20 giorni da Los Angeles ai parchi nazionali: il viaggio di Gianmarco

Ottobre 3, 2022 /

Era da un po’ che avevamo in mente un viaggio come quello fatto quest’estate, più o meno da quando Arianna, ora 9 anni e mezzo, ha raggiunto un’età (secondo noi) adatta ad apprezzare appieno un tour del genere. Valentina e io avevamo fatto un giro simile nel 2008: da Los Angeles a San Francisco passando per il Grand Canyon, Page, la Monument Valley, Moab, Bryce, Las Vegas, la Death Valley, Yosemite e Mariposa, cambiando 10 hotel per 18 notti totali, fermandoci per più giorni solo nelle grandi città.

Quest’anno abbiamo pianificato il tour con qualche tappa in meno e qualche giorno in più a disposizione (tre settimane piene, da sabato 15 giugno a sabato 6 luglio, con rientro a casa domenica 7 luglio), in modo da riuscire a visitare i vari posti interessanti con molta più calma rispetto a undici anni fa, dedicandoci maggiormente ai parchi (sia naturali che di divertimento) e meno alle città, cercando quindi di fermarci per almeno due notti quasi dappertutto.

Alcuni consigli per l’organizzazione

Prima di partire col “diario” vero e proprio, ecco alcune info utili per pianificare il viaggio.

  • Aereo: biglietti presi nel momento migliore (leggi “prezzo migliore”) circa cinque mesi prima della partenza (ho monitorato per un po’ i voli con le seguenti caratteristiche: tratta Trieste – Los Angeles con un unico scalo breve, di massimo tre ore, con partenza a orari “umani”). Volo operato da Lufthansa, ma biglietti acquistati tramite il sito della United Airlines (andata Trieste – Francoforte – Los Angeles, ritorno Los Angeles – Monaco – Trieste). Tutte le operazioni successive (API, check-in ecc.) le ho fatte tramite il sito o l’app (ottima!) di Lufthansa. Per un consiglio sui posti, consiglio di fare un giro prima della scelta sull’ottimo SeatGuru. -> Guida su come cercare un volo per gli States
  • Assicurazione Sanitaria: Columbus, passando da qua per lo sconto.
  • Valigie: due valigie grandi da stiva con chiusura TSA più un trolley da cabina, in modo da viaggiare abbastanza agili, visti gli spostamenti frequenti (11 hotel per 21 notti).
  • Patente: per me ho fatto anche la patente internazionale perché in Arizona e New Mexico è richiesta (in California, Colorado, Nevada, e Utah non è necessaria), ricordando a Valentina di non guidare in quei due stati!
  • Noleggio auto: Alamo tramite Auto Europe, passando da qua per lo sconto, categoria standard con tutte le opzioni assicurative disponibili, poi arrivati lì ci è stata fatta la classica offerta che non puoi rifiutare e con una piccola differenza di prezzo abbiamo optato per un SUV (Jeep Cherokee Latitude recente con pochissime miglia, ma si trattava di scegliere tra almeno otto SUV disponibili in quel momento nel parcheggio…). Abbiamo fatto la prenotazione subito dopo aver acquistato i voli.
  • Hotel: prenotati tutti circa cinque mesi prima di partire, con Expedia, tranne quello a Las Vegas, prenotato tramite un altro sito.
  • SIM: presa su Amazon la SIM prepagata (SIM T-Mobile) della durata del viaggio, utilizzando lo smartphone dove era inserita come hotspot anche per gli altri. Attivazione molto semplice dall’Italia, 4G quasi ovunque (tranne nei posti dove non c’è proprio copertura), giga illimitati… ma ricordatevi di non telefonare o mandare SMS in Italia con quella SIM!
  • GPS: era incluso nel noleggio, ma non l’abbiamo mai usato. Abbiamo utilizzato i nostri smartphone Android, con l’unica accortezza di scaricare con Google Maps le mappe della zona desiderata il giorno prima di andarci (in alcune zone non c’è campo, neanche con le SIM USA!).
  • National Park Pass: acquistata dall’Italia e arrivata prima della partenza. -> Guida sulla tessera parchi
  • Borsa frigo: da 18 litri, acquistata il primo giorno in un supermercato lungo la strada, da riempire di ghiaccio ogni mattina grazie ai distributori presenti in ogni hotel, indispensabile per avere sempre le bevande fresche anche dopo ore in macchina sotto il sole. L’abbiamo abbandonata a Los Angeles prima della partenza. Indispensabili anche le tre (una a testa) borracce termiche da 750 ml.
  • Pasti: colazione molto abbondante, niente pranzo (giusto qualcosina per Arianna) e cena in tutta tranquillità in ristorante o simili, niente fast food.
  • Pagamenti: carta di credito praticamente ovunque, i pochi dollari portati dall’Italia li abbiamo utilizzati per le piccole spese e principalmente gli ultimi giorni di permanenza, proprio per finirli. -> Guida a come pagare in USA

