per me. Ma leggendo vari racconti e andando nella mia agenzia viaggi di fiducia, rimango colpita profondamente da un itinerario, e li scatta la scintilla… Questo è un viaggio troppo bello per lasciarlo solo su carta…
Così un anno fa inizia la progettazione, all’inizio sono solo bozze e itinerari improbabili, man mano che passano i mesi il progetto prende sempre più corpo. Finché a Marzo chiamo Lory, la mia fidata agente di viaggio ed assieme iniziamo i preventivi di volo e noleggio auto, naturalmente fa tutto lei questo sviluppo, a me rimarrà solo il viaggio nel cuore. Fatto e disfatto moltissime volte, addirittura durante lo svolgimento del percorso.
Eh si; perché il grande lavoro per me è stato anche tracciare si un programma, ma lasciare spazio all’improvvisazione e all’avventura, per dare sale e pepe a tutto il viaggio, in modo da lasciare la possibilità di goderci assieme, anche la piacevole improvvisazione, e ce ne sono state molte di sorprese, quasi tutte piacevoli e benvenute, naturalmente qualcuna meno piacevole, ma questo era l’intento del viaggio, una esperienza che avesse un suo respiro, che fosse il viaggio stesso il protagonista e noi; diventare attori dentro al palcoscenico della natura.
Indice
Partenza
La natura non è mancata anzi, volevamo proprio che fosse la protagonista principale, infatti non era presente nessuna città, nessuno shopping, nulla che non fosse paesaggio e panorama, luoghi ameni, strade panoramiche, paesini caratteristici che vivessero di vita propria.
Alla fine ci siamo riusciti, o meglio, il viaggio ci ha permesso di essere vissuto, lasciando ogni apertura al caso e seguendo …. se vogliamo dirlo …. il sole, con i nostri ritmi naturali, niente sveglie, niente scadenze predefinite, totale assoluta libertà.
Nonostante la fotografia sia il mio hobby, anche quella è stata messa a cuccia, nessuna corsa per albe o tramonti, accogliendo tutto come veniva, lasciando sempre il viaggio come protagonista principale.
A distanza di un mese ancora non siamo riusciti a elencare i ricordi, è ancora tutto un rincorrersi ed appallottolarsi di immagini, se mi viene chiesto se ho nostalgia non so cosa rispondere, perché mi sento come se non fossi ancora rincasata.
Mi sento ancora come dentro al viaggio come se ancora non fosse concluso, per questo motivo scrivere un diario di viaggio come non mai mi riesce molto difficile. Non c’è Africa, non c’è mare tropicale né oceano indiano che tenga, niente può competere con la sensazione che provo dentro di me, un appagamento tanto totale e nello stesso modo, una fame insaziabile di riprendere quello che sento non aver concluso, come se avessi lasciato un mestiere incompiuto, di sicuro una parte di me.
Ci ritroviamo così di primo pomeriggio in aeroporto a Venezia, che insomma…lasciatemelo dire, anche se sono di parte, partire da Venezia ha già un suo fascino, l’aereo è bellissimo e nuovo, un dreamliner di American Airlines con moltissimo spazio per le gambe che purtroppo verrà sciupato a causa che le file centrali sono vuote e quindi ci siamo spostati in centro avendo ben tutta la fila a disposizione, quindi già si parte bene, due parole su AA, gli aerei per le lunghe tratte sono comodi e con un buon servizio, per me ottimo.
Intrattenimento buono, pasti pure, caffè, acqua sempre a disposizione, mentre nelle tratte brevi gli aerei sono più spartani e non sempre sono dotati di intrattenimento, non è raro vedere persone che salgono a bordo con le provviste, anche con la scatola della pizza o il lunchbag, con cibo insomma, rimane comunque per me una buona compagnia.
Arrivo in Usa
Facciamo scalo a Chicago, questa volta per fortuna il controllo immigrazione è talmente veloce da non rendersi conto. Fantastico. Non sono state le due ore e mezzo dello scorso anno a Philadelphia, quindi cambio veloce per Denver, con aereo molto più semplice ma sempre buono.
Devo dire che abbiamo viaggiato sempre con un solo bagaglio a mano, almeno per quanto riguarda AA, controlla le misure ma non il peso quindi molto bene, anche se in questa ultima tratta prima di salire in aereo hanno imbarcato in stiva i bagagli a mano, cosa che non mi ha reso molto felice dal momento che avendo tutto li dentro ho pensato… speriamo bene.
È andato comunque tutto ok, un po di giretti in aeroporto a Denver per cercare i bagagli, ma è andato tutto bene, quindi abbiamo preso la navetta che ci porta per il ritiro auto, il noleggio auto è avvenuto con Hertz, ci siamo trovati molto bene ed abbiamo avuto un’ottima auto, dal momento che sarebbe stata la nostra “casa” per due settimane, infatti comoda e sicura compagna.