Sabato 15 giugno: arrivo a Pasadena

Tutti i voli in orario: partenza alle 10:30 da Trieste, arrivo a Francoforte alle 11:55, ripartenza alle 14:10 e arrivo a Los Angeles alle 16:50 (ora locale). Quasi due ore per uscire dall’aeroporto, nonostante l’ESTA fatta per tempo: coda alle macchinette automatiche (foto, impronte e solite domande per tutti e tre), coda al successivo controllo con l’addetto all’immigrazione (nuovamente foto e impronte solo per me e Valentina, mah…), coda per uscire dopo aver ritirato le valigie.

Per fortuna riusciamo a prendere lo shuttle Alamo quasi al volo, poi la macchina (vedi sopra per i dettagli) e arriviamo in hotel a Pasadena (2 notti al Holiday Inn Express & Suites Pasadena-Colorado Blvd.) poco prima delle 21:00, stanchi morti (per noi erano le 6:00 di mattina…). Ho scelto Pasadena per la posizione: abbastanza vicina agli Universal Studios e direttamente sulla strada per Las Vegas.

Domenica 16 giugno: Universal Studios

In andata il jet lag va sfruttato a proprio vantaggio: siamo infatti svegli ben prima dell’alba, facciamo quindi colazione in hotel prestissimo e poi via agli Universal Studios. Meno di mezz’ora in macchina, parcheggio “General Parking” a 25 $, alle 9:00 aprono e siamo già lì da qualche minuto. Abbiamo preso online i biglietti con l’opzione Universal Express: costano praticamente il doppio, ma permettono di saltare le file almeno una volta per ogni attrazione, sono praticamente indispensabili se volete ottimizzare la visita.

Riusciamo infatti a fare tutte le attrazioni e tutti gli spettacoli, quasi senza fermarci, dalle 9:00 alle 17:00. Tra le attrazioni, le nostre preferite sono state The Simpsons Ride e Transformers: The Ride-3D, oltre a quelle all’interno dello Studio Tour. Assolutamente fantastica la nuova sezione dedicata a Harry Potter! Rientro in albergo, doccia e poi a cena al Cafe Santorini in centro a Pasadena.

Lunedì 17 giugno 2019: da Pasadena a Las Vegas

Anche oggi sveglia presto senza problemi, colazione (sempre in hotel) e poi via verso Las Vegas sulla I-15, ma con un paio di deviazioni. Prima sosta a Calico Ghost Town (arriviamo lì poco prima delle 10:00), una simpatica città western style dove fermarsi un’oretta al massimo per fare qualche foto e visitare un paio di negozietti caratteristici.
Poi piccola deviazione per raggiungere la Mojave National Preserve: si esce a Baker, poi si prende la Kelbaker Road fino al Kelso Depot Visitor Center, con sempre più Joshua Tree lungo la strada, sempre meno macchine in giro e… niente rete telefonica! Dopo una veloce visita (ranger molto disponibili e simpatici, probabilmente non ci sono tantissimi turisti…), proseguiamo verso nord per ricongiungerci sulla I-15 e raggiungere Las Vegas.

L’obiettivo era quello di fermarsi alla mitica scritta Welcome to Fabulous Las Vegas per una foto, ma c’è talmente tanta gente e tanto traffico, che decidiamo di proseguire e andare direttamente in albergo (2 notti al Treasure Island Hotel and Casino, ottimo rapporto qualità/prezzo, parcheggio gratuito, molto ben posizionato sulla Strip). Ho prenotato una petite suite, quindi ci sono due bagni, uno dei quali con una bella vasca idromassaggio, irresistibile per Arianna! Usciamo intorno alle 18:00 per andare in Fremont Street, prendiamo il bus SDX (biglietto da 24 ore per riuscire a fare andata e ritorno, quello da 2 ore non basta) alla fermata del Wynn e in una quindicina di minuti siamo a destinazione.

Vista l’ora, decidiamo di andare a mangiare: optiamo per l’Heart Attack Grill, una vera “esperienza” più che una cena. I baristi sono vestiti da dottori, le cameriere da infermiere, ai clienti viene fatto indossare un camice e fatta accettare una clausola che prevede la possibilità di essere sculacciati se non si finisce tutto quello che si ha ordinato. I panini si chiamano “bypass” e vanno dal singolo strato (hamburger di Angus, formaggio, pomodoro, cipolla, chili) all’ottuplo (otto volte tutto quello che c’è nel singolo!), con la possibilità di aggiungere bacon a volontà, per pochi dollari. Arianna e Valentina (spaventate dalla visione di un cliente sculacciato con violenza da una cameriera!) optano per il singolo, io vado per il triplo, ma non avrei avuto difficoltà nemmeno col quadruplo o col quintuplo. N.B. Se pesate più di 160 kg mangiate gratis e se vi viene in mente la malaugurata idea di ordinare vino, questo vi viene portato in delle sacche tipo flebo!

Sazi e soprattutto divertiti, è il momento di assistere alle Freemont Street Experience delle 20:00, dedicata alle canzoni dei The Killers. Poi nuovamente bus SDX fino al Fashion Mall, a due passi dal nostro hotel. Il jet lag in andata è un vantaggio quando si tratta di svegliarsi presto al mattino, ma alla sera il sonno inizia ad arrivare ben prima del tramonto, quindi ce ne andiamo a dormire.

Martedì 18 giugno: Las Vegas

Colazione al The Coffee Shop all’interno del Treasure Island e primo incontro per Arianna e Valentina con i pancake giganteschi! Poi un giro con qualche acquisto al The Forum Shops at Caesars, poi il Caesars Palace (Arianna voleva vedere dal vivo le location di “Una notte da leoni”…), il Flamingo, il Venetian e poi tutto il pomeriggio in piscina.
Ottima cena con vista Strip al Gilley’s Saloon (fa parte del Treasure Island), poi passeggiata fino al Bellagio per lo spettacolo delle fontane (canzone di Marilyn Monroe come sottofondo), tornando indietro becchiamo al volo anche l’eruzione del vulcano del Mirage e per concludere lo spettacolo del Cirque du Soleil, Mystère (biglietti presi un paio di mesi prima al 50% di sconto, sul sito ufficiale), proprio nel teatro all’interno del nostro hotel, con inizio alle 21:30 (che sonno…). Niente da dire sui numeri degli artisti, veramente emozionanti e coinvolgenti, ma sugli intermezzi “comici” tra un’esibizione e l’altra… mamma mia, patetici è dire poco, anche se il pubblico locale sembrava gradire parecchio!

Mercoledì 19 giugno: da Las Vegas a Bryce Canyon

Colazione al buffet del Treasure Island (ricchissimo e con un ottimo rapporto qualità/prezzo), siamo pronti per un altro spostamento: si va a Bryce Canyon, allungando per la magnifica strada panoramica UT-9 che taglia il parco di Zion e il Red Canyon. Panorami mozzafiato, una bella strada tortuosa e tante soste nelle piazzole dedicate per fare foto magnifiche. Ci fermiamo anche al bizzarro The Rock Stop per acquistare qualche roccia veramente particolare.

Arriviamo a Bryce (2 notti al Best Western Plus Ruby’s Inn, perfetto per visitare il parco) intorno alle 16:00, pronti per la prima esperienza al laundromat: un bel po’ di monetine da un quarto, detersivo in caps offerto a sorpresa da una signora, e in un’ora e poco più, tutta la roba sporca accumulata nei primi cinque giorni è lavata e asciugata! Cena in hotel al Ruby’s Inn Cowboy’s Buffet & Steak Room, dove si può mangiare a buffet o alla carta. Dopo una rapida occhiata, optiamo per il buffet: essendoci parecchia scelta, non abbiamo difficoltà a trovare qualcosa di accettabile.

Giovedì 20 giugno 2019: Bryce Canyon

Decidiamo di vedere l’alba, problema: da quale viewpoint? Dopo un’approfondita ricerca su Internet, sembrerebbe che il punto migliore sia (ironia della sorte)… al Sunset Point! Che tra l’altro ha il vantaggio di essere il primo a sinistra, non appena si entra a Bryce. Sveglia alle 5:00, alle 5:15 siamo già lì in attesa, con addosso le coperte prese in prestito dalla stanza, essendoci dieci gradi! Dalle 5:30 aumenta lentamente la luce e i colori sui pinnacoli cambiano come per magia. Decido di scendere una parte del trail per avere il sole esattamente dietro al pinnacolo detto Martello di Thor, cosa che avviene esattamente alle 6:21.

Poco dopo rientriamo in hotel per fare colazione, poi via nuovamente all’interno del parco, per fare in macchina tutti i viewpoint. Partiamo da quello più lontano (Rainbow Point), per concludere nuovamente al Sunset Point e fare anche una parte del trail. Poi in albergo, un po’ di piscina (coperta) e idromassaggio, infine nuovamente a cena al buffet del Ruby’s Inn, come la sera prima.