Troviamo subito nelle vicinanze il nostro hotel che Lory aveva già prenotato assieme al volo e all’automobile. Naturalmente prestissimo siamo già svegli, io addirittura dormo solo un’ora, scendiamo per la colazione e rimaniamo stupiti dal fatto che la gente era praticamente accampata con il piatto ovunque nella hall dell’hotel, scoprendo che non c’era una vera e propria sala per le colazione ma un …”fai un po’ te vedi come ti riesce meglio” ed è in questo frangente che entriamo ufficialmente nel nostro viaggio fatto di improvvisazioni e di adeguarci al momento, un affettuoso e carinissimo cameratismo coinvolti dalle persone che incontreremo lungo tutto il nostro tour.
Bene, così anche noi prendiamo piatto e tazza e seguiamo l’esempio, sul momento un po’ perplessi ma poi tutto diventerà di una familiarità consueta. Impariamo velocemente ad usare Google maps off lines, ci accompagnerà per due settimane in modo fedelissimo senza mai tradirci, ha funzionato sempre benissimo anche all’interno dei parchi principali dove non c’è campo, ogni mattina cancellata la mappa precedente ed istallata quella nuova, mai avuto nessun problema.
Con la nostra fetta di pane imburrato che vagava in un limbo di incertezze decidiamo che è giunta l’ora di partire verso Yellowstone, ancora non del tutto certi che ci si potesse arrivare dato che i giorni precedenti avvisavano di meteo avversi con copiose cadute di neve, per noi che arrivavamo da un clima estivo era preoccupante.
Avevamo deciso di continuare comunque e se proprio fosse stato impraticabile ci saremmo semplicemente girati e tornati sui nostri passi o studiando un percorso diverso.
Tour
Qui credo dovrei illustrare a grandi linee il nostro tour
- 1) Denver, Fort Collins, Laramie,Rowlings,
- 2) Lander. Riserva Shoshoa, Thermopolis, Big Horn River, Cody,
- 3,4,5) Yellowstone Park
- 6) Canyonlands, Horseshoe Bend ,Arches Park,
- 7) Moab, Goblin Park, Capitol Reef, Fruita, Dixie National Forest, Escalante,
- 8) Bryce Canyon
- 9) Red Johanson Canyon, Gleen Canyon,
- 10) Kanab, Page, Horseshoe, Upper Antelope Canyon,
- 11,12,13) Williams, Grand Canyon, Seligman,
- 14) Sedona
- 15, 16) Las Vegas
Verso Yellowstone
Davanti a noi avevamo un giorno intero di viaggio verso nord, avremmo spezzato il viaggio più o meno a metà percorso, una volta che avessimo trovato un un paese carino. Lasciata la città di Denver direzione nord, la prima periferia si mostra più bella di un dipinto, tutti i quartieri di un ordine quasi geometrico, villette e giardini curati in modo maniacale, sembravano in attesa di un servizio fotografico tanto erano belli ed in ordine, un piacere per gli occhi.
Appena un po’ fuori di questi pittoreschi quartieri c’è quella periferia tipica Americana, quella meno blasonata, ci accompagnerà per la maggior parte del nostro tour, roulotte, mobilhome, e quasi baracche , con una quantità impressionante di ciarpame attorno, sembra abbiano una passione per la raccolta di rottami, mio marito mi fa notare che quasi ogni abitazione ha almeno due, tre automobili da sfasciacarrozze attorno, e sarà così per tutto il viaggio. Questo nelle zone di periferia o nelle sconfinate campagne, non di certo nei parchi.
Mano a mano che si prosegue il panorama diventa brullo e privo di attività umana se non per i recinti chilometrici degli allevamenti di bestiame, a perdita d’occhio….ore e ore dello stesso identico panorama, a volte un po di preoccupazione ci è venuta lo confesso. Proprio niente, né case, né distributori, bar….niente…solo sconfinate praterie di vegetazione molto bassa con sporadiche mandrie di mucche nere… e antilopi, niente altro.
Finalmente ad un bivio località Rowlings, troviamo un distributore e facciamo benzina, anche perché ormai era pomeriggio inoltrato e valutiamo che al prossimo paesino avremmo cercato rifugio per la notte, non ci sarebbe piaciuto tanto trovarci in mezzo al nulla di notte, così arrivati a Lander ci fermiamo al primo posto “famigliare”, un piccolo Mc Donald per accedere al wifi e mangiare qualcosa, ancora non conosciamo le abitudini e gli orari dei pasti americani, non li impareremo mai, scopriremo solo che il novanta per cento dei ristoranti chiude alle ventuno massimo ventuno e trenta.
Il locale si presenta come uno dei più sporchi e trascurati di tutto il viaggio… ma non un po’, o io che ho le fisime… proprio preso male, d’altronde qui la popolazione è composta di mandriani, cowboy e guardia parchi, cacciatori e meccanici…non che ci si possa aspettare chissà che cosa, e non mi riferisco alla popolazione, ma nel suo complesso è caratteristico e per nulla fuori posto… quasi mi piace. Qui scopriamo il refeel dei fast food, proclamiamo santo McDonald e rimarrà nostro fido confidente per un paio di settimane.