Venerdì 21 giugno: da Bryce a Moab

Colazione in hotel, valigie in macchina e via per la prossima destinazione (Moab), passando per una sacco di viewpoint e altre tappe intermedie. Iniziamo con il Powell Point Overlook, poi una rapida sosta all’Escalante Petrified Forest State Park (parco statale, si paga a parte) per i legni pietrificati. Head of the Rocks Overlook, Boynton Overlook e Homestead Overlook offrono altre vedute spettacoli. Passiamo anche per Capitol Reef, ma senza fermarci, se non per qualche foto. Poco più avanti c’è Caineville, con il maestoso Factory Butte.

Piccola deviazione per visitare anche la Goblin Valley (parco statale, si paga a parte), veramente particolari e divertenti le forme di roccia! Arriviamo a Moab (3 notti all’Inca Inn and Motel, una buona soluzione nonostante senta il peso degli anni, stanze piccole ma confortevoli e in ogni caso molto pulite) in tempo per un tuffo in piscina e per andare a cena: dopo tanta carne, abbiamo voglia di pizza (rigorosamente USA style!), quindi optiamo per Zax, dove componiamo a piacere due pizze giganti da mangiare in tre.

Sabato 22 giugno: Hole ‘N’ The Rock Dead Horse Point e Canyonlands

La colazione inclusa offerta dal motel non è granché, quindi optiamo per andare al mitico Moab Diner (ce lo ricordiamo dal 2008…). Pancake giganteschi e la classica atmosfera da diner, con continui refill di caffè bollente! Approfittiamo di un paio di ore di buco prima del volo su Arches e andiamo a visitare la bizzarra Hole ‘N’ The Rock e il suo zoo, a pochi minuti di macchina da Moab, tutto sommato un posto divertente (andateci solo se vi avanza tempo o se ci passate davanti).

Alle 11:00 siamo pronti a salire in aereo (tour prenotato con Redtail Air Adventures) per il volo di 30 minuti (in realtà sono stati oltre 45) sopra Arches. Inutile dire che il panorama e la visione dei vari archi e canyon dall’alto è incredibile. Arianna ha anche l’onore di occupare il posto da co-pilota! Esperienza che consiglio assolutamente di fare.

Maggiori Info sul tour

Scesi dall’aereo, riprendiamo la macchina per fare prima il Dead Horse Point State Park (parco statale, si paga a parte) di Thelma e Louise e poi proseguiamo per i principali viewpoint di Canyonlands (il distretto Island in the Sky), incluso il trail per raggiungere il Mesa Arch, una sorta di anteprima alla visita di Arches in programma domani. Rientro in motel, un veloce tuffo in piscina e poi a cena… nuovamente al Moab Diner, stavolta per provare il menù della cena!

Domenica 23 giugno: Arches

Per la colazione oggi scegliamo il Jailhouse Café… difficile dire quale sia meglio tra questo e il Moab Diner, ma se dormite almeno due notti a Moab, a colazione dovete provarli entrambi! Poi subito ad Arches, l’obiettivo è farsi tutto il Delicate Arch Trail: 2,4 km in salita e 2,4 km in discesa per un panorama assolutamente unico, una passeggiata fattibilissima soprattutto nelle ore meno calde del giorno (siamo arrivati all’arco che erano le 9:30). Una volta scesi, andiamo in macchina al Delicate Arch Viewpoint per vederlo da un’altra prospettiva.

Da lì, direttamente verso la fine del parco, al Devil’s Garden, per il lungo trail che permette di vedere in sequenza tanti archi: Tunnel Arch, Pine Tree Arch, Landscape Arch, Partition Arch e Navajo Arch… mentre per il Double O Arch serviva troppo tempo e iniziava a fare davvero tanto caldo. Al rientro, breve sosta per il The Windows Trail, un’altra zona piena di archi, ma con molti più turisti, vista la poca strada da fare a piedi. Rientro in motel, solito tuffo in piscina e… seconda sessione al laundromat! Cena alla Moab Brewery, altro posto fantastico che ricordavamo bene dal viaggio del 2008!

Lunedì 24 giugno: da Moab a Mesa Verde

Colazione sempre al Jailhouse Café, poi dritti verso Mesa Verde per riuscire a prenotare il tour con il ranger al Cliff Palace (sul sito ufficiale c’era il link per prenotare online, ma risultava inattivo da mesi…). Arriviamo lì alle 11:00 e riusciamo a trovare posto nel tour delle 17:00. Giusto il tempo per fare prima tutti i vari viewpoint in macchina, visitare il museo e fare il chek-in al lodge (1 notte al Far View Lodge, assolutamente magnifico il balcone con vista Mesa!).