Cerchiamo alloggio, e troviamo una graziosa signora in un hotel altrettanto grazioso e questo ci rimarrà nel cuore per tutta la vacanza come il più bello e più accogliente, penso che la differenza l’abbia fatta l’atmosfera di questo cottage di montagna con il cowboy in reception, con questo arredamento fatto di grossi tronchi di legno a vista questi tessuti old America, questo trovarsi proprio in una descrizione da Real America dove nel mio immaginario avviene tutto dentro ad un film, solo che non siamo al cinema, è tutto vero e lo stiamo vivendo. I grossi pick up parcheggiati all’esterno fanno sembrare la nostra auto una utilitaria anche se non lo è di sicuro.
La gentile signora ci fa dono di un buono per due birre nel ristorante attiguo, ma allora bisogna dire che qui è veramente tutto un film. La camera ha due letti Queen morbidi e profumati, la finestra dà come panorama l’entrata dell’hotel, ma l’architettura è talmente bella che ogni volta che ci passerò davanti mi soffermo a guardare ed un sospiro di melanconia esce spontaneo come una firma in calce per confermare la bellezza del luogo.
La cena sarà tipicamente Americana: una grossa patata al forno e bistecca accompagnata dalla preziosa birra donataci dalla signora. Il cowboy cena nel tavolo accanto a noi, è una guardia dei parchi e sua moglie ha origini italiane. La notte sarà piacevolissima dato che sono due giorni che abbiamo importanti repressioni di sonno.
Al risveglio altro cortometraggio da film, alla reception non c’è più la graziosa signora, ma un “bickers” vestito di tutto punto Harley Davison style, gli chiediamo consiglio su come arrivare meglio a Yellowstone, e lui ci stampa ben tre mappe e non contento chiama pure un suo collega che ci fa scaricare una preziosa app sulla percorrenza delle strade in Wyoming, quest’ultima si dimostrerà preziosa nei prossimi giorni a venire, dal momento che la neve c’era e le strade da fare per arrivare a Yellowstone sono di montagna e a quote elevate.
Quindi qui si presenta il primo cambio programma, era previsto entrare da sud al parco attraverso il Grand Teton da Jackson, invece all’entrata sud la percorrenza è segnata in rosso, quindi strade percorribili solo su una carreggiata e non garantiscono che siano transitabili.
I nostri simpatici amici ci consigliano di entrare o da Cody o allungare di parecchio e fare l’entrata Est, l’entrata a Nord è al momento molto lontana e in questo momento pochissimo accessibile. E dopo qualche caffè e lunghe raccomandazioni da parte loro, salutiamo calorosamente con già la nostalgia nei nostri cuori sapendo che probabilmente non torneremmo mai più in questi luoghi. Certo che il popolo americano è di una accoglienza unica, non ce lo aspettavamo veramente, rimarrò piacevolmente colpita da questo. Ci dispiace già lasciare delle persone così gentili e premurose.
Scopriremo in seguito che il popolo americano è fatto così, sempre disponibile e premuroso, per loro essere disponibili e servizievoli è normale, ovunque, anche nelle strade e superstrade, dove non perdono mai la pazienza e sono sempre disposti a dare una mano.
La strada che porta a Cody è bellissima, quella che da Cody porta all’entrata est Di Yellowstone sarà indimenticabile prima la U20 e poi la U14, due scenic drive meravigliose. Il cielo è bello coperto e noi teniamo le dita incrociate, dopo Cody un cartello luminoso indicava che l’entrata al parco è chiusa, mio marito con grande positività dice che; pazienza, se è chiuso ci fermeremo a Cody eventualmente.
Cody è il paese fondato da Bufalo Bill dove esiste ancora ed è funzionante la pensione fondata e gestita da sua sorella Irma, questo è un tipico paese stile Far West dove ogni sera si svolge un rodeo. Già percorrere questa strada è uno spettacolo.
Rocce, cascate, boschi e panorami di tutte le forme e colori, sono le prime ore del pomeriggio, ed inizia a nevicare, i chilometri che ci separano dal parco sono ormai pochi, e nemmeno nel più recondito dei miei sogni avrei mai immaginato né sospettato di entrare a Yellowstone con la neve, dove il paesaggio è ancora più suggestivo, anzi, è il massimo che potessi ricevere, un dono così immensamente bello.
Sorpresa, l’entrata è aperta, chiediamo come mai a valle ci sia una indicazione che dice il contrario e la gentile guardia non lo sa spiegare, pazienza, paghiamo l’entrata e prendiamo il materiale informativo che ci pone la dolcissima signora.
Se non sapete vi spiego brevemente la tessera parchi, attualmente costa 80 dollari dura un anno ed un mese ed è valida per tutti i parchi nazionali Usa, se fate più di due parchi vi conviene dal momento che in media l’entrata è di trenta dollari ogni parco.