La visita guidata al Cliff Palace dura un’ora e ci dà la possibilità di vedere da vicino le abitazioni rupestri scavate nella montagna. Ottima cena al Metate Room, ristorante molto valido, con delle spettacolari vetrate con vista Mesa.

Martedì 25 giugno: da Mesa Verde alla Monument Valley

Colazione a buffet (da pagare a parte) nel complesso del lodge, valigie e borsa frigo in macchina, destinazione Monument Valley. Sosta obbligatoria al Forrest Gump Point per le foto di rito e… una corsetta improvvisata, con tanto di attacco all’omonimo Segmento su Strava (chi corre o pedala sa di cosa sto parlando), attacco andato a segno! Arrivati alla Monument Valley, breve sosta al Visitor Center e poi via lungo la Valley Drive in macchina. In poco più di un’ora l’abbiamo fatta tutta, con le varie soste in corrispondenza dei punti d’interesse. Auto piena di sabbia, ma esperienza veramente divertente, soprattutto nei tratti più dissestati!

Arriviamo al lodge (1 notte al Goulding’s Lodge, sistemazione non proprio a buon mercato, ma la vista dal terrazzino della camera vale assolutamente la spesa!) in perfetto orario per il check-in (15:00), quindi con un po’ di tempo per un tuffo in piscina (coperta) e per prendere qualcosa da mangiare nel grande supermercato all’interno del complesso: le ultime recensioni del ristorante del lodge sono pessime, quindi per non rischiare, preferiamo una cena fai_da_te in camera, consumata in terrazzo, con una vista meravigliosa.

Mercoledì 26 giugno: dalla Monument Valley a Page

Colazione in camera (le motivazioni sono le stesse della cena di ieri…), poi via per una delle giornate chilometricamente più lunghe: si tratta infatti di scendere fino al Canyon de Chelly per poi risalire lungo la stessa strada, prima di proseguire verso Page. Pochissimo traffico e pochissima vegetazione lungo la strada, arriviamo al Visitor Center intorno alle 11:00 e in un paio d’ore facciamo in macchina tutti i viewpoint, da entrambi i lati del canyon, alcuni dei quali prevedono anche qualche minuto di passeggiata, utilissima per sgranchirsi le gambe e guardarsi intorno. C’è talmente poca gente in giro che l’atmosfera è tra il surreale e lo spettrale: in un paio di punti, la nostra auto è l’unica del parcheggio!

Altre tre ore in macchina (metà delle quali lungo la stessa strada dell’andata) ed eccoci a Page (2 notti al Days Inn & Suites by Wyndham Page Lake Powell, camere molto grandi in una struttura che sembra molto recente). Un paio d’ore passate tra piscina e idromassaggio per riprendersi dai tanti chilometri in macchina, poi solita doccia e delle fantastiche ed enormi bistecche da Steer 89, una steakhouse veramente caratteristica, dove abbiamo provato anche il Navajo Fry Bread.

Giovedì 27 giugno: da Horseshoe Bend a Lake Powell

Doveva essere una giornata molto tranquilla dopo tanti spostamenti, e così è stata: colazione in albergo, poi a vedere il panorama all’Horseshoe Bend, dove gli indiani si sono fatti furbi: non più uno spiazzo impolverato ai piedi di una collinetta dove lasciare la macchina e un panorama da godersi a proprio rischio e pericolo senza alcuna protezione, MA un parcheggio nuovo di zecca con tanto di casello obbligatorio dove pagare 10 $ a macchina, per poi raggiungere il bordo del canyon, ora attrezzato con ringhiere e passerelle. Del resto, un rapido calcolo sul numero di auto presenti già alle 9:30 e sul viavai continuo da e per il parcheggio, fa ipotizzare un incasso quotidiano intorno ai 30.000 $… come dargli torto! Tutta la situazione ha reso l’esperienza sicuramente meno “poetica” (undici anni fa la sensazione di clandestinità rendeva il tutto più avventuroso), ma il panorama è sempre quello e risulta in ogni caso assolutamente da vedere.

Da lì, breve spostamento in auto per due viewpoint, uno sulla Glen Canyon Dam e uno (dopo esser passati in macchina proprio sopra la diga) sul Lake Powell. Poi altro breve spostamento per scendere fino al Lake Powell e mettere i piedi in acqua, infine rientro in zona hotel per benzina, piccola spesa al Walmart (enorme!) lì vicino e pomeriggio dedicato al relax in piscina e… alla terza visita al laundromat. Cena al Dam Bar & Grille, un posto molto vivace con un arredamento particolare, dove abbiamo mangiato molto bene.