Si presenta davanti a noi questa strada in mezzo ad un bosco verde di conifere, spruzzata di bianco con questo tappetino di neve fresca, bianco delicato sulla strada. La nostra emozione è talmente forte che stiamo in silenzio a lungo, attorno a noi un sogno che si sta realizzando chiamato: Yellowstone National Park.
Yellowstone
Rimaniamo sorpresi di come parecchia porzione del panorama attorno sia devastata da un incendio immenso che si propaga per ettari, scopriremo poi essere un incendio che si sviluppò per mesi nel 1988 e si vedono benissimo i segni.
Il primo incontro è con il Lake di Yellowstone nella zona est. L’alloggio è previsto a West Yellowstone, una cittadina molto, ma molto carina, gli alloggi all’interno del parco sono molto costosi e spesso non hanno nemmeno il bagno in camera, stanno costruendo nuove strutture ma sono sempre di proprietà di Xanterra, la catena che gestisce gli alloggi nei parchi principali anche quelli del Grand Canyon, con costi elevatissimi, data la grande richiesta, ma con servizi al minimo del minimo, quindi abbiamo cercato di organizzare la visita al parco in modo che la sera ci sia una uscita verso West Yellowstone.
Purtroppo per disservizi di prenotazione ci troveremo con la terza notte scoperti dalla prenotazione e “costretti” a dormire all’interno del parco, passeremo a Yellowstone quasi quattro giorni interi. Il parco di Yellowstone disegna principalmente un 8 con una deviazione a nord verso la Lamar Valley, tutte le zone importanti sono ben segnate e con comodo parcheggio, oltre agli hotel ci sono diversi campeggi, le zone che offrono ristoro sono diverse, così come per lo shopping.
Dalla zona del lago ci dirigiamo verso West Yellowstone, passando davanti al celebre Old Faithful, faremo solo una breve sosta perché lo visiteremo bene fra due giorni all’uscita del parco, ormai è sera e a breve farà buio, consigliano molta prudenza sulla strada dato che siamo nel regno della fauna alpina con moltissime mandrie di bisonti che troveremo sulla strada per tutta la nostra permanenza… e non solo sulla strada.
Il nostro motel è appena fuori dal parco semplice, semplice, essenziale, un hotel sontuoso sarebbe sprecato dal momento che ci staremmo solo per dormire e lavarci. La cittadina di West Yellowstone è davvero carina e passeggiare la sere merita davvero è ricca di locali e ristoranti caratteristici e con la neve che cade copiosa è ancora più bella.
Come detto qui si cena moto presto, abbiamo mangiato sempre bene ovunque, ritorniamo al motel passeggiando sotto la neve che cade, una situazione molto romantica e nello stesso tempo molto caratteristica, anche perché questa cittadina di West Yellowstone, si trova in Montana, quindi già tutto il contorno è parte di una situazione davvero da sogno, mai e poi mai avrei pensato di vivere l’arrivo a Yellowstone nel modo più bello.
Tra poche ore inizierà il nostro tour. Al mattino ci svegliamo con un bel po’ di ghiaccio a terra ma un bel sole caldo, Yellowstone si rivelerà molto più di quello che abbiamo visto nei libri e in televisione, gli odori ancora non sono riproducibili e nemmeno certe luci.
Quindi cercheremo di attenerci il più possibile al nostro magro programma, non faremmo molti trail ci accontenteremo di vedere più zone possibili, soffermandoci nei punti che più riteniamo interessanti per noi, faremo in tempo in tre giorni a toccarli tutti e vedere tutti i geyser.
- Il primo giorno visiteremo: Geyser Spring, Gibbon falls, Mammoth, Norris Basin.
- Il secondo: Calcite Springs, Junction Tower, Lamar Valley, Yellowstone Grand Canyon North Rim.
- Il terzo: Yellowstone Grand Canyon South Rim, Hayden Valley, Mud Volcano.
- La mattina del quarto lasciando Yellowstone, Morning Glory Pool, Old Faithful, ora qui ci sarebbe parecchio da dire ma lascerò a voi la sorpresa quando lo visiterete.
Aggiungo solo che lasciando la zona di Mammoth, sulla destra vicino a bordo strada, vediamo la solita coda di auto ferma, e ci aspettiamo la mandria di bisonti invece… A pochi metri da noi un meraviglioso orsacchiotto giocava con un alberello di pino giovane. L’emozione è stata così grande che mi sono scese le lacrime da sole…e non volevano più fermarsi, dall’emozione non riuscivo nemmeno a tenere la macchina fotografica ferma, infatti le foto non sono venute benissimo.
Ma l’immagine che mi si presentava davanti era per me appagante più della più perfetta delle foto. Gli animali allo stato libero suscitano in me sempre l’emozione più forte, non c’è nulla di più appagante che vedere la vita nel suo ambiente naturale, indifferente a ciò che gli gira attorno, siamo stati li un bel po ad ammirare questo orsetto nero e già quello solo per me ha valso il viaggio.