Venerdì 28 giugno: da Antelope Canyon a Flagstaff

Colazione in hotel e alle 9:30 dal centro di Page parte il nostro tour per l’Upper Antelope Canyon (prenotato cinque mesi prima con Expedia, ed erano gli ultimi posti disponibili!): un totale di quasi un’ora da passare all’interno del canyon, con la nostra guida Navajo a indicarci i punti migliori dove fare le foto.

Rientro a Page alle 11:00, un veloce passaggio in hotel per recuperare le valigie e fare il check-out (uno dei pochi hotel ad averlo alle 12:00), poi via verso il Grand Canyon. Poco più di due ore e siamo all’ingresso Est: Desert View Watchtower, poi di passaggio Navajo Point, Lipan Point, Moran Point, Grandview Point, Yaki Point, Pipe Creek Vista, Yavapai Point e Mather Point. La maestosità del Grand Canyon è impossibile da descrivere a parole, anche le foto non rendono la sensazione che si prova dal vivo. Purtroppo il tempo da dedicare alla visita è quello che è, ma va detto che in ogni caso servirebbero più giorni, soprattutto se si vuole scendere fino in fondo…

Un’altra ora abbondante di viaggio e siamo a Flagstaff (2 notti al Days Inn & Suites by Wyndham East Flagstaff, stessa catena di quello di Page, un po’ lontano dal centro, ma perfetto per gli spostamenti). Veloce sistemazione, doccia e siamo pronti per la cena. Vogliamo finalmente provare la “Chicago stuffed pizza”, quindi andiamo da Oregano’s Pizza Bistro, a pochi minuti di macchina dall’albergo. Ordiniamo le nostre pizze, ma arrivano sbagliate (versione normale invece di quella richiesta): le mangiamo lo stesso, ma con grande sorpresa non ce le mettono nel conto, incredibile! Lasciamo una mancia superiore al costo delle pizze e decidiamo di ritornare il giorno dopo per mangiare la versione giusta…

Sabato 29 giugno: da Sedona e Meteor Crater

Colazione in hotel, poi via verso Sedona. Un’ora scarsa in macchina lungo la strada tortuosa nel bosco che segue l’Oak Creek e arriviamo nel parcheggio di Cathedral Rock. Paghiamo il pass (Red Rock Pass, 5 $ il giornaliero, da esporre in macchina) e iniziamo il trail: prima parte molto tranquilla, ma da metà diventa parecchio impegnativo (oltre 200 metri di dislivello in poco più di 1 km!), con brevi tratti di vera arrampicata su rocce scivolose.

Arriviamo in cima in poco più di mezz’ora, per un panorama a 360° che vale tutte le gocce di sudore versate per arrivarci. Una volta scesi, riprendiamo la macchina per raggiungere prima Bell Rock e poi la Chapel of the Holy Cross, giusto il tempo di un paio di foto perché c’è veramente tanta gente e risulta addirittura complicato parcheggiare. Lungo la strada e nascoste nella vegetazione è pieno di ville enormi dal taglio moderno, a Sedona non devono stare per niente male!

Intorno alle 13:00 ci muoviamo nuovamente verso Flagstaff per poi proseguire verso Meteor Crater, il cratere meteoritico meglio conservato al mondo. Ci aveva stupito undici anni fa e… ci stupisce anche stavolta! Bello e forse ulteriormente arricchito anche il museo, con tante bacheche interattive, talmente interessanti e coinvolgenti che è stata dura portar via Arianna.

Da lì, solito passaggio in albergo per doccia e un po’ di relax e poi nuovamente a cena da Oregano’s Pizza Bistro (vedi la giornata precedente), e stavolta finalmente riusciamo a farci portare la “Chicago stuffed pizza” (servono almeno 45 minuti per prepararla e cucinarla), ma stavolta sbagliamo noi, sottovalutando la quantità di impasto e soprattutto formaggio all’interno della pizza/torta: ne ordiniamo infatti due (più un’insalata enorme), il problema è che tra le due pizze e l’insalata, sul tavolo c’è la bellezza di oltre 13.000 kcal (abbiamo controllato sul menù)! Risultato: siamo usciti con la classica doggy bag con dentro quasi tutta la seconda pizza.

Domenica 30 giugno: da Flagstaff a Twentynine Palms

Oltre 500 km da fare oggi, per avvicinarci il più possibile a San Diego, con varie soste lungo la mitica Route 66. Solita colazione in hotel, valigie in macchina, passiamo prima per Williams, poi per Seligman, dove ci fermiamo per le varie foto a tema Cars e per qualche acquisto nel famoso Angel & Vilma Delgadillo’s Gift Shop. Arriviamo quindi a Kingman e infine, dopo un bel po’ di strada sulla vecchia e panoramica (e lenta!) Route 66, arriviamo a Oatman, dove l’attrazione principale è la presenza di tanti muli in mezzo alla strada.

L’idea era di assistere anche alla Ghost Rider Gunfighters delle 13:30, ma manca ancora un’ora e il tutto ci sembra parecchio turistico, quindi decidiamo di continuare verso Twentynine Palms, anche perché ci sono ancora tanti chilometri da fare. Arriviamo a destinazione intorno alle 16:00 (1 notte al Fairfield Inn & Suites Twentynine Palms, bellissima struttura, anche se sorge praticamente nel nulla): visto il caldo e la zona desertica, c’è tutto il tempo per godersi la piscina e per la quarta (e ultima) sessione di laundromat. Cena al The Rib Co, ambiente spartano ma una delle migliori carni mangiate nelle tre settimane di tour, con l’addetto al barbecue che cucina per ore senza problemi sotto il sole del deserto!

Lunedì 1 luglio: da Twentynine Palms a San Diego

Colazione in hotel, in programma c’era la piccola deviazione per Pioneertown, ma avendo visto già Calico Ghost Town e Oatman, decidiamo di saltarla e andare direttamente al San Diego Zoo. Arriviamo alle 11:00 e ci restiamo per oltre quattro ore, senza praticamente mai fermarci. Del resto, è lo zoo più grande al mondo! Tanti animali da vedere, tutto molto ben tenuto.

Pochi minuti di macchina per raggiungere l’hotel lì vicino (2 notti al Springhill Suites San Diego Mission Valley, tutto bene tranne il parcheggio da pagare a parte, anche se lo sapevo già in fase di prenotazione). Solito “test” della piscina e poi un’ottima cena al Bully’s East Prime Bistro Sports Bar, bellissima atmosfera da bar sportivo, con tante tv, la giusta musica di sottofondo e gli immancabili divanetti in pelle.

Martedì 2 luglio: San Diego SeaWorld

Colazione in hotel e poi subito al SeaWorld. Siamo tra i primi a entrare, giusto il tempo di guardarsi intorno, tra delfini, lontre e vasche con pesci da accarezzare, che è subito l’ora dello spettacolo dei delfini. Bello anche l’acquario con gli squali e la zona dedicata alle foche, fantastica quella dei pinguini. Il tempo passa velocemente, è il momento delle orche. Dopo gli incidenti degli anni scorsi, gli istruttori non entrano più in acqua con loro, ma l’esibizione è in ogni caso emozionante: dal vivo sono veramente enormi e soprattutto in acqua sono velocissime!

A SeaWorld ci sono anche delle attrazioni, le facciamo quasi tutte, soprattutto i rollercoaster Manta ed Electric Eel, quest’ultimo assolutamente vietato ai deboli di cuore. Andiamo via dal parco dopo quasi sette ore, il tempo di una doccia e poi nuovamente a cena al Bully’s East Prime Bistro Sports Bar, ci è piaciuto talmente il giorno prima, che decidiamo di replicare. Il programma iniziale in realtà prevedeva anche la visita di San Diego, ma la due giorni Zoo-SeaWorld ci ha messo a dura prova, sarà la scusa per ritornarci in futuro!

Mercoledì 3 luglio: da San Diego ad Anaheim

Pochi programmi per la giornata, ce la prendiamo con calma, anche perché i prossimi due giorni saranno impegnativi (Disneyland…). Dopo la colazione in hotel e il check-out, decidiamo di passare per l’Orange County, prima tappa Laguna Beach, giusto il tempo di parcheggiare e fare un giretto sulla passerella lungo la spiaggia. Giornata molto ventosa e con parecchie onde, infatti non c’è nessuno in acqua.

Riprendiamo la macchina e in mezz’ora siamo a Huntington Beach, nota anche come Surf City. Troviamo un parcheggio al volo lungo la via principale, c’è tantissima gente in giro, tutti i locali e i negozi sono alle prese con i preparativi per il 4 luglio. Andiamo verso la spiaggia e sopra il molo, c’è una gara di surf, decidiamo di scendere sul bagnasciuga. Assistiamo anche un baywatch in azione: viste le onde, chi prova a entrare in acqua viene subito richiamato a riva!

Essendo un po’ in anticipo sulla tabella di marcia, decidiamo di perdere un po’ di tempo, passando per il The Outlets at Orange. Tanti negozi per una struttura che ricorda molto quelle replicate anche da noi. Purtroppo il cambio non è per noi favorevole come undici anni fa, e Internet ha comunque rivoluzionato il modo di fare acquisti. In ogni caso, non usciamo a mani vuote!