Verso i parchi rossi
Lasciato Yellowstone con immensa malinconia ci dirigeremo a sud direzione Salt Lake City e passeremo la notte a Provo, trascorreremo in auto parecchie ore. Qui c’è stata la prima sorpresa con il traffico stradale, ci troveremo all’ora di punta serale in mezzo ad un grande caos, avevamo sottovalutato questa cittadina che si rivelerà molto estesa e trafficata, guideremo per le due ore rimanenti in un traffico molto intenso… che dopo sei giorni di tutta pace e natura si rivelerà piuttosto pesante, ma devo dire che questa sarà l’unica occasione di strada trafficata, escluso Las Vegas… ma qui ce l’aspettavamo.
Da Provo ci dirigeremo verso Moab, dove inizierà l’avventura dei parchi “rossi”e dove lascerò il mio cuore in un piccolo e sperduto paesino di mormoni in una valle incantata. Arrivati a Moab visiteremo Dead Horse Point, Canyonlands, Arches National Park.
Dead Horse è il primo panorama che mi stupisce per la sua grandezza, su Canyonlands non mi soffermo perché è abbastanza scontato, anche se gioiello pure lui ed una visita la merita certamente, mentre su Arches due cose le descrivo.
Siamo arrivati con un cielo completamente coperto e tutto grigio, ma decidiamo di salire comunque, avendo ancora più di un’ora di luce, ma poco dopo sotto il grande arco nella zona di Balanced Rock Trail esce un sole obliquo, le rocce si coloreranno di un rosso acceso e tutto diventa completamente diverso.
Colori che non sembrano credibili, anche ora guardo le foto e non posso credere che quelli siano colori naturali, un Rosso Vermiglio che avvolge tutto e tutti, con un tramonto da photo shop… invece è tutto naturale, stare immobili ad ammirare il tutto è già un appagamento totale, più magnifico di così non potrebbe essere, tutto ciò che ci circonda diventa di rosso vermiglio potente. E lì capisco perché poco più avanti poco dopo Escalante una zona prende il nome di Vermillion Cliff.
Grand Staircase-Escalante National Monument
Da questo punto in poi per giorni questo sarà il colore che ci accompagnerà assieme alle montagne arcobaleno di Paria, all’irraggiungibile “The Wave” al Coyote Butte, al White Pocket, e devo dire a tutto l’Escalante. Tutti questi sopra citati non ho avuto ne il piacere ne l’onore di visitare se non studiarli molto e passarci solo molto vicina, (tristezza indicibile), meritano un viaggio a se, ed in alcuni casi una buona preparazione fisica, la maggior parte sono accessibili solo dopo lunghi trekking muniti solo di orientamento satellitare, alcuni con semplice escursione con guida.
Il giorno dopo prenderemo direzione Capitol Reef prendendo la UT24, (direzione Bryce Canyon) che a Torrey si immette nella UT12, e sarà la strada più bella che si possa fare, una delle più belle Scenic Drive di tutti gli Stati Uniti.
Meriterebbe un diario da sola questa strada, purtroppo per questione di inesperienza l’abbiamo semplicemente percorsa, mentre merita soste molto, ma molto approfondite data la ricchezza di panorami e territori ricchi di conformazioni geologiche, in sostanza merita da sola un viaggio.
UT12
Eccoci qua: due parole su questo tratto di strada panoramica, inanzi tutto la consiglio assolutamente perché ricchissima di panorami meravigliosi, e le soste non mancheranno, anzi, se non avete idee di viaggio, stare qui una settimana come minimo vi appagherà oltremodo. Percorreremo tutta questa strada fino a Bryce City.
Poco fuori Moab troviamo Goblin Valley, molto bello ma non fa parte dei Parchi Nazionali, quindi lo si pagherà extra. Poco dopo trovate Capitol Reef, altra meraviglia di parco, questo fa parte dei parchi nazionali, quindi entrerete con la tessera parchi.
La strada si svolge come già detto tra gole, canyon e dirupi… c’è di tutto, circa a metà dentro ad una stretta gola incontreremo Fruita, una zona di Mormoni dove io dimenticherò li; non so se per sbaglio o distrattamente il mio cuore… spero di tornare a riprenderlo.
Troverete pareti rosse a precipizio scolpite con antichi graffiti indiani alcune molto in alto quando evidentemente esisteva un terrapieno più su, si passa attraversi curatissimi frutteti dove quando è stagione si può raccogliere la frutta da se e pagarla in uscita.
Troveremo una graziosa casetta la Gifford Homestead, che funge da tutto con piccolo ristoro e si possono acquistare diversi prodotti fatti a mano, dal sapone alle torte fatte a mano, miele di vario tipo, essenze, marmellate e composte e molti manufatti sia di abbigliamento che di artigianato.
Ci fermeremo fuori all’aperto seduti su una semplice panchina a consumare il nostro pranzo che consisterà in una Pie, crostata, alla frutta di una squisitezza unica, bevendo il nostro solito caffè americano, che per fortuna a noi piace e ci accompagna fedele seduto sempre accanto a noi nel suo apposito spazio tra i sedili.