Arriviamo ad Anaheim intorno alle 16:00 (3 notti al Country Inn & Suites by Radisson, stanza enorme e un’altrettanto grande piscina, a dieci minuti a piedi dai due parchi Disneyland), per un paio d’ore di relax tra piscina e idromassaggio. Poi una cena veloce al The Pizza Press lì vicino, dove è possibile “costruire” la propria pizza a partire dall’impasto, e via a letto presto: domani è il 4 luglio e i parchi aprono alle 8:00!

Giovedì 4 luglio: Disneyland

Colazione in hotel, poi via verso il Disneyland California Adventure Park. Essendo il 4 luglio, abbiamo optato per il “minore” dei due parchi, ipotizzando un’affluenza proibitiva nell’altro. Entriamo alle 8:00 in punto (biglietti da due giorni presi online, un solo parco al giorno con l’opzione MaxPass che permette di prenotare i posti per alcune attrazioni direttamente dall’app ufficiale). Fino alle 10:00 la situazione è gestibile, con pochissime code anche senza utilizzare il MaxPass, da lì in poi le file iniziano a farsi proibitive, quindi è obbligatorio usare l’app, col piccolo problema che permette una prenotazione alla volta.

Riusciamo comunque a fare tutte le attrazioni in poco più di sei ore di permanenza nel parco, praticamente senza pausa. La nostra top 3? Soarin’ Over California, Guardians of the Galaxy – Mission: BREAKOUT! e Incredicoaster. Occhio alla Grizzly River Run: siamo usciti completamente bagnati! Rientrati in hotel, solito relax in piscina e poi al House of Blues Anaheim, a cinque minuti a piedi dall’hotel, dove ceniamo con sottofondo musicale, c’è un terzetto blues niente male.

Venerdì 5 luglio: Disneyland

Stessa “routine” di ieri, con la differenza che ci siamo anche preparati un piano di battaglia per riuscire a fare tutte le migliori attrazioni, raggruppandole in base alla zona. Nonostante su vari siti davano il 5 luglio come giornata “tranquilla”, dalle 10:00 la situazione peggiora velocemente, con code lunghissime in ogni attrazione. Riusciamo in ogni caso a fare le dodici migliori attrazioni in quasi nove ore di permanenza nel parco, sfruttando alla grande il MaxPass. Le uniche due file lunghe le abbiamo fatte all’interno di Star Wars: Galaxy’s Edge (un sogno per ogni appassionato di Star Wars!), dove il MaxPass non era ovviamente disponibile e per il Big Thunder Mountain Railroad, ma in quel caso avevamo già un’altra prenotazione nella stessa fascia oraria.

Anche qui, ecco la nostra top 3: Millennium Falcon: Smugglers Run (e tutta la zona nuova Star Wars: Galaxy’s Edge), Hyperspace Mountain e Indiana Jones Adventure. Andando via riusciamo ad assistere anche alla famosa sfilata, ma c’è talmente tanta gente in giro che ormai non vediamo l’ora di uscire… L’idea di rientrare in hotel per poi uscire nuovamente a cena non ci aggrada tanto, decidiamo quindi di fermarci lungo la strada da Denny’s, una catena tutto sommato accettabile grazie all’ampia scelta nel menù. Rientrati in hotel, le emozioni non sono ancora finite: la scossa di terremoto più forte degli ultimi vent’anni in California ci fa ballare un bel po’!

Sabato 6 luglio: rientro a casa

Sfruttiamo il check-out alle 12:00 per fare i bagagli con calma e passare ancora un po’ di tempo in piscina, nonostante un meteo non proprio favorevole (le solite nuvole mattutine di Los Angeles…). Lasciamo la macchina da Alamo (4.600 chilometri percorsi in totale in 22 giorni!) intorno alle 13:00, prendiamo lo shuttle gratuito fino all’aeroporto e andiamo subito al baggage drop. Giusto il tempo di un ultimo pasto da Planet Hollywood, che arriva il momento di imbarcarsi. Anche al ritorno, voli in perfetto orario: partenza alle 17:20 da Los Angeles, arrivo a Monaco alle 13:30 di domenica (ora locale), ripartenza alle 15:45 e arrivo a Trieste alle 16:40.

Tre settimane fantastiche che ovviamente ricorderemo per sempre, dove tutto è filato liscio senza alcun intoppo!

Autore: Gianmarco Pitteri


Un Consiglio Importante:
Ricordati l’assicurazione sanitaria, non farla potrebbe rovinarti la vacanza in USA! Se non sai come orientarti nella scelta puoi leggere la nostra guida: Assicurazione USA: come scegliere la polizza migliore?

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