Attorno abbiamo montagne colorate, molto verde e turisti che passeggiano sereni nelle loro escursioni, sarà la zona, sarà il contesto ma tutto sembra avvolto di pace e serenità, per tutta la sua lunghezza, questa strada che ci donerà questa sensazione, come se tutto fosse certo e senza sorprese, sembra che la parola negativo qui non arrivi, naturalmente questa è certamente una mia percezione tanto risulta rilassante questo momento.
Bryce Canyon
Ci avvieremo con esasperante calma verso Bryce, percorrendo sempre questa strada panoramica, toccando diversi altri paesini tutti di una bellezza per me inconsueta, attraverseremo tutto l’Escalante, anche qui altra magnificenza, sopratutto perché è il momento del folliage che io e la mia fidata compagna Sony non ci stancheremo di riprendere, paesaggi colorati, mucche in mezzo alla carreggiata, cow boy intenti nel loro lavoro di recuperare le mandrie ed i vitelli dispersi lungo questo sogno chiamato UT12.
Passeremo la notte a Bryce, in un motel molto grazioso vicino ad un ristorante altrettanto caratteristico, dove proveremo sia la cena che la colazione immersi in questa aria da Far west. Anche qui fa freddo e ci serviranno sia i piumini che i pantaloni pesanti, a Bryce siamo sopra i 2000 metri di altitudine, il parco va dai 2400 ai 2700 metri, infatti anche qui al mattino l’auto è bella coperta di ghiaccio.
Anche su questo parco cosa posso dire? Talmente bello, talmente conosciuto che non mi resta altro che invitarvi a vederlo.
Kanab
Qui il mio cuore si farà triste, conoscendo solo di fama questa zona, così ricca di paesaggi molto nascosti e di difficile accesso, per ora non posso accedervi perché non sono adeguatamente preparata ne fisicamente ne tecnicamente, sarà lo stimolo per me di preparazione in un prossimo futuro.
Ci dirigeremo verso Kanab dove passeremo la notte, anche qui ottima scelta di ristoro, nel pomeriggio visiteremo il Johnson Canyon, non mancherà il solito spettacolare paesaggio, colline colorate, archi naturali ed animali in libertà.
Per sola pura curiosità mi recherò al visitor center, certa che non avrei mai vinto la lotteria per The Wave, mi accontenterò di una calamita e di raccogliere materiale informativo, per la cronaca il mattino dopo passando davanti alle sette c’era già una folla di centinaia di persone in coda… senza contare l’utenza mondiale on line, ne passeranno solo venti ogni giorno, sia tra quelli on line e quelli presenti.
Per quelli on line la gara va fatta esattamente con cinque mesi di anticipo pagando solo la cauzione che è circa cinque dollari, per quelli che si presentano al mattino si lasciano il proprio Id e si aspetta la lotteria. Ci sono agenzie specializzate che fanno la fila al posto tuo, naturalmente ha un costo. Quindo in quel caso l’on the road andrà fatto con date certe e senza imprevisti… te la senti?
Page
Come detto il mattino dopo ci alziamo molto presto direzione Page, qui ci sarà un cambio ora dovuto al cambio di fuso orario fra Arizona e Utah, notato in giro, anche in hotel il doppio orologio. Le cose da vedere sono molte, come se fino adesso avessimo ciondolato, andiamo subito all’Antelope Canyon per prenotare l’Upper Canyon o alla peggio il Lower, invece per l’Upper a qualsiasi orario c’è posto, il Lower è sold out per i prossimi due giorni.
Prenotiamo le ore 12,30 e ci spostiamo all’Horseshoe Bend. Paghiamo 10 dollari di parcheggio e facciamo questa passeggiata di una ventina di minuti, accessibile alla maggior parte delle persone, ho visto bimbi piccini, piccini farsela tutta in tranquillità.
Anche questo luogo lascia senza parole, è maestoso ed imponente, difficile da mettere in camera, fotografarlo, mi accontenterò di quello che ne esce. Come detto, non ho voluto fare le corse per lo scatto migliore o la luce migliore, ho preferita lasciare tutto al caso, questo ha contribuito a rendere il viaggio sereno e rilassato, alla fine sono stata pienamente soddisfatta di questa scelta.
Upper Canyon Antelope
Ci dirigiamo verso l’Antelope, ci mettiamo buoni, buoni ad attendere il nostro turno, qui comincia a cambiare la temperatura si inizia a percepire il caldo del sud, per ora non è fastidioso direi piacevole. All’Upper Canyon scatterò in mezz’ora metà delle foto che ho scattato in quattro giorni di Yellowstone.
La soddisfazione più grande viene da mio marito che rimane totalmente affascinato e non smetterà di farmi i complimenti per la scelta dell’itinerario, dell’Upper lascerà molto colpito anche lui, e si mette subito a studiarlo. Sia il Lower che l’Upper sono in riserve Navaio e si visitano solo ed esclusivamente con le guide Navaio. Qui devo dire che secondo me, qualsiasi tour scegliate le guide sono tutte ottime, questa è la percezione che ho avuto.
Due parole su Antelope Canyon:
- Upper; tutto in piano con fondo sabbioso accessibile quasi a tutti, non a portatori di handicap con supporti.
- Lower; acessibile solo tramite scalette ripide, accessibile a pochi, non adatto a portatori di handicap con supporti.
Nel pomeriggio ci dirigeremo verso Williams, dove trascorreremo tre notti.
Williams
Qui a Williams si vive maggiormente l’America di “Easy Rider” ovunque una celebrazione alla mitica Mother Road la Historic Route 66, qui vivremo il più tipico sabato sera real America in un locale caratteristico con musica dal vivo country style, mangiando piatti caratteristici e bevendo birra in una simpaticissima soluzione dove si possono assaggiare otto tipi di birra alla volta, in bicchierini piccoli serviti tutti assieme in un simpatico vassoio di legno. Ovviamente, io mi commuoverò di nuovo specialmente sulle note di I wish you were here dei Pink Floyd, a chi non succederebbe….
Ho trovato Williams il più vivo dei paesi visitati, molta vita serale che passeggia e molti locali che offrono musica live e negozi di souvenir aperti fino a tardi. Il mattino dopo direzione Grand Canyon, faremo sosta a Williams e da li visiteremo i dintorni.
Il Grand Canyon ci accoglie nella sua immensa vastità, è un colpo al cuore, la giornata non è limpida ma non importa la visibilità è ottima comunque, useremo le navette del parco per spostarci nei vari punti di osservazione, arriveremo con calma fino all’Angel Point e da li raggiungeremo a piedi il Mother Point, lo consiglio vivamente, hanno ricostruito in orizzontale l’evoluzione geologica del Grand Canyon, inserendo placche metalliche lungo la passeggiata a piedi, ogni metro un milione di anni, più o meno, sul ciglio adagiate su capitelli le rocce che si sono formate nell’evoluzione, naturalmente tra scoiattoli ed uccellini che ci fanno compagnia ovunque.
La bellezza di questo luogo fa capire la forza della terra e di quanto noi siamo nulla sopra essa, per quanto belle le foto non faranno giustizia a questa vastità. Passeremo tutto il giorno passeggiando sul bordo del Crand Canyon, solo nel tardo pomeriggio ritorneremo direzione Williams.
Il mattino dopo scegliamo di fare una visita a Seligman, decisamente caratteristica ma non è il nostro genere, certamente adatta agli appassionati del genere Route 66, purtroppo cogliamo solamente l’aspetto commerciale, solo store di oggetti ricordo, ho trovato Williams molto più caratteristica e tipica nel genere Easy Rider.
A metà giornata ritorneremo al Grand Canyon, questa volta la meta e il Desert Point, e sarà questo pomeriggio a regalarci il cielo più limpido all’inizio, trasformandosi in pioggia poi, regalandoci un magnifico arcobaleno e giochi di luce bellissimi. Anche qui triste addio ad un luogo così bello.
Sedona
Siamo due giorni avanti con il programma, abbiamo fatto tutto troppo di corsa, e siamo a credito di due giorni, non vogliamo dirigerci subito a Las Vegas e non ce la sentiamo di fare lunghissimi tratti, così studiamo i dintorni e scegliamo Sedona, direzione Phoenix.
Perchè Sedona? Perchè si conosce poco, perché è una sorpresa… e abbiamo fatto benissimo. Conosceremo una realtà Americana un po diversa da ciò che abbiamo visto fin’ora, in primis mi colpiranno le piste ciclabili e la quantità di persone che girano in città in bicicletta.
L’architettura della città richiama lo stile messicano per rendere l’idea, con patii e giardini interni e costruzioni basse, ma si sta sviluppando questa architettura moderna e molto new age, con un panorama del genere le grandi finestre a precipizio, ma proprio a precipizio sul nulla stanno diventando usuali.
Sedona si sviluppa a causa dei vortici di energia. Ci sono itinerari intorno ai vortici, i Vortici “ Vortex”, sono zone di rocce che si avvolgono su se stesse, Sedona è considerata la capitale della spiritualità’ ma anche centro di grande potenza spirituale a causa della forza energetica che dovrebbe sprigionarsi dalle rocce.
Se si sta al centro di un vortice di energia a quanto pare si hanno esperienze incredibili in un percorso spirituale e si dovrebbe riuscire a riunirsi con una propria antica intimità. Noi non siamo riusciti a provare questo, ci vuole un viaggio apposta, la città e abbastanza estesa e si sviluppa in zona storica e zona moderna, entrambe sono molto belle costruzioni tutte di monocolore della stessa tonalità delle montagne circostanti, c’è moltissimo verde ed è tutto ben curato.
Per arrivare a Sedona percorreremo l’ennesima Schenic Drive la Rt 89a, altra meraviglia che solo percorrere è già un appagamento. Un appunto, Sedona è una città costosa di economico c’è ben poco. Anche qui i trail sarebbero parecchi e tutti da fare, ma non abbiamo tempo, ci vorrebbe un viaggio solo per questo.
Prenderemo una escursione con la guida, faremo un tour in Jeep alla scoperta dei Vortex principali, attraverso una sterrata da panico a precipizio senza nessuna protezione, sarà l’esperienza più da brivido di tutto il viaggio, pilota bravissimo… ma che paura… comunque non date ascolto a me che sono paurosa Fatelo!
Sedona ci piacerà moltissimo e tutte le zone attorno che visiteremo in auto per conto nostro, c’è veramente tanto da fare e da vedere e non solo per i Vortex, ma tutto il panorama in se è bellissimo.
Las Vegas
Il mattino dopo una piacevolissima colazione non prevista ci dirigeremo verso Las Vegas, che vi devo dire della città in se non mi è piaciuta molto, ribadisco, è gusto personale. Alloggeremo allo Stratosphere, l’hotel con l’altissima torre panoramica. È uno shock!
Dopo tanta stupenda natura vedere tutte quelle macchinette mangiasoldi, auto ovunque e gente dall’aspetto pittoresco, mi farà male sia all’anima che agli occhi, non mi sentirò a mio agio in questa città ma mi sforzo di apprezzare comunque la sua natura.
Dopo aver preso confidenza con la superficie esagerata dell’hotel, ci dirigeremo passeggiando verso una laterale, parte sinistra miseria nera e degrado, parte destra specie di chiese ogni pochi metri e cadillac in attesa, matrimoni in svolgimento ovunque, chiaro che per me è una situazione molto atipica e fa caldo.
Al rientro faremo tesoro dei vari voucher allegati alla nostra keyroom, e sono diversi, usiamo quello per l’aperitivo al centosettesimo piano della Stratospher Tower, fantastico! Sopra la torre si ammira tutta Las Vegas fino all’estrema periferia, pazienteremo un po per trovare un tavolo disponibile, il panorama è irreale.
Decidiamo di fare anche la cena al ristorante al piano di sotto, sempre completamente panoramico ma in più questo è pure girevole, ossia i tavoli del ristorante sono sopra un tappeto girevole, in quaranta minuti compie un giro intero. Si deve prenotare ed attendere con pazienza il proprio turno, dato che ci siamo chiediamo almeno un tavolo vicino alle finestre in prima fila… dato che eravamo li…
Il panorama è mozzafiato, mi sembra di stare in aereo da quanto siamo alti, il personale è gentilissimo, il nostro waiter ci spiega ogni cosa ci indica Fremont Street dove nacque la città, continuano a svolazzare elicotteri ovunque e l’aeroporto McCarran è pochissimo lontano da noi, esso sorge in centro città, impressionante! La cena è ottima e noi contenti di aver festeggiato in questo modo così strano la conclusione di questo Otr.
L’ultimo giorno a Las Vegas passiamo la mattina a curare l’auto che a breve restituiremo, eh si, mi mancherà, fedele compagna di questa splendida avventura. Il pomeriggio lo trascorriamo con una lunga passeggiata in centro verso i principali hotel di lusso di Las Vegas e la strip, non mi piacerà nulla, per quanto riguarda il Venice… ogni considerazione sarebbe poco decorosa, mi limito dire che non mi è piaciuto. Purtroppo sono stata troppo legata a quel magnifico panorama lasciato da poco.
La sera ceneremo in hotel in modo molto semplice, la sveglia questa ultima volta sarà alle quattro. Consegna auto molto veloce ed imbarco per il ritorno, tutto molto semplice e tranquillo, atterremo a Venezia in perfetto orario.
Cosa mi rimane di questo viaggio? La gentilezza del popolo Americano, i suoi magnifici panorami, l’efficienza americana. Non c’è un luogo che mi sia piaciuto di più, ma tutto mi è piaciuto di più.
A chi consiglio questo viaggio? A tutti ed a qualsiasi età, a chi ha sete di conoscenza, a chi non ne ha mai abbastanza di panorami, un territorio immenso come gli Stati Uniti non può essere visitato in due settimane, probabilmente nemmeno in una vita intera, mi accontento di averlo assaggiato, ma rimane la voglia di riprovarci.
Avere la fortuna di poter fare questo viaggio al giorno d’oggi, con gli strumenti che abbiamo a disposizione è un privilegio, nella maggior parte di noi rimane legato ai film dell’infanzia, esplorare questi luoghi era impegnativo ed estremamente arduo, oggi è facile, abbiamo moltissime comodità, ma non cambia il mio modo di osservare, guardare e vedere, cercare di leggere tra le righe cosa ci voglia raccontare questa terra tanto diversa da noi, ma dove ovunque si possono leggere le radici di questo popolo, che sono le nostre.
Ho solo voglia di ritornare.
Diario di viaggio di Daniela Capeleto